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Nota della segreteria Smi sulla protesta delle guardie mediche in Basilicata

“Quanto sta accadendo nei confronti della Guardia Medica in Basilicata, risulta disonorevole per una comunità civile e democratica, decisamente in contrasto con la cultura del rispetto degli uomini e dei valori politici della “povera” sinistra che fino a prova del contrario governa questa Regione. Fra i valori della sinistra noi consideriamo, il rispetto dei patti, la tutela dei più deboli e la difesa del Servizio Sanitario Pubblico come baluardo dell’universalità delle cure cui tutti i cittadini, senza distinzione, possono accedere”. E’ quanto afferma, in una nota, la segreteria regionale del Sindacato medici italiano (Smi).
“Riteniamo doveroso questo chiarimento per un’opinione pubblica cui potrebbe arrivare un’informazione fuorviante, che rischia di far apparire questi Medici privilegiati e avidi, il che è l’esatto opposto della realtà. Occorre che tutta la classe medica sia sensibilizzata a questa problematica che colpisce una parte della categoria, ma mette in discussione la dignità intera della professione, per una levata generale di scudi, a partire dall’Ordine dei Medici. Nessun Medico può sentirsi immune da quest’attacco che si aggiunge alla storia di questi ultimi anni che vede la professione soccombere, tra sudditanza alla politica, spauracchi medico-legali con aggressioni risarcitorie, e soprattutto bersaglio del malcontento diffuso dei pazienti che addossano ai Medici le inefficienze, le liste d’attesa e la progressiva perdita di servizi.
Spieghiamo brevemente perché sono contraddetti tutti questi principi:
1) Il rispetto dei patti: Il CCN della Medicina Generale nella sua parte che delega alle trattative regionali, ha sancito nel 2008, in un tavolo con tutte le parti coinvolte e nella piena legittimità, di corrispondere delle indennità ai Medici di Continuità Assistenziale (Guardia Medica). Un’indennità che si riferisce al rischio connesso alla modalità di svolgimento del servizio, rischio della propria incolumità noto da sempre, e clamorosamente confermato dagli ultimi episodi di cronaca, un ristoro all’angoscia e al pericolo di lavorare in sedi disagiate, spesso isolate, essendo alla mercede di qualunque malintenzionato.  E’ risaputo che soprattutto le colleghe sono sovente costrette a lavorare con mariti, padri e fratelli per poter essere un minimo più tranquille. Altre piccole indennità sacrosante riguardano l’utilizzo del proprio automezzo a spostarsi per il nostro territorio con la difficile viabilità che conosciamo, non essendo l’azienda in grado di fornire mezzi e autisti di servizio. Ancora per l’assistenza ai pazienti pediatrici, con l’assunzione di gravose responsabilità in questo delicato ambito dell’assistenza.
D’altra parte, come quasi sempre è accaduto a memoria sindacale, questi accordi sono “mutuati” da accordi già stipulati in altre regioni più grandi e più avvantaggiate dal punto di vista sanitario, non fosse altro che per maggiori risorse disponibili in studio e approfondimento. Nulla quindi di particolarmente originale e avventuroso.
Ovviamente queste voci stipendiali, delegate alla trattativa decentrata, compensano anche la bassa retribuzione base per medici, professionisti impegnati in prima linea in un così difficile compito, e costituiscono lo stipendio su cui ognuno pianifica la sua vita e programma il suo futuro.
Accade ora che la Magistratura Contabile, attraverso le sue letture attente, abbia rilevato un difetto del contratto che non avrebbe, a suo giudizio, legato queste indennità a obiettivi specifici o prestazioni aggiuntive che, una norma successiva alla stipula del contratto, ha iniziato a richiedere, e per questo abbia chiesto chiarimenti in merito alla Regione, contestando nel contempo agli attori interessati, un danno economico per lo Stato, di alcuni milioni di Euro.
Un difetto che potrebbe essere di forma e non di sostanza. Cioè, ammesso e non concesso che gli estensori della trattativa abbiano sottovalutato quest’aspetto, o che non sia stato fatto successivamente con nuove regole,  è fuori di dubbio che un’indennità di rischio rappresenta un compenso a un deficit strutturale e organizzativo delle Aziende Sanitarie. Possiamo solo immaginare quanto costerebbe alla Regione adeguare le strutture della Guardia Medica, così capillari sul territorio, con sistemi di sicurezza moderni, forze dell’ordine a presidio, acquisto di mezzi propri e a estremizzare anche la necessità di autisti perché il Medico dovrebbe svolgere il suo ruolo esclusivo.
Così come la quantificazione economica di una Guardia Pediatrica, il tutto fa globalmente scomparire e annullare quel danno finanziario ipotizzato dalla Corte dei Conti. Un confronto improponibile che fa apparire l’intera vicenda come una tempesta in un bicchiere d’acqua.
Siamo Medici e non conosciamo i meandri e le sottigliezze della materia giudiziaria, che però dovrebbe essere appannaggio degli interlocutori pubblici di una trattativa sindacale, che rinnegandosi e sconfessandosi scaricano ora, perentoriamente, sui medici gli oneri della vicenda.
