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Assemblea Nazionale RSU Fim-Fiom-Uilm Siderurgia e Alluminio

A livello mondiale è in atto un gigantesco processo di ristrutturazione e di assestamento del settore siderurgico, con la comparsa di nuovi soggetti, la scomparsa di altri, l’imporsi di nuove regole del gioco. Nel nuovo scenario dell’economia mondiale, sono quindi favoriti i produttori di acciaio delle nuove economie emergenti per due sostanziali ragioni: la prima è che la domanda di acciaio cresce soprattutto in queste regioni del mondo per le loro fortissime dinamiche di sviluppo; la seconda è che queste economie e questi paesi godono, molto spesso, di vantaggi competitivi naturali (basso costo delle materie prime e dell’energia, basso costo del lavoro, modesti o nulli vincoli ambientali, ecc.) vantaggi che le siderurgie dei paesi sviluppati non hanno più o non hanno mai avuto.
Il consumo di acciaio nella UE è sceso in media del 30% rispetto al 2007; la capacità produttiva è stata ridotta di 20milioni di tonnellate/anno e altri 10 milioni sono in attesa di essere “tagliati”. Si sono già persi più di 40mila posti di lavoro.
Per queste ragioni, l’Assemblea nazionale delle Rsu, pur ritenendo un importante segnale di controtendenza la presentazione del Piano europeo per l’acciaio, considera il piano stesso ancora troppo lontano dalle esigenze e dalle risposte che la crisi del settore pretende. Ad un anno di distanza dalla sua pubblicazione nessuno strumento concreto è stato attivato.
E’ indispensabile, anche se di per sé insufficiente, che le linee del Piano siano subito applicabili, si incrocino e si innestino sulle diverse condizioni del settore nei singoli Paesi e sulle specifiche politiche industriali degli stessi.
Il semestre di Presidenza italiana della UE, che si apre fra qualche settimana, dovrà essere l’occasione per riproporre la centralità del Piano Europeo dell’Acciaio all’interno dell’”Industrial Compact”, di quelle scelte cioè che dovranno sancire, al 2020, un riequilibrio delle politiche di coesione e di sviluppo verso l’industria manifatturiera.
Per queste ragioni l’Assemblea nazionale delle Rsu della siderurgia e dell’alluminio torna a sollecitare l’apertura del tavolo di confronto con il Governo, insediatosi un anno fa, cui doveva seguire il lavoro di un gruppo ristretto che non è mai iniziato.
Il Tavolo di confronto sulla Siderurgia deve avere carattere permanente anche attraverso il riavvio dell’Osservatorio Siderurgico che, in passato, ha prodotto importanti iniziative sia di tutela, sia di sviluppo per tutto il settore, avvalendosi del contributo e delle competenze dei centri di ricerca

sviluppo e innovazione pubblici e privati. Alle disponibilità riaffermate dal Governo anche in questi giorni, devono seguire decisioni coerenti ed ipotesi di lavoro concrete.
In particolare, l’Assemblea nazionale ritiene che in questa fase sia ancora più importante e necessario difendere l’equilibrio tecnologico fra la produzione del ciclo integrale e la filiera del forno elettrico attraverso una strategia di politica industriale tesa a:
consolidare il profilo di “sistema” della siderurgia nazionale;
favorire accordi e integrazioni produttive;
diversificare, e allo stesso tempo, riannodare le filiere di produzioni primarie, di trasformazione e di servizio;
raccogliere e rilanciare la sfida della qualità e della sostenibilità dei processi e delle produzioni siderurgiche.
