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Il comune di Pisticci fa chiarezza su ZES, EPIBAS e SIN

Ormai nel nostro mondo quotidiano viviamo di acronimi e di sigle, che tutto dovrebbero spiegare, ma che,
in realtà, alla maggior parte dei cittadini non dicono niente, o quasi. Dopo gli ultimi positivi accadimenti, proviamo a tracciare una linea e ripartire da capo.
ZES – Zone Economiche Speciali – Il D.L. 91/2017 Decreto Sud, dedicato a un nuovo piano per favorire la crescita economica nelle aree del Mezzogiorno, ha introdotto a questo fine due misure principali: “Resto al Sud”, dedicata
all’imprenditoria giovanile, e il nuovo concetto di “Zona economica speciale” che individua zone del paese collegate ad un’ area portuale, destinatarie di importanti benefici fiscali e semplificazioni amministrative che consentano lo sviluppo di imprese già insediate e che si dovessero insediare, attraendo anche investimenti esteri.
Le principali caratteristiche di una ZES sono: istituzione all’interno dei confini statali, in una zona geografica chiaramente delimitata; può essere composta anche da aree territoriali non direttamente adiacenti, purché abbiano un nesso economico funzionale; deve comprendere un’area portuale, collegata alla rete transeuropea dei trasporti (TEN- T), con le caratteristiche stabilite dal regolamento (UE) n. 1315/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio,
dell’11 dicembre 2013.
I benefici previsti comprendono agevolazioni fiscali e semplificazioni degli adempimenti burocratici, sia per le nuove imprese che per quelle già esistenti nella ZES. E’ prevista, inoltre, l’applicazione del credito d’imposta, di cui all’articolo 1, commi 98 e seguenti della legge 2015, commisurato alla quota del costo complessivo dei beni acquisiti entro il 31 dicembre 2020, nel limite massimo di 50 milioni di euro, per ciascun progetto d’investimento. Le condizioni per il riconoscimento delle agevolazioni sono principalmente due: le imprese devono mantenere le attività nella ZES per almeno cinque anni successivi al completamento dell’investimento oggetto delle agevolazioni, pena la revoca dei benefici concessi e goduti, e non devono essere in liquidazione o in fase di scioglimento. Lo scorso 28 marzo l’Assessore regionale Cifarelli ha dichiarato chela Giunta ha approvato lo scorso 23 febbraio la proposta di Piano Strategico per l’Area Zes interregionale denominato “Position Paper”: si tratta di un percorso sinergico con la Regione Puglia, ma che, di fatto, prevede l’istituzione di due Zes distinte, una sul versante adriatico pugliese, l’altra sul versante lucano, collegata al Polo portuale di Taranto. Quest’ultima ricomprende quattro aree del territorio regionale: Val Basento (Pisticci e Ferrandina), Matera (La Martella e Jesce), Tito, Melfi e Galdo di Lauria. Ringraziamo l’Assessore Cifarelli e la Regione Basilicata per aver dato seguito alle richieste della nostra Amministrazione, di concerto con i sindacati di categoria, ed aver inserito anche Pisticci Scalo nell’area ZES della Valbasento. Ora dobbiamo lavorare tutti con l’obiettivo di riportare aziende sane nella nostra zona industriale di Pisticci Scalo.
EPIBAS – (Indagine epidemiologica Regione Basilicata) – Grazie all’intervento della Fondazione Basilicata Ricerca Biomedica, dell’ASM e della Regione Basilicata, la Giunta regionale ha approvato la modifica alla convenzione che prevede l’elaborazione di un sistema di sorveglianza sanitaria per individuare indicatori di eventuali contaminazioni ambientali e patologie specifiche,per analizzare lo stato di salute in aree lucane a rischio di inquinamento ambientale(nel caso specifico è stata considerata l’area della Val d’Agri, in quanto legata alla filiera del petrolio).
Tale modifica ha permesso di inserire in questo studio epidemiologico anche i cittadini del Comune di Pisticci residenti a Pisticci Scalo. La nostra Amministrazione ha chiesto ed ottenuto l’estensione del progetto che ci permette di affermare che Tecnoparco debba essere considerato strettamente collegato alla filiera del petrolio, essendo il ricettore dei reflui derivanti dalle attività estrattive. I nostri concittadini di Pisticci Scalo, potranno essere sottoposti ad uno screening medico secondo il progetto che vede coinvolti l’Istituto Superiore di Sanità, il CROB di Rionero, l’Università di Basilicata ed il CNR di Tito. E’ un risultato molto importante che, al di là di quanto si è sempre detto e scritto, porterà ad un dato scientifico serio che indicherà il vero stato di salute dei cittadini dello scalo di Pisticci, costretti negli anni a convivere con i rischi ambientali dell’area industriale.
SIN – Sito di Interesse Nazionale –La Legge 31 Luglio 2002 n. 179 “Disposizioni in materia ambientale”, all’Art. 14 ha considerato tra i siti di interesse nazionale, ad alto rischio ambientale, anche la Valbasento. Da quella data, inesorabilmente, abbiamo assistito alla decadenza della nostra area industriale. Aziende multinazionali ben strutturate hanno abbandonato l’area: basti pensare al gruppo SNIA (Snia Ricerche, Nylstar, Fapack/Emblem), al gruppo DOW (Inca), al gruppo MATSUSHITA (Lamitel). Tutte le aziende hanno abbandonato la Valbasento negli anni che vanno dal 2002 al 2008.
