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FITA CNA Basilicata, gli autotrasportatori in ginocchio per il caro costi

“L’autotrasporto non può più aspettare. La crisi economica, il vertiginoso aumento dei costi del gasolio e delle assicurazioni, oltre che dei pedaggi autostradali, stanno mettendo alle corde le imprese. Dall’inizio del 2009 ad oggi i due Albi Provinciali di Potenza e Matera hanno  registrato oltre 200 cancellazioni in parte compensate dalle nuove iscrizioni presentate nella forma giuridica della società di capitali a conferma di una sorta di crescita, per lo meno dal punto di vista della forma giuridica, del tessuto imprenditoriale regionale del settore”. Non nascondono la loro preoccupazione Giuseppe Stella e Leo Montemurro rispettivamente presidente e segretario della FITA CNA di Basilicata.

“Il nostro settore sta praticamente morendo evidenzia Stella – stiamo vivendo una lunga e lenta agonia. E’ aumentato il pedaggio delle autostrade: il costo delle tratte autostradali è cresciuto mediamente del 12/13%. Il tutto in aggiunta ai rincari del 2010 pari al 15% in più. Il gasolio è alle stelle: si è registrato un incremento del 29,06% dal gennaio 2009 più il 15,58% dal gennaio 2010 (stiamo superando i livelli di luglio 2008)”.

“La categoria aspetta ancora di poter utilizzare gli strumenti normativi concordati nel protocollo d’intesa firmato lo scorso 17 giugno – spiega Leo Montemurro   l’Agenzia delle Entrate blocca le procedure per consentire i controlli a carico dei committenti del trasporto previsti dalla legge 133 del 2008 e, in questo modo, il rispetto dei costi minimi di sicurezza e l’osservazione dei tempi di pagamento non trovano alcuna applicazione concreta. Il Ministero dei Trasporti non ha ancora assunto alcuna iniziativa per emanare il decreto necessario per definire le modalità per i tempi di carico e scarico delle merci e l’Osservatorio, l’organismo deputato a elaborare i costi di esercizio per i contratti scritti, è nei fatti bloccato”.   

La Presidenza della Cna Fita ha preso atto del fatto che l’esecutivo ha stanziato nella legge finanziaria le risorse, così come era stato concordato, ed è pronta però a valutare entro la fine di gennaio la rottura del patto sulla pace sociale se il governo non darà veloci e concreti segnali per dare attuazione alle norme di legge emanate.

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