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Indotto ENI, CISL: No agli aut aut, serve un accordo organico per tutta la filera oil

Il segretario generale della Cisl Basilicata, Enrico Gambardella, da Roma, dove sta partecipando alla conferenza nazionale dei servizi in rete della Cisl, torna sulla vertenza in corso nell’indotto Eni, sia per criticare lo sciopero proclamato da Cgil e Uil, sia per richiamare alle proprie responsabilità la compagnia petrolifera e la Regione. “Una vertenza complessa che coinvolge lavoratori inquadrati con una molteplicità di contratti – spiega il numero uno della Cisl lucana – non può essere affrontata con soluzioni semplicistiche e affrettate, né si può pensare di iniziare una trattativa facendo la guerra degli aut aut. La Cisl propone un disarmo unilaterale e richiama tutti al senso di responsabilità. Abbiamo già detto nelle scorse settimane di non condividere la scelta dello sciopero e di lavorare per la riapertura di un canale di comunicazione. Il nostro obiettivo, però, è allargare la composizione e l’agenda del tavolo di confronto. Con l’imminente avvio del progetto Tempa Rossa – continua Gambardella – si modifica in maniera sostanziale lo scenario col quale anche le organizzazioni sindacali sono chiamate a misurarsi”.

“Oggi il tema non è solo ottenere un trattamento salariale omogeneo per tutti lavoratori che orbitano dentro e fuori il centro olio di Viggiano, obiettivo che sosteniamo, bensì costruire una proposta politico-sindacale più avanzata sul piano dei contenuti, con l’obiettivo di conciliare lavoro, produzione, salute e ambiente, e dal perimetro d’azione più vasto, in grado di abbracciare tutta la filiera petrolifera lucana. Una tale proposta – spiega il segretario della Cisl – è preliminare ad ogni altra discussione o vertenza settoriale. Ha senso oggi – si domanda Gambardella – tenere fuori dalla partita il progetto Tempa Rossa che già pone problematiche occupazionali di enorme rilevanza?”

“La Cisl considera, allora, più corretto costruire un accordo organico chiamando in causa tutte le compagnie petrolifere e la Regione quale massima istituzione territoriale con potere normativo e coinvolgendo in modo sostanziale e impegnativo le comunità locali per non ripetere gli errori del passato. Lo sciopero non può essere la premessa della discussione ma, come insegna la lunga tradizione del sindacalismo confederale, va preparato accuratamente con un percorso di partecipazione democratica, a maggior ragione in questo caso, dove la posta in gioco non ha solo valore vertenziale ma assume una fondamentale importanza per lo sviluppo del territorio e il benessere delle popolazioni interessate”.

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