La politica provinciale e regionale ha concentrato i suoi sforzi sullo sviluppo dell’area industriale di Matera (La Martella e Jesce), costruendo lì infrastrutture che già erano presenti a Pisticci Scalo. La Bawer e la Comer Industries rappresentano solo un esempio. Né si è pensato di attuare la bonifica che un’area SIN deve forzatamente prevedere. Tant’è che abbiamo dovuto attendere fino a giugno del 2013, quando sono stati stanziati per la Valbasento ventitre milioni di euro per la caratterizzazione e la bonifica delle aree (Delibera CIPE n 87/2012).
La conseguenza è stata la perdita di centinaia di posti di lavoro. La crisi profonda e le dismissioni hanno portato come conseguenza l’inevitabile depauperamento della struttura di servizio che era rappresentata da Tecnoparco. Nata per dare i servizi alle aziende del comparto industriale, Tecnoparco si contraddistingueva nella manutenzione elettrica e meccanica, per il presidio dei Vigili del Fuoco, per la fornitura di utilities quali Energia Elettrica, aria compressa, azoto, vapore, acqua demineralizzata, industriale e trattata, oltre che per la fornituradel servizio di trattamento dei reflui prodotti all’interno del sito industriale. Nel 2008 la Società Tecnoparco ha chiesto ed ottenuto, anche grazie al parere favorevole (SENZA NESSUNA PRESCRIZIONE) del Comune di Pisticci, l’autorizzazione Integrata Ambientale (DGR 1022/2008), che permette tutt’oggi di trattare rifiuti liquidi e fanghi per un totale di un milione di metri cubi/anno, oltre ai reflui condottati rinvenienti dalle attività produttive insediate nell’area. Il business dei rifiuti ha portato il management dell’Azienda a trascurare i servizi alle aziende e a disattendere la mission per la quale era nata, al punto che a tutt’oggi alcune aziende all’interno dell’area provvedono autonomamente alla produzione di vapore, aria compressa ed altre utilities (Gnosis). D’altra parte, i costi consortili sono talmente lievitati, che hanno costretto altri imprenditori a collocarsi immediatamente all’esterno del perimetro di Tecnoparco, oppure a rinunciare a qualunque investimento. La conseguenza, solo come esempio, è la presenza di Sogemont nel quartiere residenziale, vicino alle abitazioni dei nostri concittadini di Pisticci Scalo. E’ impensabile avere capannoni vuoti nell’area industriale e vedere a fianco delle abitazioni cumuli di rifiuti RAEE da trattare, con conseguenze ambientali sicuramente rischiose.
E sempre il business dei rifiuti ha portato allo smaltimentonon proprio ortodosso di 400.000 tonnellate di reflui dalle Vasche ENI V560 TA002 /TM001 tra il 2013 e il 2014. La bonifica dell’area SIN, anche se con più di un decennio di ritardo, sembra essere considerata una priorità regionale, al punto che si riuscirà a breve a svincolare le aree della Pista Mattei. Durante la nostra attività politica, abbiamo registrato interesse di insediamenti industriali legati ai rifiuti, aziende che si propongono per impianti di trattamento della FORSU per quantitativi che superano le decina di migliaia di tonnellate per anno. Nella stessa area di Tecnoparco rischiamo di subire l’insediamento di un’azienda, la IRLE, che ha come obiettivo il trattamento di rifiuti speciali finalizzato alla produzione di miscele idrocarburiche liquide,solide e gassose di composizione chimico-fisico simile a quelle prodotte a partire dal petrolio. Tale azienda, per lo svolgimento del ciclo produttivo, prevede lo stoccaggio, l’utilizzo e la produzione di sostanze e miscele pericolose, soggette al D.Lgs. 105/2015 (Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose – Direttiva Seveso). Ci siamo più volte espressi con il nostro parere negativo e ci impegneremo affinché non venga data autorizzazione all’insediamento produttivo. Sarebbe una beffa parlare di bonifica dell’area SIN e permettere insediamenti di industrie fortemente inquinanti.
Quello che l’Amministrazione di Pisticci si augura, e per cui è disposta a lottare, è che venga primariamente portata a termine la bonifica nell’area di Pisticci Scalo, che Tecnoparco ritorni alla sua mission originaria di fornitrice di servizi, che attraverso la ZES si possa procedere ad attrarre aziende che non siano legate al ciclo dei rifiuti, ma che abbiano come obiettivo la chimica verde, la ricerca, l’industria meccanica, l’industria dell’agro-alimentare e tutta l’attività industriale e manifatturiera che possa davvero portare lavoro, nel rispetto dell’ambiente e del nostro territorio. E perché no, tramite il “nostro” aeroporto, veder arrivare imprenditori che a distanza di più di 50 anni, possano far rifiorire il nostro territorio che vanta un grosso credito dal punto di vista ambientale, turistico, agricolo e lavorativo con la Regione Basilicata e con l’Italia intera.


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