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Ilva, Panarelli risponde a Emiliano

Emiliano corregge il tiro, ma il risultato non cambia. Si accorge che, qualora dovesse essere eletto Presidente della regione, non avrà il potere di chiudere l’Ilva. Vira, puntando su un sistema di controllo rigido da parte dell’Arpa, su Ilva con la trasmissione dei riscontri agli organismi che possono decretare la chiusura.
Che la più grande fabbrica d’Italia debba essere messa in sicurezza non v’è ombra di dubbio. Lo diciamo ormai da troppi mesi, anche a costo di far risultare il più volte “gridato” connubio Salute, Ambiente, Lavoro una cantilena.
Parlare ancora oggi di chiusura dell’Ilva sembra fuori luogo. Il quesito è stato superato. L’Italia, con i vari governi che si sono succeduti – compreso l’ultimo, quello Renzi -, ha deciso che l’acciaio è di vitale importanza per l’economia del Paese. C’è una legge (la 231 del dicembre 2012) che ha dichiarato lo stabilimento siderurgico tarantino d’interesse nazionale, quindi va ambientalizzato e risanato.
Ora che ci sono le leggi a garanzia del binomio salute-lavoro e che si stanno liberando le risorse economiche per rendere ecocompatibile l’Ilva, ritornare a “dividersi” sul destino dell’Ilva (viva o morta) appare quanto mai “preistorico”. La città, i lavoratori, l’imprenditoria locale, tutti, vogliono sapere altro: siamo alla ricerca di certezze. Per questo è importante fugare ogni dubbio, mettendosi a lavoro – seriamente – per dare a tutti tempi certi sul rilancio della fabbrica. Divisioni e demagogia non servono.
Dal prossimo governo regionale ci aspettiamo ancora attenzione per tutti quei lavoratori che da due anni convivono con gli ammortizzatori sociali, i Contratti di solidarietà. Perché la Regione Puglia, alla pari di altri Consigli regionali italiani, non mette a disposizione incentivi tali da rendere meno pesante la riduzione dell’orario di lavoro a chi è costretto a convivere con la Cds? La Fim-Cisl ha sempre detto – e ribadisce ancora oggi – che l’ambientalizzazione della fabbrica e il risanamento della città non possono e non devono gravare solo sui lavoratori e sulle loro famiglie.
Dare un sussidio ai lavoratori utile ad alleviare i “dolori” dettati dalla decurtazione della Cds, questo si che sarebbe un buono “spot” per la campagna elettorale.
Mimmo Panarelli – Segretario Generale Fim-Cisl Taranto Brindisi

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