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Matera: Note sull’allestimento del Museo Diocesano

Il Museo Diocesano è allestito nell’edificio realizzato tra il 1901 e il 1906, progettato dall’ing. Lorenzo Giocoli su incarico dell’arcivescovo Raffaele Rossi (1899-1906) e destinato a sede del Seminario. Dopo la morte di mons. Rossi, avvenuta pochi mesi dopo l’inaugurazione della nuova struttura, il suo successore, Anselmo Filippo Pecci, ne ottenne l’elevazione a Seminario inter-diocesano. Con la Grande Guerra, chiuso il Seminario, divenne sede di un orfanotrofio – l’Istituto Fede e Patria – e dopo il secondo conflitto mondiale sede dell’Istituto Magistrale “Tommaso Stigliani” e quindi degli uffici di Curia.

Oggi, dopo lunghi e delicati lavori di consolidamento e restauro, le sale del piano terra ospitano il Museo Diocesano, l’Archivio e la Biblioteca Arcivescovile.

Il percorso museale si apre con una sezione dedicata agli Arcivescovi che hanno sostenuto la realizzazione dell’ex-Seminario e prosegue in un “viaggio nel tempo a ritroso”, partendo dai giorni nostri e raggiungendo le origini della Chiesa materana.

Le opere esposte permettono di entrare «nello specifico pastorale, facendo memoria per l’oggi dell’operato culturale, caritativo ed educativo delle comunità cristiane, che hanno preceduto le attuali nel segno dell’unica fede» (Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Lettera circolare sulla funzione pastorale dei musei ecclesiastici, 15 agosto 2001). Sono infatti esposti manufatti di uso liturgico e paraliturgico quali: pitture, sculture, decorazioni, stampe ecc.; vasi sacri e suppellettili; reliquiari ed ex voto; parati liturgici, stoffe, ricami, abiti ecclesiastici;  manoscritti e libri liturgici, libri corali, spartiti musicali, ecc.; e materiali inerenti l’archivio e la biblioteca: progetti architettonici ed artistici; materiale documentario connesso ai manufatti (lasciti, testamenti, commesse ecc.); materiali connessi al patrimonio storico-artistico riguardanti la Diocesi, le Parrocchie e le Confraternite.

Tra i pezzi più significativi si annoverano l’enkolpion dell’XI secolo, realizzato a Costantinopoli, alcuni esemplari di pergamene in beneventana barese, i reliquiari a braccio di Sant’Eustachio, San Giovanni da Matera, San Biagio, il busto-reliquiario di Sant’Agapito (XV sec.).

La “croce grande” o di “Tota Santoro”, destinata ad essere fusa per finanziare le operazioni belliche promosse da Ferdinando d’Aragona in difesa di Otranto e riscattata dal nobile Giambattista (Tota) Santoro per essere riconsegnata al Capitolo della Cattedrale.

Il corale con la Vita di Sant’Eustachio, i preziosi incunaboli miniati appartenenti alla Biblioteca Arcivescovile, il privilegio riguardante la gabella dello Scannaggio e altri documenti risalenti al XV-XVI sec.

Il Redentore attribuito a Stefano da Putignano e proveniente dalla chiesa di San Pietro Barisano e il bassorilievo della Madonna di Costantinopoli della Cattedrale.

Alcuni doni dell’arcivescovo Giovanni Battista Spinola detto il vecchio (1648-1665): una raffinata croce d’altare in argento, con stemma e iscrizione IOAN. BAPT. SPINOLA ARCHIEP. AN. DNI 1654 e una raffinatissima pianeta in seta viola ricamata in oro, argento e colori appartenuta al Cardinale Lorenzo Imperiali-Spinola, zio dello stesso arcivescovo.

Il Crocifisso in legno ed avorio, il calice e il servizio liturgico in filigrana donato, tra il 1719 e il 1722, dal viceré di Sicilia Nicolò II Pignatelli Aragona Cortes al monastero di Santa Chiara di Matera.

Le opere commissionate al materano Giovanni Donato Oppido per la chiesa di San Domenico e le tele firmate da Vito Antonio Conversi per la stessa chiesa.

I calici di mons. Gaetano Rossini (1855-1867), con alla base lo stemma arcivescovile e tre angeli realizzati a fusione che reggono i simboli della Passione, di mons. Anselmo Filippo Pecci (1907-1945), donato alla Cattedrale in occasione del 25° anniversario della sua consacrazione episcopale e il calice utilizzato nella celebrazione di Giovanni Paolo II del 27 aprile 1991 nel corso della visita apostolica a Matera.

Marco Pelosi

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