CronacaPuglia

Arcelor Mittal, Prisciano (Fim Cisl) chiede immediato rilancio

«Occorrono coraggio e lungimiranza, la fabbrica necessita di un immediato rilancio». Il segretario generale aggiunto della Fim Cisl Taranto Brindisi, Biagio Prisciano ritiene che il gruppo ArcelorMittal debba esprimersi in modo più incisivo in termini di occupazione e sviluppo industriale, sia per quanto riguarda il risanamento ambientale che la messa a norma degli impianti. «È giunto il momento di dare risposte concrete alla città e ai  avoratori. Ad un anno dal passaggio da Ilva ad ArcelorMittal – commenta Biagio Prisciano – ancora non si è registrato nulla di nuovo all’interno della fabbrica. È necessario un cambio di passo finalizzato alla riapertura degli impianti – come i Tubifici e più in generale la Laminazione, un tempo fiore all’occhiello del sito tarantino – ormai da anni fermi». Come Fim Cisl denunciamo l’assenza di programmazione e di conseguenza delle scelte finalizzate all’attuazione dei programmi di rilancio.
«È una fase di stallo che va superata. Ora – fa notare Prisciano –  non ci sono più alibi. I dubbi del recente passato sembrano definitivamente fugati, specie dopo gli ultimi provvedimenti relativi al blocco di Afo2 e all’immunità penale. L’altoforno 2, che avrebbe provocato una riduzione dei livelli produttivi e inevitabili conseguenze sul piano occupazionale – come stabilito dal Tribunale del Riesame di Taranto – almeno per il momento non verrà spento. Anche il decreto “Salva-Ilva” è arrivato dopo una lunga e incerta attesa, scongiurando la chiusura dello stabilimento di Taranto minacciato da ArcelorMittal. La multinazionale ha incassato la norma sull’immunità del Piano ambientale, cancellata dal “decreto imprese”».
Prisciano poi aggiunge: «È il momento che all’interno della fabbrica si diano certezze ai lavoratori. La Fim Cisl, con forte senso di responsabilità, ha investito sul futuro scegliendo la via della produttività sostenibile, puntando sull’acciaio, sulla qualificazione della fabbrica e sulla salvaguardia dell’ambiente. Ma adesso abbiamo bisogno di un forte intervento del governo, perché sia sui grandi interventi che sulle emerge in corso, non possiamo più aspettare».
Il segretario generale aggiunto della Fim Cisl Taranto Brindisi, a tal proposito, riprende l’accordo siglato al Mise il 6 settembre 2018 e relativo addendum, con cui si è sancito il passaggio da Ilva in AS ad ArcelorMittal. «All’interno dell’accordo – evidenzia Prisciano – sono inserite le verifiche periodiche dello stesso. Per cui, alla luce anche del recente avvicendamento avvenuto al dicastero dello Sviluppo Economico tra l’uscente Luigi Di Maio e il subentrate Stefano Patuanelli in rappresentanza del nuovo governo giallo-rosso, è quanto mai necessario riprendere il confronto. Anche perché in fabbrica la Cassa integrazione ordinaria continua e all’orizzonte non si vede nulla di roseo. Contestualmente ci sono sempre 1600 lavoratori di Ilva in AS in Cassa integrazione straordinaria, per i quali, dopo le ripetute sollecitazioni, la Regione Puglia ha sbloccato i corsi di riqualificazione professionale che partiranno entro il mese di novembre 2019».
Per Biagio Prisciano, è necessario passare – dopo la fase che vede il rinnovo del CCNL metalmeccanico – subito alla stesura della piattaforma integrativa di secondo livello. «Prima in Ilva ora in ArcelorMittal la contrattazione di secondo livello è ferma al 2010. Serve rivedere una serie di accordi per garantire sicurezza ai lavoratori. Nel frattempo siamo impegnati
con le assemblee per il rinnovo del CCNL di categoria: una piattaforma – precisa l’esponente della Fim- importante sia nella parte normativa che
in quella economica per un territorio gravato da una forte crisi e che necessita di risposte certe sotto il profilo della salute dei cittadini».
Non da meno gli annunci del governo sulla legge per Taranto. «La provincia di Taranto, i suoi abitanti e i lavoratori attendono da diversi anni nuove disposizioni in tema di tutela della salute: pur in presenza di una mappatura in materia di amianto, ancora si è fermi ai benefici previdenziali concessi fino al 2003 – conclude Prisciano – nonostante su più fronti abbiamo sollecitato l’intervento presso gli istituti competenti anche attraverso azioni di mobilitazione».

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