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CSAIL, guerra in Libia. Gli interessi per il petrolio e la fuga dei pacifisti

“Ma dopo i bombardamenti in Libia che fine hanno fatto i ‘pacifisti’ che sabato a Potenza, nella manifestazione di Libera, hanno sfilato con la grande bandiera con i colori dell’iride? Siamo sicuri che la battaglia armata in Libia si combatta per i diritti civili del popolo libico e non per accaparrarsi il petrolio?”. Sono gli interrogativi che si pone e pone all’intera società civile lucana il Csail, che non a caso ha scelto di far sventolare la bandiera libica degli insorti accanto al tricolore in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità Nazionale.

“Noi non siamo tra i pacifisti e quanti solidarizzano a giorni alterni con il popolo libico al quale ci sentiamo fortemente accomunati – dice Filippo Massaro del Csail – perché viviamo la stessa esperienza della gestione del petrolio che arricchisce le compagnie e impoverisce la gente che vive vicino ai pozzi e ai Centri Oli. Per questo non siamo affatto convinti che missili e bombe (tra l’altro ancora da dimostrare il loro uso solo ed esclusivamente contro obiettivi militari del rais Gheddafi) siano l’unico strumento per riportare la democrazia in Libia. E poi è il caso di gettare la ‘maschera’ di importatori di democrazia e mostrare il volto vero di petrolieri. Simbolo di sfruttamento del petrolio non è solo Gheddafi, ma anche chi non ha saputo o voluto tutelare i nostri interessi di ‘Libia d’Italia’ nei confronti dell’Eni. Per noi – continua Filippo Massaro – legalità e pace sono tutt’uno, altrimenti si potrebbe introdurre il principio che fare la guerra, e quindi produrre morti tra i civili, è un atto di legalità. Lo ha confermato sabato a Potenza il fondatore di Emergency Gino Strada: “E’ incredibile che l’Occidente abbia solo una risposta, cioè la guerra, dopo un mese di silenzio sulle vicende libiche”.

Massaro rincara la dose:“La guerra va stoppata prima che produca altre vittime perché, e ne siamo certi, non cambierà le sorti del popolo libico per l’autogestione del petrolio come vorremmo che avvenga da noi in Val d’Agri-Sauro, in quanto i “Poteri Forti” non molleranno mai il bottino. A proposito del nostro petrolio, non possiamo che condividere le affermazioni di don Marcello Cozzi quando chiede legalità per accertare la reale produzione dei barili di greggio dai pozzi della Val d’Agri. Sono anni che noi chiediamo l’installazione di contatori, capire perché attraverso l’oleodotto Viggiano-Taranto, il petrolio finisca in Turchia e, secondo alcune fonti di informazione estera, diventi merce di scambio tra l’Eni e società energetiche turche”.

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