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Centrale Enel di Brindisi-Cerano, per il consulente dell’azienda nei campi c’è polvere di carbone

“Quello che è finito sui campi degli agricoltori di Cerano era carbone”. E’ la tesi sostenuta da Michele Trotti, l’agronomo che firmato alcune delle consulenze dell’Enel nell’ambito delle procedure transattive con i singoli coltivatori della zona che lamentavano danni ai raccolti. Trotti ha confermato la sua opinione mediante deposizione al Tribunale di Brindisi, ascoltato come testimone dell’accusa al processo a 15 persone per la dispersione di polveri di minerale dal carbonile e dal nastro trasportatore della centrale Enel ‘Federico II’ di Brindisi-Cerano. Gli imputati sono 13 dirigenti Enel e due imprenditori locali che rispondono di danneggiamento e getto pericoloso di cose.

Il consulente, rispondendo anche alle domande degli avvocati, ha spiegato di non aver mai eseguito analisi chimiche perchè non espressamente richiesto. Ha però specificato di aver effettuato diversi sopralluoghi sui terreni vicini alla centrale, e di aver specificato nelle relazioni stilate la rilevazione di polveri di carbone sui prodotti agricoli, come da caratteristiche fisiche. L’Enel, i cui testi saranno ascoltati in seguito, sostiene che non c’è prova alcuna per sostenere che la coltre scura osservata sui campi possa essere polvere di carbone.

 

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