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L’annoso problema delle royalties del petrolio

Il Governatore De Filippo non ha alcuna intenzione di ‘scomodare’ il Governo a rivedere la ridicola offensiva mortificante e inconcepibile percentuale di royalties per il petrolio estratto da noi. Le parole che ha pronunciato ieri in Consiglio Regionale rispetto ad una proposta, questa volta concreta, da parte del consigliere Autilio di una legge regionale da trasmettere al Parlamento per arrivare dall’attuale 10% al 50%, sono inequivocabili: poiché lo Stato incassa dalle compagnie petrolifere un gettito fiscale altissimo – è il pensiero del nostro bravissimo Governatore-sceicco – non si può chiedere di più. E ci ha fatto persino una ‘lezioncina di fiscalità, elencando tutte le voci correlate all’estrazione di idrocarburi che finiscono nelle casse statali. Dunque, noi lucani dovremo continuare anche a pagare per la Guerra in Abissinia, perché forse non tutti gli automobilisti sanno che nel determinare il costo complessivo del carburante alla pompa, tra le numerose voci c’è anche questa. Intanto prendiamo atto dai calcoli di De Filippo che alla Basilicata sono andati 109 milioni di euro di royalties, e allo Stato, sempre per il petrolio da noi estratto, ben 3 miliardi di euro di accise. E la proiezione al 2015 è ancora più favorevole per lo Stato, che con l’incremento dei barili di greggio estratto, punta a raddoppiare l’attuale incasso, che equivale alla Finanziaria.

Noi dissentiamo profondamente da questa strategia remissiva, in danno della Basilicata, della Giunta Regionale (fortemente sostenuta dal Pdl) che affida ogni possibilità di benefici per l’estrazione di petrolio dalla Val d’Agri e Sauro solo ed esclusivamente al Memorandum d’Intesa. Insomma, ieri De Filippo è apparso deciso a non spaventare i Ministri Tremonti e Romani da ‘richieste particolari’, sostenendo un’altra tesi assai peregrina: inseriamo il diritto della Basilicata nel decreto sviluppo che il Governo sta preparando. Come se, appunto, bastassero due righi nel nuovo decreto e per incanto potremmo avere il riconoscimento, sempre per ora sulla carta, di un diritto che ci viene negato anche per il tacito consenso del Governatore-sceicco, come avvenne per il diniego dell’istituzione della “Zona Franca” in Val d’Agri – Sauro promossa dal Csail.

Siamo ancora di fronte all’atteggiamento di chi, impavido, continua a credere nella favola di una benevolenza di Tremonti, che alla fine si lascerà commuovere dal grande sacrificio dei lucani e cederà qualche punto percentuale in più di royalties. Evidentemente si finge di non sapere che la Basilicata sta precipitando nel baratro più profondo e che nella graduatoria dei Paesi estrattori di petrolio l’Italia con il 7-10% di royalties riconosciute è al fondo della classifica superata non solo dai Paesi cosiddetti occidentali ed industrializzati come Canada e Norvegia su tutti ma anche dai Paesi dell’Africa come la Nigeria dove forse l’incremento di royalties si spiega anche con l’alto ‘livello di corruzione’ e quindi con il ‘mare di petrol-dollari’ che finiscono non certo nelle tasche dei nigeriani. Per questo siamo orientati a riprendere la petizione popolare che solo qualche anno fa ha prodotto circa 30mila firme di lucani perché il Consiglio Regionale discuta seriamente e subito una legge di iniziativa popolare sull’incremento delle royalties al 50%.

Filippo Massaro – presidente Csail Comitato Promotore Indignati Lucani

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