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Ennesimo no all’ecocentro

Si chiama “Ambientiamo il borgo” il convegno svoltosi ieri pomeriggio nella scuola elementare di Piano del Conte. Tema del dibattito, l’apertura di un ecocentro in questo territorio.

La riuscita manifestazione, organizzata dalle associazioni LAB, ISIDE, MGL, STUDENTI PER LE LIBERTA’ ed IL SENTIERO, ha permesso che il comitato spontaneo cittadino, rappresentato dalla presidente Rosy Baracchi, gli abitanti di Piano del Conte e due tecnici potessero incontrarsi e dibattere sulla volontà dell’amministrazione comunale di aprire un ecocentro da un lato e sul perché il comitato fa bene a battersi per il no dall’altro. Presenti, il coordinatore di gruppi di opposizione in Provincia di Potenza Aurelio Pace, il consigliere regionale PDL Gianni Rosa, e l’attore Ulderico Pesce.

Spazio anche ai saluti portati dalla presidente del comitato civico “No all’ecocentro a Piano del Conte”, Rosy Baracchi e dal consigliere Coviello. “Questo” – dice la Baracchi – “è un borgo considerato di forte interesse, per questo la scelta del sito non corrisponde alle reali necessità dell’abitato. Noi chiediamo che Piano del Conte sia immediatamente tutelato e che anzi si dia nuovo slancio al progetto che voleva riportare alla luce il lago pleistocenico.

La Baracchi alla fine del suo intervento ha annunciato la creazione di un comitato super partes fatto da diversi circoli e associazioni, per dare maggiore voce alle esigenze che accomunano più territori. 

Il consigliere comunale di minoranza di Avigliano Tommaso Coviello, ha ricordato che “nel consiglio comunale del 6 agosto si è cercato di scongiurare il fatto che la scelta ricadesse su Piano del Conte, che l’amministrazione comunale di Avigliano si è intestardita sulla volontà di non ritirare la delibera di approvazione e d’ignorare le richieste dei cittadini, tanto che si è dovuto ricorrere al Tar. Una sconfitta per il sistema democratico che dovrebbe, invece, regolare i rapporti fra la politica ed i cittadini”. Un ricorso che si auspica abbia il primo obiettivo di ottenere la sospensiva della delibera.

Continua il consigliere: “Fare di Piano del Conte il sito di accoglienza di un ecocentro vorrebbe dire stravolgere la fisionomia del borgo, attrezzandolo con una serie di strutture che non solo si teme non saranno mai realizzate, ma che in ogni caso striderebbero con l’ambiente così come gli abitanti lo conoscono e lo amano. Un’azione contraddittoria rispetto alle manifestazioni pubbliche della volontà di voler fare di Piano del Conte una risorsa turistica.

Con l’ausilio di elementi tecnici forniti da Albina Colella, Professore Ordinario di Geologia presso il Dipartimento di Geologia dell’Unibas, e Giampiero D’Ecclesiis, geologo, è stato possibile fare ulteriore chiarezza sulla problematica dei rifiuti. E quindi, capire cos’è una discarica; quali sono nel dettaglio i rifiuti pericolosi e quelli no; perché pile scariche, batterie d’auto, toner e farmaci scaduti non dovrebbero essere depositati dentro un ecocentro in mezzo all’abitato, cosa comporta avere a casa una discarica nell’arco della sua esistenza ed ancor più nella sua dismissione.

Informazioni pertinenti, riportate nella puntuale relazione della prof. Colella che ha illustrato a carattere generale quanto orbita tecnicamente attorno alla gestione dei rifiuti con gli strumenti attualmente utilizzati.  La plastica degrada in mille anni, il percolato ed i bio gas, generati dalla presenza di materia organica, restano attivi fino a trent’anni dalla chiusura della discarica e questo se tutto è gestito secondo norma. “Noi non siamo bravi nella gestione dei rifiuti”, ha dichiarato la Coltella, “il nord Italia ci sta dando grandi lezioni. Mediamente il sud si attesta sul 14% della differenziata e la Basilicata conferisce in discarica l’80% dei rifiuti”.

La relazione del dott. D’Ecclesiis mette a fuoco subito un punto cos’è un ecocentro, e cioè luogo custodito dove portare tutto il rifiuto che può essere recuperato oppure quello che può essere pericoloso per l’ambiente. Quindi cita due norme attuative: quella sarda e quella veneta sulla dislocazione di un plesso simile: questo deve servire al territorio dal punto di vista dell’accessibilità, e certo non va messo indiscriminatamente ovunque avanzi un piazzale. 

