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Le precisazioni della Provincia sull’oasi di San Giuliano

In merito alla questione dell’abbandono dei rifiuti presso l’Oasi di S. Giuliano occorre fare alcune precisazioni rispetto alle competenze in capo all’Ente. Confermando come la Provincia concordi pienamente sull’inadeguatezza di comportamenti degradanti, cosa che per altro ha in più occasioni stigmatizzato, è necessario evidenziare come l’art.6 della legge regionale istitutiva della Riserva di San Giuliano (n. 39 del 10-04-2000) indichi i Comuni territorialmente competenti quali referenti per la cura dell’asportazione dei rifiuti “e concorrono nella sorveglianza con i propri agenti di polizia urbana, lungo le strade ed in ogni altro luogo pubblico all’interno della riserva… (omissis)”. D’altra parte ciò non potrebbe essere diversamente in quanto, come è noto, la Provincia non ha competenze in materia di raccolta dei rifiuti. Spiace comunque rilevare che a fronte di ciò si vogliano addossare responsabilità che non possono certo essere attribuite all’ente gestore, come già si è fatto di recente con altri articoli, e si tralasci, invece, tutta l’attività che la Provincia realizza nell’ambito della tutela e della valorizzazione della Riserva.

È vero, molto ancora c’è da fare se si vuole affrontare, in generale, il tema delle aree protette nella nostra regione, a partire dalla lotta, impari, che ci vede quotidianamente impegnati contro la perdurante inciviltà di alcuni cittadini, autori di azioni di degrado di vario genere. In ogni caso la Provincia può ritenersi uno dei pochi enti che ha perseguito, e persegue, attività di valorizzazione e tutela delle aree protette, seppur con mezzi finanziari scarsi, che il più delle volte, sono stati reperiti con progetti finanziati da risorse esterne.

La realizzazione del centro visite, ad esempio, costituisce un aspetto alquanto qualificante e unico, non solo a livello regionale ma addirittura nazionale: la messa in esercizio delle strutture, affidate in gestione, rappresenta un punto fondamentale per la crescita di una coscienza della tutela e della valorizzazione delle risorse naturali e ambientali. Il funzionamento delle strutture didattico naturalistiche e delle attività connesse, peraltro, si rifà strettamente all’art. 1 “Ridenominazione, istituzione e finalità della riserva”, comma d, della Legge Istitutiva precedentemente citata: “favorire l’attività scientifica, culturale e didattica promuovendo iniziative atte a suscitare interesse e rispetto per gli ambienti naturali”.

Parlando di aspetti concreti è doveroso ricordare come nell’ambito della Riserva sia stato realizzato, con fondi europei, un centro di recupero di animali selvatici, ormai punto di riferimento regionale, che assiste e cura una media di circa 150 esemplari all’anno di specie di avifauna e mammiferi. A breve, inoltre, sarà realizzato un progetto di potenziamento della didattica e della fruibilità a valere sulla misura PIOT per 400 mila euro.

Sono, inoltre, innumerevoli le iniziative che si cerca di portare avanti, anche in un momento di grande difficoltà finanziaria, grazie anche alla rete di relazioni con il mondo tecnico, scientifico e delle associazioni.

La critica è sempre ben accetta se costruttiva, ben argomentata, rispettosa e, soprattutto, se basata sulla esatta cognizione dei fatti. Di certo la Provincia continuerà a svolgere i propri compiti e solleciterà, come ha sempre fatto, gli enti competenti a collaborare per risolvere talune problematiche che non afferiscono alla propria sfera di attribuzione.

 

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