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Arrestati due medici a Cerignola

Due medici dell’ospedale ‘Tatarella’ di Cerignola sono agli arresti domiciliari perché avrebbero costretto giovani pazienti che volevano abortire a pagare una cifra vicina ai 100 per un intervento che è a carico del sistema sanitario. I soldi, al cui versamento veniva subordinata la tempestività dell’intervento che può essere eseguito entro i primi novanta giorni di gravidanza, venivano poi spartiti tra i due medici, gli unici della struttura non obiettori di coscienza. E proprio questa condizione permetteva loro di ricattare le pazienti forti della soggezione psicologica delle donne.
I due medici, Osvaldo Battarino (dirigente medico responsabile del servizio interruzioni volontarie delle gravidanze) e Giuseppe Belpiede (direttore dell’unità di anestesia e rianimazione del nosocomio di Cerignola) dovranno rispondere del reato continuato di concussione in concorso. L’indagine è partita a fine 2013, in seguito alla denuncia di un uomo che aveva riferito ai Carabinieri che, nonostante la regolare presentazione dell’esenzione dal pagamento del ticket per la prestazione sanitaria, il dottor Battarino si rifiutò di eseguire l’intervento sulla figlia entro il termine stabilito dalla legge, se questa non avesse consegnato in contanti la cifra richiesta. I Carabinieri, avvalendosi di testimonianze ed intercettazioni, hanno appurato che l’episodio non era affatto occasionale, ma che era una prassi consolidata.
E la condotta di Battarino era alquanto particolare: il medico, infatti, operava anche a pagamento su richiesta di altri colleghi, e se le pazienti straniere non erano disposte a pagare subito, arrivava a minacciarle di prolungare l’attesa ad un mese, terrorizzandole con l’idea che se fossero andate in altri ospedali l’attesa sarebbe stata troppo lunga, con il rischio certo che la gravidanza avrebbe superato i 90 giorni.

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