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Copam 2011. Petrolio ‘duro a morire’, ma grande chance per i lucani

Il futuro è tracciato, ma la strada non è né breve né scontata. In questo percorso che porterà un mondo mosso dalle energie rinnovabili si inserisce il tema dello sfruttamento ancora indispensabile delle energie da fonte fossile, con tutti i problemi e le opportunità che questo può portare alla Basilicata. Una realtà con cui fare i conti ancora per lungo tempo, ma non necessariamente una realtà negativa. Perché se è vero che il petrolio sarà ancora “duro a morire” è pur vero che per la Basilicata il mix di risorse e know how che il greggio comporta, insieme a una sempre più sviluppata sensibilità ambientale, ci può essere spazio per costruire un futuro di sviluppo che vada oltre l’orizzonte del petrolio. L’oro nero, insomma, resta una realtà con cui fare i conti ancora per decenni. Lo ha detto con chiarezza Carlo Manna dell’Agenzia per lo sviluppo sostenibile, parlando nella seconda giornata della Conferenza Petrolio e ambiente in svolgimento a Matera. “Alla maggiore produzione di rinnovabili da parte dei paesi industrializzati – ha spiegato corrisponde una crescita di fabbisogno energetico dei paesi emergenti” e alla fine di greggio ne servirà forse di più e non di meno. E questo quadro è chiaro a tutti gli osservatori, a iniziare da quelli economici, a iniziare dalla Banca Europea degli investimenti. Anche per questo, ha spiegato Sanjoy Rajan della Bei, la banca europea è pronta a svolgere un ruolo importante per sostenere finanziariamente lo sviluppo sostenibile in Basilicata. “Siamo interessati a collaborare con la Basilicata – ha detto – in uno sviluppo ecocompatibile degli idrocarburi, ma sempre badando alla sostenibilità ambientale e a un arricchimento di infrastrutture per il territorio”.

E la Basilicata, su questo, non è all’anno zero, anzi può essere definita senza tema di smentita una regione laboratorio in materia. Con l’avvio delle attività estrattive in Basilicata si è costruito un modello inedito di compensazione al territorio che se oggi evidenzia la necessità di una aggiornamento, ha sostanzialmente e radicalmente innovato questo sistema di relazioni nell’orizzonte italiano e non solo. Una novità che si è incarnata nel Programma operativo Val d’Agri, portato avanti, ha spiegato Franco Pesce, a capo della struttura di progetto che lo gestisce, “con risorse versate dall’Eni per il finanziamento di programmi di sviluppo sostenibile del territorio”. Ambiente, infrastrutture, qualità della vita e aiuti alle imprese sono stati i settori di intervento che hanno portato risultati evidenti nella valle dell’oro nero lucano.

Risultati che, comunque, possono essere ancora migliorati.

Sono d’accordo col presidente della Regione Vito De Filippo – ha detto Aldo Bonomi del consorzio Aaster, che si occupa di ricerche territoriali – quando colloca la Basilicata, nell’attuale momento storico, nel centro di gravità dell’universo e chiede attenzioni per il territorio. In questo, un ruolo fondamentale lo hanno le comunità. Le comunità locali che sono attraversate da questi flussi – ha spiegato – devono trovare il modo per “fare sistema”, mettersi assieme per dialogare con gli Enti e le Compagnie: i piccoli comuni, le istituzioni, la politica, le comunità locali devono trovare forme e modi per far crescere la loro capacità di rapporto e negoziazione partendo dal territorio”. Per amplificare, insomma, quelle opportunità direttamente connesse alle attività estrattive quali, ha spiegato Davide Tabarelli di Nomisma Energia, quelle per le imprese locali. “La maggiore efficacia ha però ammonito – passa attraverso tre punti fondamentali, e cioè la certezza delle norme sugli incentivi, l’eliminazione degli ostacoli burocratici, molto diffusi in Italia e lo sviluppo di tecnologie di accesso facile alle reti. Circa le fonti fossili, occorre migliorarne l’efficienza d’uso, sia perché inquinano di più, ma soprattutto perché ne avremo molto bisogno in futuro e il loro costo è in aumento per il progressivo esaurimento delle riserve”.

In un processo di questo tipo, un ruolo essenziale è quello della formazione. La Regione Basilicata lo ha compreso da tempo, anche con il forte ruolo dell’ateneo lucano, ma al quadro si aggiungono nuovi pezzi di eccellenza. Tra questi, l’iniziativa di una “Assoil school” in Val d’Agri presentata da Sergio Polito di Assomineraria. SI tratta di una scuola dedicata alle nuove professionalità del petrolio; l’avvio delle sue attività creerà figure di alto livello legate all’industria estrattiva attingendo al talento dei giovani lucani. Se, quindi, il livello di attenzione deve sempre restare altissimo, il petrolio necessariamente non è nero come lo si dipinge e lavorare a un modello di sviluppo che contempli l’opportunità estrattiva può essere un opportunità. Anche per questo si guarda anche ad altre esperienze e al Copam Javer Estrada ha offerto quella della Commissione Nazionale dell’Energia del Messico, creata per ottimizzare le riserve e le risorse di idrocarburi a beneficio dei messicani. “Abbiamo un’industria petrolifera molto importante – ha spiegato – che richiede molti controlli. Lo facciamo con regole dettagliate che seguono un’attenta valutazione dell’impatto ambientale. E al tempo stesso riusciamo ad ottenere dalla risorsa petrolio un alto ritorno economico, con cui finanziamo infrastrutture, tecnologie e sviluppo per le imprese del territorio”. Un’esperienza positiva, quella messicana. Che dà ragione a chi anche in Basilicata chiede più attenzione.

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