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Giunta regionale pugliese approva fusione dei comuni di Acquarica del Capo e Presicce

La Giunta regionale ha approvato oggi uno schema di disegno di legge per istituire il nuovo Comune di Presicce-Acquarica, in provincia di Lecce. Si tratta della prima fusione di comuni in Puglia dopo il varo della la legge “Delrio” del 2014 che incentiva le fusioni tra enti comunali. I consigli comunali dei due comuni hanno già approvato l’aggregazione intercomunale e ora toccherà al Consiglio regionale sancirla, se ci sarà un esito positivo del referendum consultivo che sarà indetto.
Il progetto della fusione dei due comuni del Basso Salento ha l’obiettivo di conseguire economie di scala nella gestione dei servizi erogati ai cittadini; di migliorare la performance complessiva rispetto a quanto fatto dai due comuni singoli; di accrescere il “peso politico” del territorio; di conseguire i benefici statali e regionali, utili o persino
necessari per il conseguimento di molti degli obiettivi che gli organi d’indirizzo e di governo del nuovo ente locale territoriale si prefiggeranno.
I due Comuni sono infatti convinti che il modello organizzativo fondato sull’organizzazione monadica” della cosa pubblica fosse un’esperienza da mettersi alle spalle poiché poco efficiente, poco efficace e scarsamente economica e non più in linea con i tempi correnti, anche a causa dei tagli lineari ai trasferimenti erariali che da anni il sistema delle autonomie locali territoriali subisce. I minori trasferimenti da parte dello Stato ai comuni, che devono chiudere in pareggio il bilancio, producono l’inevitabile conseguenza della riduzione dei servizi e/o dell’aumento della pressione tributaria a carico dei cittadini e del sistema delle imprese (nel periodo di tempo 2010-2018, il comune
di Presicce ha dovuto subire una riduzione dei trasferimenti erariali, pari a 589.870 euro, mentre il comune di Acquarica del Capo di un importo pari a 436.063 euro, per un ammontare complessivo di 1.025.933, euro).

A questa situazione, in gran parte insostenibile, gli organi politico-amministrativi dei suddetti comuni hanno risposto con il tentativo di darsi un nuovo modello organizzativo di natura aggregativa, basato sull’integrazione delle risorse umane, finanziarie, strumentali, territoriali dei singoli comuni che è fortemente incentivato, non soltanto dal
punto di vista finanziario, da parte dello Stato, ma anche dalla Regione Puglia.
La legge di bilancio 2018, aumentando il contributo statale ai comuni nati da fusione (passa dal 50% al 60% dei trasferimenti erariali 2010) consentirebbe infatti al nuovo comune unico di beneficiare di un trasferimento
annuale massimo concedibile da parte dello Stato, pari a 1.776.086 euro e di 17.760.867 euro in dieci anni, poiché
la legge fissa in dieci anni il periodo di tempo all’interno del quale viene sostenuta finanziariamente ogni singola fusione di comuni.
Accanto all’incentivazione finanziaria statale si pone anche quella della Regione Puglia, prevista dalla legge regionale. La fusione dei due comuni è il prodotto finale di un procedimento amministrativo complesso, all’interno del quale un posto di rilievo è assegnato dalla Costituzione, dalla legislazione ordinaria e dalla legislazione regionale al referendum consultivo, attraverso il quale occorre preventivamente sentire “le popolazioni interessate”, prima
che il Consiglio della Regione Puglia approvi la legge istitutiva del nuovo comune.
La necessità della fase referendaria ha consentito di organizzare nel territorio dei comuni di Presicce e di Acquarica del Capo, interessati al processo aggregativo comunale, una serie d’incontri di sensibilizzazione e d’informazione dei
cittadini sui suoi punti di forza e di debolezza, sulle opportunità e sulle minacce che la fusione intercomunale potrebbe implicare, per poter consentire ai cittadini dei due comuni di esprimere il loro voto referendario in maniera

cosciente e consapevole, visto che la fusione non consente ad essi la possibilità di fare rivivere i preesistenti comuni in caso di prevalenza dei «SÌ» alla fusione, né permette ai cittadini e alla Regione di potere
riproporre, nel breve periodo, un nuovo referendum consultivo sulla fusione dei medesimi comuni in caso di supremazia dei “NO”.

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