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Lettera aperta al neo sindaco di Matera Raffaello De Ruggieri

Caro sindaco,
hai bisogno di molti auguri, ora che ti accingi nel gravoso compito di primo cittadino. Ed io te li faccio con sincerità e con speranza. Questa è anche la mia città, alla quale diedi molto della mia passione politica in anni difficili ed esaltanti, quando fummo in molti a costruire la democrazia e la nuova città. E proprio per questo ancora oggi mi sento partecipe dei suoi destini.
Il mio sostegno nell’opera di ricostruzione di Matera non può mancare in un tempo di pregnanza assoluta, quando c’è bisogno dell’abnegazione di tutti, di tutti, nessuno escluso, per incarnare la voglia di crescita e di riscatto di tutto il Mezzogiorno, dando a Matera il ruolo di guida. Guai se perdessimo questa percezione e ci chiudessimo nello sterile perseguimento di obiettivi particolari e campanilistici.
Ognuno di noi deve caricarsi di lungimiranza e aprire le porte della ragione individuale agli interessi collettivi. Credo sia questo un tuo primo compito, facendoti promotore di meriti e fustigatore di mediocrità. La città è ricca di eccellenze e tutte si adoperano con disinteresse nella promozione sociale e civile della comunità. Mi risparmio gli esempi che tu certamente non ignori avendo oparato con lunghissima militanza politica e culturale nella crescita di Matera e del suo territorio. Io stesso fui non di rado attivo testimone di queste tue battaglie che vanno ascritte a tuo merito. Oggi la città ti rende mercede di tali meriti e ti chiama alla catica di primo cittadino per un ulteriore atto di saggezza.
E ciò avviene ora che Matera è Capitale della Cultura 2019, e quando ancora incerto appare il dibattito sulle prospettive aperte da questa irripetibile occasione. Molti, a torto, hanno pensato che tale riconoscimento sia stato un premio, altri, a ragione, pensano che esso costituisca un impegno. Ma forse è più giusto ritenere che si tratti di entrambi. Un fatto appare certo: a favorire la scelta di Matera devono avere contribuito diverse circostanze. Innanzitutto la voglia di riscatto di un intero popolo, fino a ieri ignorato, appena sei decenni or sono additato al mondo da Palmiro Togliatti come una vergogna nazionale da cancellare, e ancora escluso dai collegamenti ferroviari nazionali e penalizzato da un insopportabile isolamento. Io ritengo che c’è storia, molta storia alle origini di questo ambito riconoscimento, storia esaltante, con le sue battaglie meridionalistiche, con le sue lotte per la rinascita e per il diritto alla terra, coi suoi cortei, e con i suoi Sassi. E poi i grandi nomi che qui vennero e qui continuano ad approdare per fare cultura, da Giovanni Pascoli che vi tenne lezioni nel locale liceo a Carlo Levi, primo ad aver acceso luci di identità sui gironi infernali degli storici rioni del Barisano e del Caveoso; da Federico G. Friedmann, il quale aprì a Matera la strada al dibattito per l’emancipazione, a Adriano Olivetti, il benemerito pioniero che scese dal Nord; a Pier Paolo Pasolini, il grande Pasolini, per il quale Matera divenne la nuova Terrasanta, portando col Vangelo dinanzi agli occhi stupefatti del mondo lo sconvolgente scenario delle grotte e delle sue millenarie sofferenze, delle sue rughe di fatiche e di stracci. E poi Francesco Rosi e Tornatore, Luigi Zampa e Mel Gibson e tanti, tanti altri.
E’ lunga la via della storia che ha portato Matera a questo traguardo. E quando la commissione approdò qualche mese fa per venire a guardare da vicino i suoi valori e i suoi limiti, la città si vestì della sua storia millenaria e tirò fuori dai suoi tiretti l’abito della festa e i panni rattoppati, tutto mostrando e nulla nascondendo, presentandosi così com’è, vera e umile, fatta di pasta di pane e di santa pazienza. Certamente i tre commissari inviati speciali dalla giuria interanzionale a conoscere le sei città candidate, non si saranno lasciati influenzare dai discorsi di benvenuti, dai documenti, dalle visitazioni ufficiali, dalle vetrine e dalle luminarie propagandistiche: avranno piuttosto subìto – e chi diversamente può resistere? – il fascino della città misteriosa, che se ne stà nascosta e negletta al riparo dei grandi palazzi del piano, quasi timida e pudica. L’intera città sollevò la schiena per gridare in silenzio millenario dinanzi al mondo la sua voglia di riscatto, del dire basta alla storia negata e per cassare finalmente quella vergogna di cui cento classi dirigenti furono colpavoli. Non i materani che la subirono. I tre commissari tutto questo e altro vennero a vedere scoprire capire nei due giorni di visita a Matera.
E poi un’altra circostanza avrà certamente giocato sulla decisione colleggiale della giuria internazionale di affidare a Matera il privilegio di rappresentare nel 2019 la cultura europea: quella di essere una città del Sud, avendo per questo aspetto qualcosa rispetto alle altre città italiane. Matera non aveva la storia dei Comuni e delle Signorie o dei Principati, era la città che dalla storia esigeva il riscatto, che con la storia doveva riconciliarsi e che la storia doveva riconciliare a sé.
Ecco perchè ha vinto Matera, perchè deve avere tutto ciò che le fu negato per secoli e che le fu scippato dopo l’unità d’Italia. È l’occasione, forse irripetibile, certamente per sognare, ma soprattutto per fare. E bisogna pensare in grande: questo il grande compito che la città e i cittadini materani e lucani hanno dinanzi a sé. Intorno a questo disegno Matera deve ritrovare la sua identità: e anche la sua funzione, che deve guardare al di là delle mura domestiche e cittadine e svilupparsi a Nord verso la Daunia, verso il Sud-Est barese e verso l’antica via Appia a Ovest verso Potenza, a Sud verso il Jonio. Ma non solo infrastrutture viarie e ferroviarie. Il progetto deve mirare a creare interesse e cultura intorno ai valori del territorio e a fare rete con tutte le regioni contermini, a cominciare dai riti e dai culti religiosi e della pietà popolare, dalla via dei castelli federiciani e medievali, dalle sagre e dalle fiere, dai musei e dagli scavi archeologici, dai centri storici irripetibili, dai costumi e tradizioni, dalla sua cucina e sapori, dai boschi e foreste. Ed è proprio in questo contesto che deve rafforzarsi e svilupparsi la battaglia contro il petrolio, impedendo che la Lucania diventi la groviera del Mediterraneo. Ma bisogna anche attrezzare la città di una solida veste identitaria scoprendo e valorizzando, con adeguate e nuove e organizzate strutture, i suoi valori materiali e morali, la sua cultura e la propria storia in maniera nuova, coinvolgente, democratica, chiamando a raccolta tutte le sue forze, gli anziani e i giovani, tutti gli strati della popolazione. Nessuno deve sentirsi escluso. Bisogna mettere in circolo l’uomo con la sua anima, col suo pensiero, con le sue volontà. Il progetto di rigenerazione deve in modo particolare guardare ai bambini realizzando un grande parco per l’infanzia.
Matera, insomma, deve incarnare il Mezzogiorno, tutte le genti meridionali con la loro voglia di riscatto e di rinascita.
E allora auguri sindaco, ne hai davvero bisogno, ne abbiamo bisogno.
Domenico Notarangelo

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