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Cova Viggiano, Perrino chiede di rispettare le prescrizioni

“In attesa di conoscere l’esito dell’esposto presentato alla Procura della Repubblica a maggio scorso, non ci resta che vigilare sulla effettiva ottemperanza dell’Eni alle prescrizioni riportate nella delibera della Giunta regionale che dispone la riapertura del Centro Olio”. E’ quanto afferma il consigliere regionale del Movimento cinque stelle Giovanni Perrino che ha presentato una richiesta di accesso agli atti “per conoscere se Eni abbia trasmesso gli esiti delle ispezioni effettuate sulle linee interrate del Cova e se siano stati terminati i lavori di realizzazione del bacino di contenimento di un serbatoio. Si tratta di due prescrizioni contenute nella delibera di riapertura dello scorso 17 luglio, alle quali Eni doveva adempiere entro 30 giorni dal riavvio. A queste si aggiunge anche quella dell’Arpab che prevedeva la trasmissione di una relazione dell’Eni sulle operazioni messe in campo, nel tempo, sul serbatoio D (quello che sarebbe la causa dell’incidente scoperto a gennaio scorso)”.
“Continua, quindi, il nostro monitoraggio in stile ‘fiato sul collo’ a Regione ed Eni. Purtroppo – aggiunge Perrino – dobbiamo constatare che una nostra richiesta nell’ambito della stessa questione è ancora inevasa: si tratta di quella relativa ai report periodici sui dati di monitoraggio della rete piezometrica previsti a seguito della visita ispettiva del 26 maggio 2017. Esistono questi dati? È così complicato metterli a disposizione dei cittadini? Noi non lo crediamo ed è per questo che non smetteremo di tenere i fari accesi su questa per niente rassicurante situazione”.
“È passato ormai un mese dal riavvio del Cova di Viggiano, dopo lo stop subito per tre mesi a causa delle note vicende che hanno interessato i serbatoi dell’impianto. In questi ultimi mesi – dice ancora Perrino – abbiamo anche assistito all’operazione trasparenza (una marea di documenti gettati alla rinfusa in un angolino del sito web della Regione), spesso intervallata dalla propaganda maleodorante di Claudio Descalzi. Era chiaro dal giorno del fermo – e l’abbiamo ribadito più volte – che Pittella volesse il barile pieno e la Regione ubriaca. Troppo rischioso per la classe politica lucana fare a meno del doping delle royalty: potrebbero saltare i delicati equilibri del reticolo di relazioni che, come un oleodotto interrato, percorrono l’intera regione”.

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