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Burrasche e Brezze

La poetessa Ester Cecere ha dato vita alla pubblicazione delle silloge “Burrasche e Brezze” della raccolta “Le Cose nuove voci”, edite da Albatros. Attinge la poesia dal mare, da quel mare che rappresenta la sua anima il suo essere e ne fa pensieri che si inviluppano in un senso di continue emozioni che sono vita, essenza della vita in tutte le sue sfumature. Un titolo prettamente marino in quanto scompagina tra i vortici della vita, dell’esistenza e ne fa metafora, ne fa significato che sottende a quella capacità di vivere con intensità qualsiasi sfumatura che prende il vedere, l’osservare. Ester vive in pieno sviluppo di tensione amorosa e ne coglie l’essenza e ne esprime poesia e il suo ricercare quello che vuole, che desidera lo si trova nella pienezza poetica di “Come questuante bisognoso mendico amore”, di “La tua dolcezza” in “Fotografia” Ster guarda al tutto della vita con gli occhi dell’amore. Un amore che traspare anche non nella pienezza del possesso, e scardina situazioni e ricordi e pensieri sempre più tesi dal burrascoso alla brezza per coglierne gli attimi vissuti e tenuti nel profondo dell’anima, della memoria, del tatto e dell’olfatto. Il suo navigare con la mente sull’onda , sull’onda calma del mare e sull’onda crespata ne stagliano la sua vivacità, la sua identità che va cercando in faraglioni e non trova e l’animo è un profondo abisso per l’assenza quotidiana di quel perduto amore. La poetica di Ester non naufraga dolce in questo mare come il Leopardi ne “L’Infinito”, ma su labbra screpolate che vorrebbe curare. I termini marini sono propri di chi al mare dice ogni cosa, affida ogni cosa tanto da voler essere onda bassa e leggera il mio amore sussurrerei”, ma è, invece, “maroso, minaccioso e cupo e con rimbombo fragoroso e cupola disperazione e d il dolore urlo”. Della vastità del mare di cui si sente piena, chiede alla pioggia che le parli, che le dica parole che sussurrino al cuore e pietosi consigli in una notte d’angoscia. Il mare tra burrasche e brezze vive la sua quotidianità, l’esistenza e altrettanto fa la poetessa che necessita scrivere quanto sente nel suo animo per poterne fare stille di versi per leggerli e sentirli suoi per dare agli altri e perché gli altri sentano, registrano, avvertano il peso dell’esistenza. Ester Cecere è nata a Taranto nel 1958. E’ laureata in Scienze biologiche e vive e lavora nella sua città natale presso l’Istituto per l’ambiente marino costiero del consiglio nazionale delle Ricerche dove si interessa di biologia marina. Questo è il primo libro.

Carlo Abbatino

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