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Anche in Basilicata boom di voti per il Movimento 5 Stelle

L’affermazione del Movimento 5 Stelle (con cui tutti dovranno fare i conti) è netta e chiara anche in Basilicata e parlare di voto di protesta non solo è riduttivo ma anche sbagliato. Solo che vorrei mettere in guardia politologi, commentatori politici e quanti si cimentano ad interpretare il voto su un aspetto: Grillo non ha l’esclusiva rappresentanza del popolo degli indignati. Questo, intanto, perché il voto degli indignati è andato, sia pure in numero minore rispetto a Cinque Stelle, anche ad altri. Per non parlare degli astensionisti o di quanti hanno votato scheda bianca o l’hanno annullata che complessivamente in Basilicata come nel Paese sono molto molto più numerosi dei votanti ‘grillini’. Credo che questo sia un aspetto reale non formale.

E’ scontato concordare con Grillo quando dice che il merito del Movimento 5 Stelle è stato quello di incanalare una grande rabbia popolare in un percorso democratico; un percorso che ha tante sfaccettature interessanti, dal desiderio di “partecipare”, alla costruzione di una ”agenda politica” nuova sana e onesta, all’idea che ci sono altri modi di finanziare la politica, al fatto che non bisogna essere professionisti e cooptati per accedere al nostro parlamento.

I privilegi di gruppo/casta non sono più sostenibili ed è ridicolo che si continui a dire che si possono fare una serie di riforme rapidamente, come il taglio dei parlamentari, il taglio delle pensioni, il taglio delle indennità, il taglio delle province e di enti-carrozzoni. Bisogna che l’incapace e stucchevole ‘vecchiume’ politico venga definitivamente rottamato.

È evidente che la mancanza di fiducia dei cittadini ha innescato un cambiamento che forse (ci auguriamo) avrà effetti sia sui partiti tradizionali, per spingerli a cambiare (credo sia l’ultima possibilità che hanno) ma anche sul rapporto tra parlamento-istituzioni (anche regionali e locali) e comunità.

Ci si chiede spesso che fine hanno fatto le proteste che hanno portato in piazza migliaia di persone, l’indignazione che ha spinto ad urlare contro la politica corrotta e spendacciona e ad intensificare la protesta via web .

Qualche tempo fa il professor Carlo Galli, ordinario di Storia delle dottrine politiche a Bologna, ci aveva fatto riflettere sulla situazione attuale del nostro paese alla luce del passato. Nella storia italiana l’indignazione che ha cambiato le cose, che si è trasformata in rivoluzione, non è mai esistita: “le rivoluzioni che in altri paesi come la Francia hanno cambiato la realtà da noi non ci sono state.” “L’Italia non è un paese delle rivoluzioni, nel senso che le rivoluzioni sanguinose, come la presa della Bastiglia o del Palazzo d’ Inverno non sarebbero mai accadute”. E non potevano accadere per molti motivi che hanno a che fare con la debolezza del Paese, sin dalla nascita: “la frammentazione intrinseca, la carenza di spirito civico si sono unite al fatto che la politica fosse praticata solo dalle èlite. D’altro canto la società civile in Italia era debolissima o inesistente nel momento in cui si è formata”.

L’indignazione, a parte la storia, per noi non si esaurisce con il voto a Grillo. Anzi poiché le rivoluzioni non si fanno con l’antipolitica essa sollecita risposte non certamente formali ai bisogni di vita dei cittadini. Il fatto nuovo è che con la vittoria del Movimento Cinque Stelle, possiamo dire che il popolo degli indignati ha preso corpo e identità e tutti aspettano le prossime mosse di Grillo. Noi continueremo ad essere vigili sul territorio senza delegare nessuna scelta di vita delle nostre comunità.

Filippo Massaro – Csail-Indignati Lucani

 

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