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Ilva, D’Alò attacca il ministro Di Maio

Di Maio sceglie ancora di non decidere prendendo ulteriore tempo. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, durante la conferenza stampa odierna – convocata per illustrare il parere dell’Avvocatura dello Sato sulla procedura di aggiudicazione dell’Ilva – ha ancora una volta mostrato la sua contraddittorietà.
In sostanza dice che, l’atto è illegittimo perché c’è stato un abuso di un eccesso di potere, ma per poter giustificare l’annullamento c’è bisogno che sia stato leso la tutela dell’interesse pubblico, aprendo quindi il fronte con il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. Questa per noi rappresenta un’ulteriore perdita di tempo e soprattutto una sorta di scaricabarile verso i sindacati. Di Maio nel corso della conferenza, rispondendo alle domande dei giornalisti, fa presente che alla data fatidica del 15 settembre ci si deve arrivare comunque con una trattativa tra i sindacati e Mittal.
La Fim Cisl ha la sensazione che per il ministro Di Maio il passaggio dell’Ilva a Mittal vada comunque bene e che questi approfondimenti in atto abbiano solo finalità politiche o, nella migliore delle ipotesi, che qualcuno prenda al posto suo la responsabilità di chiudere definitivamente lo stabilimento. Di sicuro non può scaricare al sindacato questa responsabilità: se la gara è illegittima – come dice – la trattativa la facesse da solo! Forse si va in cerca di vittorie sui predecessori; le prenda pure, ma il punto è che va assunta una posizione certa: Di Maio deve evitare ogni sotterfugio e dire a chiare lettere se l’Ilva deve essere consegnata o meno a Mittal; se va tenuta aperta o va chiusa; se la gara va annullata o meno.
Se realmente sussistono le condizioni per annullare la gara, agisse assumendosi ogni responsabilità. Al di là di chi sia l’acquirente, ci risulta paradossale da parte del ministro, la richiesta di ultimare le opere – così come erano previste prima – nel 2016 se poi si affida lo stabilimento nel 2017. In sostanza è come dire ti affido lo stabilimento oggi, ma finisci le opere ieri. Contraddizioni da parte del ministro che aumentano anche quando dichiara che se oggi ci fosse un altro acquirente, allora potremmo annullare la gara. In questo modo smentisce se stesso, circa il famigerato piano B, annunciato e mai presentato.

Riteniamo sia giunto il momento di assumersi responsabilità, che come abbiamo spesso ribadito, contrastano con la campagna elettorale. Nel suo tentativo di tenere buoni tutti, il ministro sta ottenendo l’effetto opposto, ma di mezzo nella bilancia del consenso ci sono sempre Taranto e i lavoratori. Non si sottovaluti che così come già successo in precedenza, l’attesa dei lavoratori in cassa integrazione e delle ditte in appalto, oggi chiuse o in ammortizzatori sociali, si potrà trasformare in mobilitazione qualora il futuro ambientale e occupazionale di Taranto dovesse essere messo a rischio dai giochi della politica di qualunque schieramento. Non abbiamo avuto remore a scioperare col governo precedente, non ne avremo con l’attuale se sarà necessario.

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