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Emiliano: “Proviamo insieme a scrivere una legge sull’umanizzazione delle cure”

“Occorre ricostruire un legame di fiducia tra il cittadino e le strutture ospedaliere. Occorre riaprire un dialogo di stima e di fiducia anche attraverso atteggiamenti quotidiani. L’umanizzazione delle cure è un ganglio fondamentale per una buona sanità che funzioni. Anzi, vi dico di più. Perché non proviamo insieme a scrivere, partendo dal basso, una legge sull’umanizzazione delle cure? Una legge di principi che insegni e ricordi sempre che la scienza medica è applicata agli uomini e non a chi la fa. Non si può prescindere da una giusta relazione con gli uomini e con le donne, che io non vorrei chiamare più pazienti, occorre stabilire, come se fosse una specie di giuramento di Ippocrate, l’organizzazione delle relazioni in modo strutturato. Per umanizzare le cure occorre una comunità, una partecipazione, una condivisione”.

Così il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano intervenendo questa mattina a Bari, presso la Casa della partecipazione della Regione Puglia in Fiera del Levante, insieme con Giovanni Gorgoni (Aress) e Sonia Giause (Asl Lecce), alla presentazione dei risultati del progetto di ricerca Agenas “Valutazione partecipata dell’umanizzazione nelle strutture di ricovero”, progetto al quale il Presidente ha voluto un’adesione completa dell’intera rete ospedaliera regionale pubblica e privata.

Il progetto di ricerca, coordinato da AReSS Puglia e condotto dalla ASL Lecce, ha effettuato una ricognizione negli scorsi mesi di giugno e luglio della presenza negli ospedali di servizi, processi e logistiche riuniti in 156 item funzionali a una corretta relazione umana con il paziente/cittadino.

“Lo strumento, concepito da Agenas – ha spiegato Giovanni Gorgoni, commissario Aress Puglia – non è un questionario di gradimento ma una griglia di verifica della presenza di servizi quali: supporto psicologico, terapie intensive aperte, l’accesso di persone di fiducia del malato, strumenti di valutazione del dolore, partoanalgesia, rooming-in, separazione visiva dei posti letto, tutela della diversità linguistica e religiosa, assenza di barriere architettoniche, punti di accoglienza, facilità e chiarezza di accesso alle strutture, trasparenza documentale, procedure di governo clinico per la sicurezza del paziente e così via”.

I 156 item, corrispondenti a quasi 300 argomenti di verifica, sono distribuiti in 5 aree tematiche:
processi assistenziali e organizzativi orientati al rispetto e alla specificità della persona;
accessibilità fisica, vivibilità e comfort dei luoghi di cura; accesso alle informazioni, semplificazione e trasparenza; cura della relazione con il paziente e con il cittadino;
sicurezza del paziente.

L’attività di ricognizione sul campo in ogni singola struttura è stata effettuata da equipe locali guidate dagli uffici URP e Comunicazione e con la partecipazione attiva delle associazioni di volontariato.

 La Puglia non è del tutto nuova a questo tipo di monitoraggio e già nel 2014 aveva partecipato con 25 ospedali e rispetto a quella edizione il punteggio complessivo migliora, passando da 5,2 a 5,8 su una scala da 1 a 10. Tutte e quattro le aree della precedente ricognizione migliorano ma l’area tematica che registra il maggior incremento è quella della “cura della relazione” aumentata del 50% passando dal precedente 4,25 all’attuale 6,1. Ma è di rilievo anche l’area tematica di “accessibilità e vivibilità” con un incremento del 9% (da 6,05 a 6,6).

Il confronto 2017 tra strutture pubbliche e strutture private assegna un più alto livello di umanizzazione al pubblico: le prime registrano infatti un punteggio di 5,8 e le seconde di 5,6. Si tratta in ogni caso di punteggi poco sotto la sufficienza, indice che l’argomento richiede uno sforzo complessivo dell’intera rete.

Andando a guardare il dettaglio delle singole strutture si può comunque osservare come esistano ospedali nei quali esiste una promettente cultura di umanizzazione per nulla riconducibile all’assetto proprietario (pubblico o privato) né a blasone storico (grandi policlinici o piccole strutture). Cinque sono gli ospedali che hanno un punteggio superiore a 7: il Di Venere di Bari (7,9), l’IRCCS De Bellis di Castellana (7,4), la Salus di Brindisi (7,4), il SS.ma Annunziata di Taranto (7,2) e il Civile di Castellaneta (7,2).

Rispetto alla campagna nazionale quella regionale è stata pervasiva per aver coinvolto tutti i 60 ospedali pugliesi (33 pubblici e 27 privati), ampia per aver incluso anche 7 strutture di riabilitazione (2 pubbliche e 5 private) e tempestiva per aver concluso – prima Regione in Italia – il monitoraggio già a luglio scorso.

Dai dati, già noti alle equipe locali, si è passati ai progetti di miglioramento con l’obiettivo di sanare entro il 2018 gli item più problematici.

Soprattutto non si tratta dell’ennesimo rapporto di performance ma di qualcosa di più lungimirante. L’AReSS, infatti, ha inserito l’iniziativa tra quelle sistematiche e non episodiche di misurazione e miglioramento del “valore” per il paziente, come già fatto per esiti di cura e costi standard.

Questa mattina sono stati illustrati i dati di dettaglio delle strutture ma, soprattutto, saranno presentati gli impegni operativi delle strutture pubbliche per il prossimo anno.

Dopo questo evento l’appuntamento successivo sarà per metà 2018, con la nuova mappatura e con la certezza che il processo virtuoso di presidio partecipato (struttura-volontariato) del livello di umanizzazione ha innescato un cambiamento culturale e gestionale inedito.

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