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Pensioni, l’allarme della Consulta anziani DC: “Non può bastare chiederne la rivalutazione”

“Se iI 13,3% dei pensionati riceve meno di 500 euro al mese e il 30,8% tra i 500 e i 1.000 euro, come riferisce oggi il Rapporto dell’Istat che, tradotto nell’ennesima statistica “alla Trilussa”, vale a dire al di là dei dati matematici, è la conferma che il potere di acquisto dei nostri pensionati è ancora più basso, la riduzione dei costi della politica e con essa di privilegi e benefici “esclusivi” di categorie sociali come di amministratori pubblici acquista un ulteriore significato da noi dove da tempo è in atto una campagna di stampa per l’abolizione da subito dei vitalizi ai consiglieri regionali”. Lo sostiene in una nota la Consulta degli Anziani della DC-Libertas della Basilicata, sottolineando che “i pensionati lucani percepiscono, in media, la metà di quelli lombardi ed hanno un reddito annuo tra i 13mila e i 13.500 euro con differenze sensibili tra categorie senza dimenticare le pensioni sociali e di invalidità che ammontano a poche centinaia di euro al mese. Di fatto oltre i tre quarti (76,9%) dei titolari di pensioni sociali percepiscono redditi di importo mensile inferiore ai 1.000 euro (il 39,1% non supera i 500 euro). La quota scende a meno della meta’ tra i pensionati di invalidita’, anche civile (47,4% e 40% rispettivamente) e a un terzo tra i titolari di pensioni di vecchiaia (33,4%) e i superstiti (37,1%). Tuttavia, ben il 26,6% dei titolari di pensioni di invalidita’ civile non supera i 500 euro, a differenza delle altre tipologie per le quali la quota di coloro che percepiscono gli importi piu’ bassi si attesta al 20,9% per le indennitarie, scende all’8,4% nel caso dei superstiti e al 5,3%, nel caso di pensioni di vecchiaia e invalidita’. C’è poi la conferma di una grave disparità perchè un pensionato del Sud percepisce meno di quello del Nord: 14.447 euro contro 17.088 euro. Le pensioni di vecchiaia pesano per il 71,6%

E anche se le donne rappresentano la quota maggioritaria (il 52,9%), sono penalizzate rispetto agli uomini che percepiscono il 56,1% dei redditi pensionistici. L’importo medio dei trattamenti percepiti dalle donne, infatti, è pari al 70% circa di quello degli uomini (13.228 euro contro 19.022 euro). Oltre la metà delle donne (53,4%) riceve meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo (33,6%) degli uomini.

“Sono dati statistici che – a parere della Consulta Anziani DC – ‘fotografano’ solo in parte il forte disagio di cittadini che oltre a sopravvivere facendo i salti mortali sui consumi alimentari, in grande maggioranza, sostengono figli disoccupati e persino sposati e nipoti agli studi universitari. Per questo a causa del grave stato di impoverimento non basta più limitarsi a chiedere la rivalutazione delle indennità pensionistiche. C’è bisogno di ridefinire misure e provvedimenti per cambiare le politiche sociali e trasformarle da assistenziali in tutela autentica di diritti delle persone. Purtroppo accade che in Basilicata i fondi regionali sono sprecati in mille rivoli caritatevoli e non raggiungono lo scopo principale”.

 

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