BasilicataCronaca

“Nel giorno di Pasqua ho deciso di cessare il mio sciopero della fame”

Il mio digiuno per fame di trasparenza ce l’ha con il Comune di Matera, che per i Sassi – la città antica di Matera estesa su ben 29 ettari – non fa il suo “mestiere” garantendo gli strumenti di programmazione, con l’aggiornamento dei piani di recupero fermi al 1996. Lo sciopero della fame è iniziato il 29 febbraio scorso e dopo venti giorni – il 19 marzo – lo avevo sospeso, per l’annuncio che era finalmente alla firma del Dirigente dell’Ufficio Sassi la risposta attesa da tempo per chiudere la pratica di sub-concessione che si trascina da un decennio – un’era geologica per una impresa. Quando, qualche giorno dopo – il 30 aprile -, è arrivata la raccomandata e ho avuto sotto gli occhi la comunicazione del Comune, mi si è richiuso lo stomaco e ho ripreso il digiuno. Mi sentivo indignato per l’ennesima spudorata falsità perpetrata in atti d’ufficio.

Il giorno di Pasqua mi sono detto: “è ora di trasformare il vissuto di collera verso questa maledetta ‘burocrazia canaglia’ che vuole ridurci a sudditi. Mi sono riconciliato. Poi, ho meditato sul che fare e – mi sono chiesto – “se adesso passasi dalla collera alla sfida del <siate amabili> ?! … Proviamoci, si può fare … Mantenendo la caparbia determinazione che mi si riconosce intendo continuare amabilmente a difendere valori negati dal potere locale che mortificano la cittadinanza, il rispetto, la dignità di chi vive e ama questa città. In ballo c’è la memoria che è anche il futuro della Città. Sì, perché in questo luogo storico che è il simbolo del mondo contadino meridionale, di un popolo millenario di aggrottati capace di materializzare la propria identità in un effetto urbano di esemplare, emblematica sopravvivenza, mirabile rappresentazione della sua estrema miseria e degli atroci soprusi consumati dai suoi dominatori.

Sono arrivato allo sciopero della fame dopo lungaggini ed inadempienze, ‘muine’ ipocrite e mendaci patite in prima persona a Palazzo di Città, nell’umiliante decennale peregrinazione nei corridoi dell’Ufficio Sassi. Stiamo parlando di una vicenda che caratterizza un sistema di governance comunale “garantista verso i forti” e “giustizialista verso i deboli” (…i cittadini meno protetti). Nel caso specifico, un imprenditore turistico nei Sassi, Fabrizio Zampagni, “digiuna per fame di trasparenza”. Una pratica di sub concessione per un progetto turistico- alberghiero, presentato all’Ufficio Sassi del Comune di Matera nel dicembre 2002 attende tutt’oggi di concludersi. I ritardi amministrativi accumulati dall’Ente Locale hanno nel frattempo prodotto la perdita di un contributo regionale; di recente l’imprenditore ha chiamato in causa il Comune di Matera che resta in contumacia. Un danno ulteriore si sta aggiungendo e socialmente ancor più grave. Infatti, recentemente la ditta Zampagni ha ceduto l’investimento iniziale ad una cooperativa turistica, denominata “Cavea”, ma l’operatività della Cooperativa è bloccata per l’inerzia del Comune. Si attende dall’Ufficio Sassi il passaggio alla Cooperativa e il possesso degli immobili pubblici in sub-concessione deliberati dalla Giunta Comunale sin dal gennaio 2009.

La vicenda personale è ormai passata allo jaccuse dell’inerzia insopportabile negli interventi programmatici per la valorizzazione dei Sassi, che pare in continuum nelle ultime gestioni civiche. L’ultimo atto di programmazione compiuto dal Comune di Matera per la Città dei Sassi, risale al Secondo Piano Biennale 1994-96, decaduto in base alla legge 457/1978 sul recupero dei centri storici, laddove si prevede, che trascorsi dieci anni dalla vigenza, gli strumenti urbanistici perdono qualsiasi efficacia. Il Terzo Piano Biennale – pur depositato alla casa comunale, nel 2001, dal tecnico locale incaricato, Arch.Lorenzo Rota, pur presentato pubblicamente dall’Amministrazione Locale il 12 aprile 2003 – non è più stato approvato dal Consiglio Comunale ed è dormiente nei cassetti del Comune.