Le quattro direttrici fondamentali appena delineate hanno la necessità di poter contare su interventi decisivi nei seguenti contesti:
LA DOMANDA DI ACCIAIO: occorre un’organica politica di sostegno verso i principali settori utilizzatori di acciaio. Una politica che incroci l’iniziativa della Commissione europea “CARS 2020” sull’Automotive, stimolando in particolare la domanda di veicoli a combustibile alternativo, nonchè l’iniziativa “Costruzioni sostenibili” (come si è cominciato a fare con il recente decreto) per rafforzare l’efficienza energetica e l’efficienza nell’impiego delle risorse e promuovere la riqualificazione degli edifici esistenti. Sarà indispensabile un’iniziativa rivolta anche al settore degli elettrodomestici, cantieristica navale e un’iniziativa rivolta a settori meno tradizionali, ma rilevanti dal versante della qualità delle produzioni richieste: aerospaziale, impianti di energia rinnovabili, off shore, elettromedicale, ecc…
MATERIE PRIME: per un paese povero di materie prime come il nostro, il passaggio che si è registrato dai contratti annui a quelli trimestrali dei prezzi rappresenta un danno enorme; inoltre la minore protezione (rispetto a molti paesi emergenti) della speculazione finanziaria sulle commodities rappresenta un ulteriore aggravamento dei costi e un deficit di competitività. Per questo sarebbe utile avviare la costituzione di un consorzio nazionale, per l’approvvigionamento delle materie prime e del rottame ferroso sull’esempio di altri paesi, come la Francia.
ENERGIA: il prezzo medio € MW/h italiano è quasi doppio della media europea e, per un settore energivoro come la siderurgia, questo, che è il costo principale, pone le aziende fuori mercato. I programmi decennali del Governo non rappresentano una risposta a queste necessità certamente strutturali, ma che hanno bisogno di risposte di breve periodo.
Bisogna accelerare una vera liberalizzazione del settore e la modifica tecnologica della rete affinché sia finalmente concretizzato il Mercato Unico dell’Energia in Europa. Le rendite di posizione del settore sono pagate da cittadini e in alcuni settori produttivi, come la siderurgia, sono la principale causa della riduzione della base produttiva. E’ quindi necessario definire, dentro la Sen (strategia energetica nazionale), insieme al programmato incremento dell’efficienza energetica e dell’uso delle energie rinnovabili, interventi di riduzione dei costi del gas e avviare i progetti di interconnessione con le reti energetiche transnazionali.
DUMPING: Le misure anti-dumping della Commissione Ue, avviate su sollecitazione anche del tavolo della Siderurgia presso il Mise, sono un passo importante e hanno consentito di riavviare alcune produzioni.
Bisogna però andare oltre: va prevista una vera certificazione dei prodotti e delle produzioni, i prodotti devono osservare le stesse specifiche di non nocività, le produzioni devono essere
sostenibili e non possono esistere (nella UE a 27) delle vere e proprie zone franche dove si possa produrre e inquinare senza nessun vincolo ambientale.
Queste misure sono ancora di più urgenti poiché i paesi emergenti sostengono fiscalmente e in maniera importante le loro aziende e consentono produzioni che non rispettano nessun genere di sostenibilità (sociale, ambientale, etc.). Come se non bastasse, la politica monetaria (il deprezzamento delle valute) di questi paesi è un fortissimo, ulteriore, incentivo alle esportazioni e una forte barriera alle importazioni. Come in altri paesi, sono necessarie certificazioni qualitative standard minime relative alle importazioni.
AMBIENTE: l’acciaio è il materiale più sostenibile e maggiormente riciclabile. Tuttavia la sua produzione ha un fortissimo impatto ambientale che le migliori tecniche e tecnologie disponibili (BATT) rendono assolutamente sostenibile e compatibile. Per questo i vincoli delle AIA (Autorizzazioni integrate ambientali) vanno interpretate con continuità ed è necessario ampliare la costituzione di una “Piattaforma” nazionale per l’eco-innovazione dei processi e dei prodotti dentro un quadro normativo che definisca certezze e sicurezze ambientali, certezze e sicurezze di medio-lungo termine per chi vuole investire in siderurgia sostenibile.