Cosa ci si spetterebbe dalle regole del buon senso e dell’equilibrio: che la richiesta di chiarimenti della Corte dei Conti veda uno spiegamento di forze della Regione e delle Aziende Sanitarie ad argomentare, così come appare semplice ed evidente, a soddisfare tali richieste.  No, la Regione e i suoi dirigenti come primo atto sospende unilateralmente la corresponsione di quelle indennità e in un vortice di paura schizofrenica di conseguenze personali, fanno una delibera che avvia con urgenza il recupero delle somme corrisposte negli anni precedenti.
Questo prima della pronuncia della Corte che ipotizziamo non potrà che accogliere positivamente quei chiarimenti, per tutto quanto detto, e archiviare il caso.
E’ facile comprendere come i colleghi interessati da questo provvedimento siano entrati nel panico più totale. Non solo vedono depauperare la loro busta paga, paurosamente di diverse centinaia di euro, ma subiscono la minaccia incombente di dover sborsare gli arretrati di decine di migliaia di euro, guadagnati meritatamente sul campo. Non voglio dilungarmi sulle conseguenze economiche per ognuno, ma questo è ignobile e fa semplicemente accapponare la pelle.
In buona sostanza i protagonisti pubblici della vicenda tentano inopinatamente di salvaguardare le loro posizioni, mortificando, impoverendo e sconvolgendo addirittura la vita dell’intera categoria dei Medici di Guardia.
Senza contare che il disorientamento diffuso ha scatenato lo sciacallaggio legale per improbabili ricorsi cui disperatamente affidare le proprie aspettative di ottenere giustizia, e questo ancora prima delle conclusioni della Corte dei Conti.
2) La tutela dei più deboli: I Medici della Guardia Medica rappresentano l’anello più debole della catena sanitaria. Sono esposti in prima linea a fronteggiare sul territorio tutte le possibili urgenze, armati della propria coscienza professionale e umana, abbandonati a se stessi in sedi spesso sfornite di tutto, con pochi presidi e attrezzature, senza una formazione specifica nell’urgenza. Formati e forgiati sul campo e nel tempo andando a costituire un fondamentale punto di riferimento per la popolazione, assumendosi compiti e responsabilità che in un’era di medicina difensiva con tutte le implicazioni medico legali conseguenti, appaiono dei veri eroi. Sono i più deboli perché in una teorica gerarchia della professione, il ruolo della Guardia Medica ha sempre rappresentato una sorta di cenerentola, un’area di passaggio per l’inizio della carriera professionale, con l’attesa di passare a condizioni contrattualmente più consistenti. Costretti a lavorare la notte e nei giorni festivi con le ovvie, negative, ripercussioni sulla sfera personale e familiare. Si sa che il blocco del turnover, la precarizzazione generalizzata e il meccanismo a imbuto dell’ingresso nella Medicina Generale, hanno reso stabile questa professione del Medico di Guardia che vede quindi impegnati, nella stragrande maggioranza dei casi, professionisti di altissimo livello, spesso specialisti.
3) Sosteniamo da sempre il primato del Servizio Sanitario Pubblico che solo può garantire a tutti i cittadini senza distinzione di ceto e di possibilità economiche una pari dignità e, senza voler divagare nei massimi sistemi, osserviamo negli ultimi anni un graduale pauroso depauperamento dell’offerta sanitaria pubblica, centri e cliniche private e/o convenzionate che fioriscono, e sempre di più i pazienti a cercare risposte nella libera professione degli specialisti, creando una disparità fra chi può permetterselo e chi no. I Medici di Guardia rappresentano il presidio sanitario dello Stato sul territorio, per certi aspetti in maniera simile all’Arma dei Carabinieri che rappresenta il Presidio capillare dello Stato in tempa di ordine e sicurezza. Come a dire che lo Stato c’è ovunque a tutelare, con i suoi Medici, la salute dei cittadini indistintamente. Suoi Medici dunque e non mercenari per cui non basta la sola preoccupazione di riempire le caselle dei turni ma professionisti da rispettare e tutelare come un bene proprio e prezioso. Non è come si percepisce ora un fastidioso corpo estraneo che è possibile vessare e maltrattare.
Chiediamo con forza al nostro stimato Presidente di Regione, Medico, Marcello Pittella che assuma a se questa vicenda e con la sua storia e la sua sensibilità metta fine a questo scempio.
Contiamo anche nella capacità dell’Assessore Franconi di stemperare il clima pesantissimo che si è venuto a creare con scenari di scioperi e proteste clamorose che porterebbero a disservizi e penalizzazioni per la popolazione inerme, e d’altra parte costituirebbero sacrosante rivendicazioni dei Medici amareggiati e arrabbiati.
Così come facciamo appello ai Direttori Generali delle Aziende Sanitarie, anch’essi Medici, che nella fatica quotidiana a svolgere il difficile compito cui sono chiamati, trovino le soluzioni più giuste”.

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