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Interpellanza urgente n. 2-00374 presentata dall’On. Rospi ed altri

Interpellanza parlamentare urgente con primo firmatario l’On. Gianluca Rospi, Deputato M5S, per portare all’attenzione del Governo quanto di recente accaduto nel Centro Olio di Viggiano, il comune petrolifero più ricco d’Europa (si estraggono circa 3,4 milioni di metri cubi di gas e l’equivalente di più di 80 mila barili al giorno di petrolio ), paradossalmente in una delle regioni, la Basilicata, più povere d’Italia. “ Oggi – ha ricordato il parlamentare nel suo intervento in aula – a seguito dell’inchiesta partita nel 2017, dopo il ritrovamento di petrolio in un pozzetto all’interno del Centro Olio, la procura ha accertato che già a partire dal 2009 vi erano stati sversamenti dai serbatoi di stoccaggio, ma le perdite non sono mai state comunicate agli organismi competenti. Perdite, che nel corso degli ultimi 10 anni, hanno contribuito ad inquinare il suolo e il sottosuolo lucano, provocando un vero e proprio disastro ambientale. La procura di Potenza – ha aggiunto l’On. Rospi – nelle ultime settimane ha disposto diverse misure cautelari, tra queste gli arresti domiciliari per l’allora responsabile del Centro Olio; risultano, inoltre, indagate altre 13 persone tra le quali alcuni componenti del Comitato Tecnico Regionale della Basilicata, organo preposto alla vigilanza degli impianti a rischio incidente rilevante. Tra i reati ipotizzati dalla procura, vi sono: disastro ambientale, abuso d’ufficio e falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale. Inoltre, dalle indagini a carico dei funzionari, è emerso che l’organismo aveva prescritto una maggiore frequenza nei controlli sui serbatoi di petrolio del Centro Olio e di valutare l’ipotesi di dotare i serbatoi stessi di doppi fondi. Secondo la procura, le prescrizioni del Comitato Tecnico Regionale sono state però apertamente e dichiaratamente disattese dall’Eni, senza che il Comitato stesso intervenisse per imporre il rispetto delle disposizioni impartite, mantenendo piuttosto un atteggiamento di consapevole inerzia. Per quanto concerne la posizione dell’Eni, sempre da quanto si apprende dalle carte della procura, questa – ha rimarcato ancora il deputato M5S – ha attuato, nel corso degli anni, una precisa strategia volta a nascondere i problemi e le conseguenze che gli sversamenti stavano causando. La presenza di pozzi estrattivi nelle aree di ricarica dei bacini idrici delle sorgenti delle falde acquifere sotterranee e del fiume Agri (sono 35 in totale in Basilicata), altera infatti in maniera irreversibile le stesse sorgenti idriche, inquinandole, e, nel caso specifico del sistema idrico dell’Agri, utilizzate direttamente, come acqua potabile, e indirettamente, come prodotti della filiera agroalimentare, dalla Regione Basilicata e dalla Regione Puglia.

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