GOVERNANCE DEI GRUPPI: Il nostro Paese ha perso una grande occasione, negli anni ’90, nel processo di privatizzazione degli assets produttivi della siderurgia e dell’alluminio italiani. Si poteva allora chiedere vincoli di responsabilità sociale e industriale ai nuovi acquirenti che, in troppi casi, hanno dimostrato di non averne.
In quest’ultima fase, la ulteriore modificazione degli assetti proprietari che ha visto l’ingresso di fondi finanziari ha aggravato questo quadro; tutto ciò va ora recuperato prevedendo un intervento forte affinché si affermino vincoli partecipativi nella governance dei gruppi come veri anti-corpi alla gestione speculativa e di breve respiro. Serve un maggiore protagonismo della siderurgia italiana, in questa fase sempre più incline ad atteggiamenti difensivi e ripiegati.
Questi nodi critici, nel loro insieme, rappresentano una seria ipoteca sulla permanenza del settore nel nostro Paese. Richiedere gli “aiuti di Stato”, è anacronistico ma molti paesi, anche sottoposti ai vincoli europei (Spagna, Germania e Francia), stanno facendo molto per sostenere questo settore. Chiediamo, perciò, al Governo – e nello specifico al Mise -, di riconvocare rapidamente il tavolo ministeriale su questi obiettivi. Il Governo non ha, al momento, dimostrato,di comprendere e reagire con la dovuta consapevolezza, alle difficoltà dell’industria italiana.
Infine, l’Assemblea nazionale delle Rsu del settore siderurgico sottolinea come la contrattazione nazionale, la contrattazione integrativa aziendale e di Gruppo, abbiano in questi anni corrisposto alle esigenze di specificità delle imprese e dei lavoratori.
Ora, tuttavia, bisogna muoversi su tre fronti a livello contrattuale:
• Evitare il vero e proprio dumping contrattuale che avviene nei recenti processi di esternalizzazione di pezzi, non sempre collaterali, del ciclo produttivo con l’applicazione di contratti distanti dall’esperienza industriale che realizzano solo minori costi o una maggiore debolezza dell’interlocuzione sindacale. Su questo aspetto va effettuata, da un lato, una ricognizione sull’attualità delle normative del Ccnl e, dall’altro, vanno diffusi protocolli di gestione degli appalti che ne prevedano una maggiore qualificazione sotto ogni versante.
• I Gruppi Siderurgici hanno una dimensione ormai sovranazionale e che in molti casi va oltre la presenza nella sola Europa; vanno quindi rafforzati gli strumenti del sindacalismo internazionale come i CAE, gli accordi quadro e i coordinamenti internazionali.
• Va diffusa l’innovazione contrattuale che, in alcuni Gruppi, ha esperienze di punta, su aspetti come Inquadramento, Ambiente e Sicurezza.

L’Assemblea nazionale dei delegati sottolinea, infine, come gli ammortizzatori sociali, nel settore, siano in pratica finiti. Occorre impedire che partano i licenziamenti ed occorre, perciò rapidamente,
con provvedimenti ad hoc, superare i limiti temporali previsti dagli attuali ammortizzatori sociali, a cominciare dai contratti di solidarietà, tenendo conto della particolare situazione del settore.
Sull’insieme delle riflessioni e delle proposte scaturite dall’Assemblea nazionale le Segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm chiedono l’immediata convocazione del Tavolo di Settore, l’insediamento del Comitato Ristretto col Governo e con l’Associazione delle imprese siderurgiche.
Senza un’immediata convocazione o senza che dal Tavolo vengano rapidamente decisioni coerenti e strumenti concreti, l’Assemblea nazionale delle Rsu Fim, Fiom, Uilm della siderurgia e dell’alluminio, dà mandato alle Segreterie nazionali di decidere iniziative di mobilitazione a sostegno delle nostre proposte e delle nostre richieste.
FIM, FIOM, UILM NAZIONALI
ASSEMBLEA NAZIONALE RSU FIM-FIOM-UILM SIDERURGICA E ALLUMINIO

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