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Partire con un treno……tornare con Facebook

Si è tenuta nel teatro parrocchiale della chiesa Santa Lucia, a Montescaglioso, la presentazione del libro di Pippo Bellone “Partire con un treno…tornare con facebook”. Seconda fermata Montescaglioso perché, com’era giusto che fosse, Pippo Bellone ha scelto di fare la prima presentazione a Sambuca, suo paese di origine che è anche stato “musa ispiratrice” del libro, o perlomeno lo sono stati i ricordi che l’autore conserva nel suo cuore. La serata è stata organizzata dai Giovani Democratici di Montescaglioso, con il valido supporto di alcuni componenti della Futura Compagnia SenzArte, sia per quanto riguarda l’organizzazione (Cinzia Suglia), sia per la lettura di alcuni brani (Angelica Didio, Rocco Locantore e Vincenzo Malvasi hanno declamato in modo emozionante alcuni racconti tratti dal testo).

A moderare gli interventi Maddalena Ditaranto giovane componente del direttivo PD di Montescaglioso si sono poi avvicendati gli interventi di Angelo Raffaele Ditaranto, componente dei Giovani Democratici di Montescaglioso e la Dott.ssa Maria Bubbico, bravissima e coinvolgente oratrice, già sindaco di Montescaglioso. Lo scrittore Bellone, visibilmente emozionato, anche per la partecipazione di un’ampia platea, ha risposto alle opportune e puntuali domande di Maddalena Ditaranto, brava da far sì che emergessero chiaramente e che fossero palpabili le sensazioni, le emozioni ed i ricordi che hanno spinto l’autore a tradurre questi sentimenti in libro autobiografico.

“Sono stato costretto, da piccolo, a lasciare il mio paese per raggiungere il paese della cioccolata. Un’adozione che non è andata mai a buon fine. Un giorno un amico mi disse: Pippo la situazione di ognuno di noi dipende da una “S”. Al momento tu sei un Oggetto, devi decidere se diventare o meno un Soggetto, allora io e mia moglie decidemmo di diventare Soggetti e lasciammo quella terra per raggiungere Montescaglioso, mia seconda città adottiva, adozione andata a buon fine questa volta. L’idea di scrivere un libro è nata dopo che, attraverso facebook, ho ritrovato gli amici di infanzia lasciati a Sambuca, dove ho scelto di fare la prima presentazione del libro e lì ho avuto la sensazione che il paese intero mi accogliesse a braccia aperte.”.

“Ho ritrovato nelle pagine di questo libro tante storie sentite e risentite dai miei genitori, penso alla fila al fontanino raccontata da mio padre, ai grandi momenti corali quali, quali la raccolta delle olive e la mietitura del grano. Esperienze vissute anche da me bambino e che oggi nessuno più prova”, racconta, in uno dei suoi passaggi, Raffaele Ditaranto e poi continua “infine c’è la scoperta di una nuova forma di comunità, meno reale, ma che torna a far sentire quell’appartenenza perduta, riscoprendo e ritrovando amici e figli di amici che ti fanno sentire di nuovo a casa. Facebook”.

Prima della conclusione è intervenuta la dott.ssa Bubbico: “La nonna figura centrale; ancora una volta una figura femminile come riferimento…Il libro parla di storie di emigrazione diverse rispetto a quelle che vivono gli attuali immigrati, ma sempre storie di sofferenze. Ci si spostava all’estero perché si era costretti, per cercare lavoro, allora vi era l’auspicio che un giorno si potesse arrivare ad una situazione di movimento libero, ma purtroppo non succede ancora così: tanti giovani sono costretti ad emigrare non per piacere, ma perché costretti”. Maria Bubbico ha poi parlato dell’importanza della tecnologia e quindi di internet e dei social network, ma ci ha tenuto a sottolineare che importanti sono le relazioni ed ha esortato i genitori ad invitare i figli a scrivere, trovare nella scrittura un momento catartico un modo per elaborare i propri pensieri, le proprie emozioni, tutto ciò che si ha dentro e conclude dicendo che il ruolo della famiglia oggi è fondamentale visti anche i continui attacchi cui è soggetta la scuola pubblica. Dopo alcuni interventi dal pubblico la serata si è conclusa con la lettura di poche righe di un brano scelte dall’autore.

“Durante gli anni tornavo e cercavo ciò che avevo lasciato e che mantenevo vivo dentro di me. Qualcosa cominciava a mutare a livello umano e sociale; la vita quotidiana si era impossessata del nostro cuore. La ragione voleva la sua parte mentre gli affetti si affievolivano. Ma una cosa rimaneva e sempre di più mi conquistava: il paese!”

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