Poi da notizia sui terreni che possono ospitare un ecocentro: terreni con buone capacità di resistenza perché si tratta di una struttura che va edificata su solette di calcestruzzo, dotate di un certo peso e necessarie ad isolare i rifiuti dal terreno stesso. Infine, il plesso deve stare a 100 metri almeno dalle abitazioni.

Fin qui, nulla d’inatteso. D’Ecclesiis fa anche l’elenco delle categorie merceologiche che possono essere ospitate in un ecocentro e dichiara che la maggior parte non è nociva per l’uomo. I codici CER 8, 15 16, 20.02 (20. 01 i motori dei frigoriferi – clorofluorocarburi – le apparecchiature elettriche ed elettroniche che possono essere pericolosi) contenuti nella delibera di approvazione, sono, infatti, tutti rifiuti non pericolosi che dovrebbero essere depositati temporaneamente nell’ecocentro di Piano del Conte.   

Nella conca dove sorge il borgo e dove vi sono le arenarie, c’è una falda acquifera che si muove da questo verso Dragonetti. Quello che passa per Pian del Conte finisce verso i numerosi pozzi di Scalera e Dragonetti. Nella zona ci sono caseifici e attività produttive e quell’acqua è importante. Tenuto conto poi che gli inquinanti impiegano molto tempo per aggredire le falde ma lasciano danni enormi e difficili da smaltire, si arriva ad immaginare cosa potrebbe succedere se l’ecocentro fosse aperto.

Dalla sua possibile sbagliata gestione potrebbero essere compromessi diversi territori. Se si lasciano rifiuti che producono marcescenza e quindi eco gas e percolato questi possono riversarsi oltre i confini del centro. Ma c’è di più: qualora un luogo si consacra a queste attività, chi potrebbe garantire che, in caso di emergenza, la situazione non possa degenerare come succede alla stazione di trasferenza di Tito? Pertanto in questo luogo non solo non dovrebbe essere aperto l’ecocentro ma addirittura andrebbe tutelato per il patrimonio acquifero che custodisce.

Parola, poi, ad Ulderico Pesce: “Una storia come questa si può trasformare in un laboratorio di democrazia, su come si deve trattare un territorio. Un impegno effettivo per la nostra terra”. Dove c’è una discarica c’è la malavita che si sa intrufolare e si sa far sostenere dai sistemi politici senza badarsi dei colori. Tuttavia, l’attore ritiene che, quando ci si arrabbia e si dice no alle discariche, si deve mettere sul tavolo la responsabilità come cittadini di non produrre rifiuti. Lascia l’assemblea ricorda che già nelle costituzioni federiciane, primo atto giuridico dello stato moderno e promulgate a Melfi, è contenuto un passo nel quale già nel 1234 si condannava a morte chi inquinava.

A chiudere i lavori, il coordinatore dei gruppi di opposizione in Provincia di Potenza, Aurelio Pace che ringraziando le associazioni organizzatrici dell’evento si compiace di vedere come giovani non toccati direttamente dal problema hanno comunque sentito la forte esigenza di incontrare i cittadini di Piano del Conte, capire meglio insieme e con loro pro e contro nella costruzione di un ecocentro, poter dire che questa comunità non è sola.

Continua Pace, “quando questo problema è esploso, la cittadinanza sembrava opporsi all’ecocentro nel pieno silenzio, senza punti di riferimento, senza possibilità d’essere ascoltata. Le contromisure prese da alcuni esponenti delle istituzioni e “Ambientiamo il borgo” hanno dimostrato, invece, che ci sono persone pronte a combattere contro le violazioni”.

Infatti, la nostra interrogazione in Provincia ha prodotto la verifica dell’autorizzazione da parte dell’Ente per la costruzione del plesso e l’invio della polizia provinciale per un controllo.

“Qui il bene comune sembrava smarrito”. Dichiara il consigliere regionale, Gianni Rosa. Qui dove il problema dei rifiuti è antico e meno drammatico che in altre regioni solo per questione di numeri e dove un’amministrazione comunale aveva già nel cassetto il provvedimento per la creazione dell’ecocentro, la popolazione ha sentito la necessità di riappropriarsi di ciò che le appartiene e sta dando battaglia”.

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