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Interruzione del servizio Centro diurno di Lauria

L’Azienda sanitaria locale di Matera ha disposto l’interruzione del servizio Centro diurno di Lauria, struttura semiresidenziale riabilitativa per soggetti con patologie psichiatriche autori di reato gestita da novembre 2017 da un’associazione di cooperative sociali. Non è però ancora chiaro in che modo si interrompe il servizio e se e in che modo il Servizio pubblico si fa carico degli utenti. In un quadro di completa indefinitezza, le cooperative richiedono chiare indicazioni per evitare atti di irresponsabilità, ovvero violazioni di legge e di deontologia per interruzione di pubblico servizio: un
aspetto che in questo momento pare non riguardare l’Azienda sanitaria, che pone l’accento unicamente sulla parte contabile e amministrativa.
Questa la cronologia degli avvenimenti. In data 1° agosto 2019 l’Azienda sanitaria locale di Matera comunicava all’associazione delle cooperative sociali che, pur essendo il contratto scaduto il 31 gennaio 2019, gli stessi proseguivano tacitamente e indebitamente il servizio richiedendo il pagamento per il periodo successivo alla scadenza. L’Azienda affidataria quindi esigeva nota di credito dalle cooperative non riconoscendo il servizio prestato (il cui pagamento peraltro risulta non ancora corrisposto). L’associazione delle cooperative precisava quindi che mai nessuna nota di
interruzione era stata inviata dall’Asm, che il servizio proseguiva regolarmente visti anche gli ulteriori invii di utenti da parte del Servizio pubblico avvenuti oltre la data del 31 gennaio e sottolineando che le attività garantite, e tutt’ora in corso, sono regolarmente autorizzate dallo
stesso Servizio pubblico di riferimento e che, in particolare, non è possibile interrompere un pubblico servizio in assenza di provvedimenti e indicazioni da parte dell’Azienda. I gestori richiedevano quindi all’Azienda sanitaria provvedimenti e indicazioni per la cessazione del servizio, in sostanza a chi consegnare le chiavi. Richiesta tuttora inevasa perché l’Azienda sanitaria, con una successiva nota dello scorso 16 ottobre, si limitava a ribadire la richiesta di nota di credito, escludendo la fondatezza della pretesa di pagamento, senza alcun cenno sulle modalità di cessazione.

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