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Ogni pietra al suo posto

L’antica tecnica dello spietramento dei campi ha garantito nel tempo la costruzione di centinaia di chilometri di muretti a secco, realizzati con le pietre raccolte e accumulate lungo i bordi dei campi. Innumerevoli strutture che costituiscono elementi essenziali di molti paesaggi agrari e che oggi in gran parte versano in stato di abbandono. I muretti a secco e i terrazzamenti sono l’esempio principe della tecnica tradizionale che unisce aspetto strutturale e componente estetica. Attorno a queste architetture agrarie si creano importanti nicchie ecologiche di microfauna e microflora. La struttura fatta di pietre a secco permette di captare l’umidità dal vento, di drenare l’acqua in eccesso, di creare, per il processo di escursione termica tra il giorno e la notte, micro percolazioni d’acqua. Questa tecnica, diffusa in tutto il mondo è stata capace di ricreare nuovi paesaggi, in assoluta armonia con la natura esistente. Popoli lontani migliaia di chilometri hanno raggiunto la stessa tecnica che gli ha permesso di proteggere i pendii o di captare l’umidità per le radici delle piante.

Restaurare e manutenere il paesaggio agrario, nell’ottica di una moderna valorizzazione ai fini turistico-culturali, e agro-silvo-pastorale, passa necessariamente dal restauro di queste straordinarie architetture. Attraverso l’applicazione delle tecniche tradizionali si permette a interi sistemi paesaggistici di ritornare in equilibrio: spesso è proprio la mancanza di continuità con le conoscenze del passato che provoca l’involuzione di sistemi che si sono mantenuti stabili per secoli.

Ma l’attenta scelta delle pietre, la sfaccettatura, l’incastro perfetto, fanno di questo antico lavoro manuale una vera e propria arte oramai scomparsa, simile al restauro di un antico mosaico, dove ogni pietra deve avere il suo posto, persino la dimensione giusta. Sembra semplice, eppure non lo è. Nel restauro a regola d’arte è importante non utilizzare nè la malta, nè pietre di materiale diverso da quello che la stessa campagna locale restituisce. Se un muretto è in alcuni tratti malmesso e diroccato, non deve essere ricostruito ex novo, ma recuperato appunto, ridisegnato nella forma e nelle linee originarie.

Anche in quelle che rimandano all’ambiente circostante, al paesaggio. Il muretto a secco fa infatti parte di un insieme e la vegetazione che cresce spontaneamente sulla traiettoria della recinzione, non può essere spiantata.

Un mandorlo deve essere infatti salvaguardato e potato “moderatamente”, qualora interferisca con i lavori di restauro del muretto a secco. Bisogna inoltre assicurare la realizzazione di cunicoli a livello del terreno, simili a quelli di scolo. In realtà devono servire per assicurare il passaggio di piccoli animali o grandi animali come gli splendidi esempi conservati nella Masseria Strada nel Parco della Murgia Materana. Tanti saperi tradizionali che hanno modellato per secoli il paesaggio agrario, oggi costituiscono una parte importante del capitale della nostra terra.

Un’altra peculiarità del paesaggio agrario dell’intero areale mediterraneo, sono i terrazzamenti, risultanti di fatiche plurisecolari degli uomini, che, per ottenere risorse per la sopravvivenza, hanno modificato l’aspro assetto dei versanti. Questa tecnica agricola ha permesso di creare superfici coltivabili dove non esistevano, sorrette da muri a secco in pietra, raccolta in superficie o cavata dalla roccia. I terrazzamenti sono di valore storico con profondi legami col paesaggio consolidato e con la difesa del suolo. Importanti esempi sono quelli del Parco delle 5 Terre, della Costiera Amalfitana, che attraverso la valorizzazione di questi sistemi tradizionali hanno trasformato i loro luoghi agricoli in paesaggio culturale ricavandone anche una risorsa economica, legata al turismo e alle produzioni delle coltivazioni.

Queste tecniche sono frutto di approccio integrato, di un sapere stratificato tramandato da maestro a discepolo. Un mestiere dove già la scelta delle pietre diventa un momento di contemplazione della natura. Attraverso l’applicazione delle tecniche tradizionali si permette a interi sistemi paesaggistici di ritornare in equilibrio, spesso è proprio la mancanza di continuità con le conoscenze del passato che provoca l’involuzione di sistemi che si sono mantenuti stabili per secoli.

Il muretto a secco di un terrazzamento è più elastico nel rispondere alle sollecitazioni di uno smottamento di terreno, permette all’acqua in eccesso di essere drenata e smaltita, consente la ricostruzione dei suoli. Nel corso del ‘900, l’espandersi dell’economia industriale e dell’urbanesimo sono motivo determinante dello spopolamento delle campagne: nella seconda metà diverrà una vera e propria fuga.

Oggi, gran parte delle aree terrazzate sono in stato di abbandono e subiscono fenomeni di degrado sempre più intensi, essendo venuta a mancare la mano dell’uomo, lo “strumento” che per secoli ha provveduto alla loro sorveglianza e continua manutenzione. Oggi a partire dalle aree protette si riaprono scenari interessanti per la ricomposizione e valorizzazione dei paesaggi agrari e pastorali anche ai fini turistici. Le aree protette rappresentano infatti nella nostra regione il 18% della superficie territoriale totale, segno dell’ormai riconosciuto ruolo dei parchi come soggetti attivi nella crescita culturale ed anche economica dei territori orientata alla corretta gestione delle risorse naturali e storiche. Su questi presupposti l’AGEFORMA (Agenzia di formazione professionale della Provincia di Matera) ha organizzato presso il Centro di Educazione Ambientale Mario Tommaselli di Matera un’attività formativa per preparare i partecipanti alle attività di rilievo recupero, manutenzione di terrazzamenti e muretti a secco.

Nell’ambito dell’attività formativa della durata di 300 ore complessive, seguita da 9 allievi, è stata portata avanti la realizzazione di un cantiere didattico per sperimentare il recupero di muretti a secco nel Parco della Murgia Materana. I provetti “paretari”, è questo l’appellativo con cui vengono chiamati i maestri dei muretti nella zona del Salento, si sono cimentati con un’arte nuova, antica ma per loro sconosciuta. Attraverso di essa hanno conosciuto e riconosciuto il loro paesaggio facendolo diventare parte del loro patrimonio.

Tali abilità di carattere tradizionale si ritiene possano avere una nuova e strategica spendibilità sia nell’ambito delle politiche pubbliche di tutela e valorizzazione del patrimonio naturale europeo, che in funzione di interventi di riqualificazione a committenza privata. Su scala locale proviamo solo a pensare all’impatto che potrebbe avere la riqualificazione dei muretti a secco e dei terrazzamenti rientranti nella riserva integrale del Parco, la Gravina di Matera. Innescherebbe un processo di alta valorizzazione del paesaggio, darebbe avvio a nuove figure lavorative, produrrebbe attrattive turistiche importanti.

Su questa grande operazione di ricomposizione dell’antico paesaggio agrario e pastorale potrebbe giocarsi una partita strategica per affermare con forza l’identità del Parco della Murgia Materana e costruire uno degli assi strategici della green economy del territorio.

 

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