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Fiat, la Fim propende per il contratto unico di gruppo

“L’uscita di Fiat da Confindustria e quindi dal contratto nazionale e la disdetta di oggi degli accordi aziendali rendono necessario e urgente definire in tempi rapidi e comunque entro la fine dell’anno il confronto con Fiat sul contratto unico di gruppo con l’obiettivo di assicurare la coperta di un contratto nazionale a circa 80 mila lavoratori e di superare le disparità di trattamento tra i vari stabilimenti italiani”. Così il segretario generale della Fim Cisl Basilicata, Antonio Zenga, commenta a caldo la decisione della Fiat di disdire gli accordi sindacali vigenti. Posizione messa nero su bianco dalla Fim nazionale nel recente coordinamento Fiat che si è riunito a Roma e in cui il sindacato metalmeccanico della Cisl ha rivendicato l’avvio del confronto sul contratto unico di gruppo.

“L’obiettivo è di dare un contratto nazionale a tutti i dipendenti del gruppo Fiat che per effetto dell’uscita dal sistema di Confindustria e della disdetta degli accordi si ritroverebbero dal 1 gennaio 2012 senza contratto e allo stesso tempo di superare le disparità dei trattamenti salariali e normativi che si sono venuti a determinare dopo gli accordi di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco. Noi vogliamo una paga base unica e più alta per tutti i lavoratori della Fiat – spiega Zenga – ma anche un quadro normativo di riferimento sulle condizioni poste dalla Fiat per la realizzazione del progetto Fabbrica Italia che sia valida per tutti gli stabilimenti, demandando il resto alla contrattazione aziendale. Non si tratta quindi di applicare il modello Pomigliano alla Fiat, come va dicendo qualcuno, ma di scrivere un nuovo grande contratto nazionale che metta in condizione la Fiat di competere con i principali rivali del settore e ai lavoratori di vedere riconosciuto il proprio contributo. E se proprio vogliamo scomodare un modello – dice Zenga – è quello di Melfi che si sta progressivamente affermando in tutto il sistema Fiat”.

Per il segretario della Fim lucana “il negoziato con la Fiat non potrà prescindere da una seria valutazione sul ruolo di Melfi dentro lo scenario di cambiamento che sta attraversando il Lingotto e questo vuol dire portare sulle linee della Sata un altro modello per saturare la capacità produttiva e chiudere la lunga stagione della cassa integrazione. Se la Fiom si ostinerà a perseguire la sua strada distruttiva a colpi di ricorsi e tribunali – conclude Zenga – vorrà dire che noi a Melfi per l’approvazione del nuovo contratto applicheremo l’accordo del 28 giugno e quindi sarà la Fiom che avrà scelto di stare fuori dal sistema di rappresentanza previsto dallo Statuto dei lavoratori e fuori dal mondo”.

Il nuovo contratto si baserà, infatti, sul sistema di rappresentanza previsto dallo Statuto dei Lavoratori: le RSA. Questa scelta, qualora la Fiom continui a sottrarsi alle intese già in vigore e non firmi il nuovo accordo di Gruppo, comporterà l’impossibilità per questa organizzazione d’avere proprie rappresentanze negli stabilimenti Fiat. Come sancito dall’art. 19 dello Statuto dei Lavoratori, in base al quale il diritto alla rappresentanza è prerogativa dei soli sindacati firmatari degli accordi collettivi. È inutile che la Fiom continui ad abbaiare alla luna! Si è chiamata fuori dalla Fiat e dalla realtà sindacale dell’industria metalmeccanica. La Fim e le altre organizzazioni sindacali stanno facendo solo sindacato, tutelando al meglio possibile il lavoro e le condizioni dei lavoratori, così come stanno facendo in questa crisi globale tutti gli altri sindacati in Europa e nel mondo industrializzato. È la Fiom che deve tornare a fare sindacato ed assumersi le responsabilità che spettano a un grande sindacato industriale.

Dunque dopo l’uscita di Fiat da Confindustria è necessario che nei prossimi giorni si apra un tavolo negoziale per dare a tutti i lavoratori una copertura contrattuale che ne migliori le condizioni economiche e normative. Questo è il tassello che manca per completare il percorso di rilancio del lavoro in Fiat. Su questi temi avvieremo una diffusa informazione, coinvolgendo RSU ed iscritti, così da contrastare chi semina falsità e confusione contro l’interesse dell’insieme dei lavoratori.

 

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