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Kamasi Washington al ‘Festival Metropolitano Bari in Jazz’

Dopo lo straordinario successo dell’ultimo album The Epic e l’atteso nuovo lavoro che uscirà il prossimo autunno, torna in Italia all’Anfiteatro Ponente di Molfetta per il penultimo concerto del Festival Metropolitano Bari in Jazz, il prodigio della nuova generazione jazz americana, pupillo di Flying Lotus e punta di diamante della sua etichetta BRAINFEEDER. Un gigante come il sassofonista Kamasi Washington e la sua black music per un concerto che conferma  il carattere originale e il prestigio nazionale ed internazionale di questa tredicesima fortunata edizione del Festival Metropolitano. Con la sua “espansione geografica” – sedici concerti in dieci comuni dell’area metropolitana e a Matera –  il Festival sta dimostrando a pieno titolo tutto il suo dinamismo culturale e la voglia di crescere sempre più all’insegna della leggerezza e delle contaminazioni musicali.
Washington, nato a Los Angeles, figlio di musicistiha studiato presso l’Accademia della Musica della Hamilton High School di Los Angeles, specializzandosi in etnomusicologia.   Negli ultimi mesi il 36enne Kamasi, ha vissuto un pò da nomade, girando il mondo per promuovere il suo esordio The epic, uno degli album jazz più importanti degli ultimi anni. Un disco che ha convinto gli appassionati del genere e ha conquistato un pubblico tradizionalmente ostico: i giovani.
Da molti anni un album jazz non raccoglieva un consenso così ampio e trasversale negli Stati Uniti e in Europa.  Washington è stato in grado di mescolare la spiritualità di John Coltrane alla psichedelia di Sun Ra, creando un disco che non dimentica le radici, ma è fortemente ancorato alla contemporaneità. Tra le sue collaborazioni spiccano: Kendrick Lamar, Raphael Saadiq, Snoop Dogg e Lauryn Hill.
Kamasi è un talento puro, un visionario del proprio strumento. A cavallo tra il 2015 e il 2016, per Washington arriverà una fulminea consacrazione. Dopo i primi tre album autoprodotti, incide il triplo album The Epic, (quasi 3 ore di musica): il disco riceve numerose lodi dalla critica per le sue contaminazioni funky e gli stilemi fusion. Nel 2016, vince tre riconoscimenti della rivista musicale DownBeat per il Miglior album, Miglior artista jazz emergente e Miglior sassofonista emergente.

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