Mentre la Basilicata – specie negli ultimi sondaggi – registra saldi negativi drammatici, sia per il depauperamento demografico, sia per gli indici di occupazione e disoccupazione giovanile e le piccole imprese locali vivono in drammatico affanno e con la crisi chiudono e licenziano, i Sassi – forse l’unica risorsa promettente di questa Regione (… dopo il petrolio …) – languono. Eppure, sono forse l’unico fattore incoraggiante di un trend economico ancor più reso desolante dalla crisi che non tende a demordere. Al riconoscimento Unesco nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità, che risale agli inizi degli anni ‘90, insieme alla Legge 771/86 per la rivitalizzazione dei Sassi, si era avviato il miracolo insperato della rivitalizzazione dei Sassi, dopo lo sfollamento e la diaspora degli anni ’50.

… Così, da “vergogna nazionale” che furono, si è passati al riconoscimento UNESCO quale Patrimonio Mondiale dell’Umanità e più recentemente alla candidatura per il 2019, a Capitale della Cultura Europea … Ma, l’impulso propulsivo iniziale, adesso pare sia caduto in una “pausa regressiva” avvilente.

Eppure, la Città dei Sassi rappresenta l’unica locomotiva attrattiva capace di valorizzare l’immagine turistica dell’intero territorio regionale. Crescono incessantemente, ogni anno, i flussi dei visitatori che riconoscono la sorpresa di un centro storico non usuale, caratterizzato dalla sapienza contadina di un popolo umile e colto, che seppe trasformare – senza eccedenze monumentali – i luoghi della miseria nella possibilità di sopravvivere in solidale convivenza e in una perfetta integrazione con l’ambiente brullo e rupestre.

Se ho concluso a Pasqua lo sciopero della fame, adesso completerò con ‘un programmino ben nutrito’, servendo ai poteri locali un menù abbondante e capace di sfamare il bene comune.

Prima portata: una “class-action”, mediante raccolta dei casi di malaburocrazia segnalati dai cittadini frequentanti l’Ufficio Sassi, per farne una specie di “registro epidemiologico” e attivando quindi un’azione collettiva risarcitoria, a tutela di quei cittadini meno protetti e più indifesi, costretti ogni giorno all’anticamera umiliante e depressiva di un’amministrazione comunale sorda ai bisogni, sensibile solo a manovre di convenienza od opportunistiche.

Seconda portata: denuncia alla Procura per reiterati abusi e falsi d’Ufficio, in deroga ai vincoli urbanistici per il recupero – prodotti dall’Amministrazione Comunale, a vantaggio dei soliti privilegiati -.

Terza portata: “Moratoria di Matera 2019 a Capitale della Cultura Europea” in una petizione indirizzata al referente europeo, Doris Pack, perché si ritenga sospesa la candidatura agli onori europei, finché il Comune non risolva il ritardo negli strumenti di programmazione e non rimuova la questione morale rappresentata da “la moglie del re” (… il Capo di Gabinetto del Sindaco) … “che senza sospetto non è”.

Quarta portata: richiesta indirizzata al Presidente della Regione per la nomina di un Commissario ad acta che intervenga sulla inerzia dell’Amministrazione Locale, atteso che ha disatteso il “mestiere” che le è proprio di garantire l’ordinaria programmazione (e tanto più su una porzione di territorio così preziosa).

Intanto, ora e subito, c’è la richiesta – straordinaria ed urgente – di un Consiglio Comunale dedicato agli strumenti “vacanti” di programmazione per i Sassi.

Da martedì – ancora ben forti e corroborati dall’evento pasquale – sulla piazza centrale di Matera sarà allestito un grosso container, lungo sette metri, a simboleggiare una città ferma … Perché il “bos lassus …” che “… firmius figit pedem” – com’è scritto nello stemma del Comune di Matera – vuole rappresentare il bunker per rafforzare il messaggio dei cittadini è ora che si muova e cambi il destino insopportabile patito dalla maggioranza dei cittadini.

Dr. Fabrizio Zampagni – Imprenditore turistico Sassi si Matera

 

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