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Papalione, la nuova zona industriale

C’è un allarmante fenomeno che attiene all’invasività di impianti di energia rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico, che sta creando irrimediabili danni al paesaggio in termini di alterazione dei siti e di aggressivo impiego del suolo. La nostra città non fa eccezione, qualche centinaio di metri prima del suo ingresso, a ridosso dell’ospedale Madonna delle Grazie, potete far visita ad un parco fotovoltaico realizzato nella nuova “area industriale del Papalione”. E’ uno scandalo che oltraggia la città, decenni di tutela del territorio dimenticata, annullata. Quanto realizzato dovrebbe far indignare i perbenisti, gli ambientalisti, i paesaggisti, quelli che si rinzelano e si indignano sulle politiche energetiche nazionali; che ritengono superfluo guardare sotto casa loro, perché certi della giustezza dei provvedimenti dei loro amministratori di sinistra che fanno tanto ecologia, perché per costoro c’è sempre e comunque la pregiudiziale positiva, oltre che il silenzio e il non vedere. La nuova frontiera economica è l’energia; le scelte passate sotto l’onda emotiva hanno favorito pseudo priorità energetiche e speculative, collaborate da una politica che fa credere di aver a cuore il territorio e lascia intendere che non vi sia alcun pericolo, anzi ci dicono che queste opere danno valore al territorio; nulla di più falso, nessuno dice che i suoli sottostanti gli impianti vengono irrorati di sostanze altamente tossiche per evitare la crescita di qualunque forma di vita. Massiccio uso di erbicidi totali, tossici non solo per la vita vegetale ma anche per quella animale. Del resto la preoccupazione si è diffusa subito in tutt’Italia, nelle aree agricole, ora in città. Qui a Matera nella immediata periferia, vicino abitazioni stanno comparendo folli impianti fotovoltaici industriali a terra, che oltre a compromettere il paesaggio, rappresentano un impatto visivo e psicologico forte, soprattutto per chi era certo di poter continuare a vivere in una comunità contadina e beneficiarsi della cultura gastronomica del territorio. Ma le preoccupazioni non si limitano solo ai diserbanti gettati per uccidere, fare scempio di ogni erba o forma di vita sotto i pannelli, molteplici sono le alterazione che percepiamo, non in ultimo quello del non aver più lo stesso paesaggio, della sensazione del non trovarsi più un luogo salubre. C’è da chiedersi se chi trae beneficio economico dal suo impianto fotovoltaico o eolico, non debba risarcire anche chi, per effetto dell’altrui business commerciale è costretto a non veder più il suo paesaggio, perché qualcuno lo ha variato con tratti innaturali, con torri e pale che girano; o chi ha deciso di vivere in una casa di campagna e lo ha fatto per essere a contatto con la natura e non già per ritrovarsi nelle immediate vicinanze della sua proprietà, aree industriali per la produzione di energia elettrica; nell’aver come panorama staffe di ferro e pannelli di silicio grigio, oppure eco-mostri che gli dicono produrre energia pulita. La modifica del paesaggio ha riflesso su ognuno di noi, non ci farebbe piacere vedere pale eoliche nella direzione dello scenario dei Sassi, intanto oggi le vediamo sulle Dolomiti lucane. Occorre predisporre subito una regolamentazione chiara sulle scelte che attengono le autorizzazioni per gli impianti industriali. E’ assolutamente necessario sollecitare un dibattito in Consiglio comunale prima che sia, come nel caso, troppo tardi; porre i vincoli necessari prima che si decidano gli investimenti. C’è bisogno di individuare le aree da tutelare da scempi para-ambientalisti che vorrebbero torri eoliche ben in mostra ed impianti industriali a terrà ovunque. Il nostro impegno per quel che attiene le politiche energetiche rinnovabili va nella direzione dell’incentivare, la città all’autoconsumo con piccoli impianti per uso domestico; di tutelare il paesaggio; nell’aver rispetto per chi vive la periferia della nostra città.

Adriano Pedicini Consigliere Comunale PDL

 

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