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Bari, scomparsi da banca 50 milioni. Il direttore: “Non li ho presi io”

Credeva di avere su sette conti correnti e su un conto titoli una disponibilità di 165 milioni di euro, a fronte di un trasferimento di danaro di soli 7,5 milioni fatto nel 2005: invece, sui conti erano disponibili solo 500mila euro. E’ la scoperta che ha fatto l’imprenditore barese Michele Cutolo che ha denunciato di essere stato truffato dal direttore di una filiale Unicredit di Bari, Michele Scannicchio, ora indagato per truffa.

Al vaglio della Guardia di Finanza di Bari, vi sono altri due presunti raggiri compiuti ai danni di altrettanti imprenditori, che finora non hanno presentato denuncia. Unicredit dal canto suo chiarisce di essere “parte lesa nella vicenda” e che sta “collaborando attivamente con gli organi di polizia”. Dall’istituto di credito fanno anche sapere che “le cifre di cui si parla non risulterebbero mai transitate ne’ contabilizzate sui conti correnti in questione”. I fatti risalgono al 2005 quando l’imprenditore – stando alla sua denuncia – gira 7,5 milioni su conti aperti presso la filiale Unicredit diretta da Scannicchio, trasferendoli da conti di altri istituti di credito. Vengono aperti – a quanto si apprende in ambienti investigativi – sette conti correnti e un conto titoli. Dei sette conti, due (non è chiaro il motivo) sono intestati a Scannicchio e cinque ad altrettante aziende di cui l’imprenditore è amministratore unico. Qualche anno dopo, Scannicchio viene trasferito in un’altra filiale e propone all’imprenditore di domiciliare presso il suo nuovo ufficio gli estratti conto. Il cliente ci pensa, non fiuta alcun pericolo e acconsente. Nel corso degli anni, infatti, tutto sembra filare liscio: il funzionario presenta periodicamente all’imprenditore documentazione, con il logo Unicredit ma presumibilmente falsa, relativa alla sua situazione contabile che dimostra un continuo, soddisfacente aumento di capitale che arriva a toccare i 165 milioni di euro. La presunta truffa è stata scoperta pochi giorni fa. L’imprenditore, impegnato in un’operazione immobiliare per l’acquisto di un immobile nel rione Mungivacca di Bari del valore di 30 milioni di euro, deve versare un anticipo di 1,2 milioni. Ricevuto l’ordine di pagamento, dalla banca gli dicono che sul conto ci sono soltanto 500mila euro. E’ subito chiaro a tutti che qualcosa non torna. Sia l’imprenditore sia la banca cercano di mettersi in contatto con Scannicchio, che per due giorni risulta irreperibile. Dalla banca chiamano inutilmente il funzionario sul cellulare, poi telefonano a casa dove la moglie, ignara di tutto, spiega che il marito le ha detto che andava a Napoli per lavoro. Circostanza questa smentita dall’istituto di credito. In preda al terrore la donna comincia a temere per la sorte del marito e ne denuncia la scomparsa ai carabinieri. Comincia una sorta di ‘caccia all’uomo’, fino a quando il direttore si ripresenta a casa e subisce una perquisizione della Guardia di Finanza alla quale l’imprenditore aveva presentato denuncia. Con i militari, inviati dal pm barese Francesco Bretone, Scannicchio si difende: “Io non c’entro nulla, i soldi mancanti sono il frutto di investimenti sbagliati fatti dal cliente nel corso degli anni”.

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