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Condannato bidello-pedofilo di Leverano

E’ definitiva la condanna ad 8 anni e mezzo di reclusione all’ex bidello della scuola materna di Leverano, arrestato nell’aprile del 2010 con l’accusa di aver molestato e toccato alcune bambine.
I giudici della terza sezione penale della Corte di Cassazione hanno confermato la sentenza di condanna per Cosimo My, 71 anni, di Leverano. Alla luce di questa decisione, l’ex bidello rischia ora di finire in carcere, perchè l’accusa di violenza sessuale aggravata dall’età delle vittime e dal ruolo di incaricato di pubblico servizio, nonché di atti osceni, non gli fa beneficiare della norma che consente agli over 70 di scontare ai domiciliari una condanna passata in giudicato.
L’episodio accadde per la prima volta il 4 maggio 2010, quando My venne arrestato dai Carabinieri del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Campi Salentina. I militari si finsero idraulici per entrare sotto copertura nei bagni della scuola materna ed installare quattro microcamere. I filmati entrarono poi come documento di prova nell’inchiesta del pubblico ministero Stefania Mininni e nei tre ordini di processo, e confermarono i racconti scabrosi fatti da una mamma agli investigatori, dopo aver ascoltato dalla voce della sua bimba che il bidello era solito entrare in bagno, toccare le bimbe e, nel caso di una bambina di soli 5 anni, mimare rapporti sessuali.
Divenne la testimone chiave, quella bambina, ascoltata in ambiente protetto nell’incidente probatorio del 3 marzo del 2011 nella sede del Cepam. Confermò tutte quelle circostanze scabrose. Il processo di primo grado partì con l’accusa sostenuta da una delle vittime e dai filmati. La delicatezza dell’argomento, la necessità di esaminare dettagliatamente i testimoni portò la sentenza al 22 gennaio 2014; i giudici della seconda sezione penale (presidente Roberto Tanisi con Pasquale Sansonetti e Fabrizio Malagnino), condannarono My alla pena confermata poi in Appello il 14 ottobre dell’anno scorso ed in Cassazione l’altro ieri.
Definitiva anche la pena accessoria dell’interdizione dagli uffici pubblici, come anche la provvisionale di 20mila euro alle tre famiglie costituitesi parte civile con gli avvocati Francesca Conte, Denis Berio, Antonio Romanello e Mauro Masiello. In solido con l’imputato è stato condannato a pagare anche il Ministero dell?Istruzione, dell’Università e della Ricerca

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