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Produzioni sostenibili all’Ilva di Taranto

E’ stata una giornata importante, quella dell’illustrazione del “Rapporto Ambiente e Sicurezza 2010” che ha confermato il percorso già avviato di sostenibilità delle produzioni nell’Ilva di Taranto, il più grande stabilimento siderurgico d’Europa, con l’adozione delle migliori tecnologie disponibili per l’ecologia e la tutela dell’ambiente, ottenendo già risultati lusinghieri certificati da soggetti terzi, come Arpa Puglia e Legambiente.

Daniela Fumarola, Segretario Generale della Cisl tarantina, ha parlato di un traguardo non ancora conclusivo, ma reso possibile anche dalla determinazione manifestata dal sindacato tarantino e dalla Cisl per quanto ci riguarda.

“Il Rapporto parla di un’Azienda apertasi al territorio, realtà non casualmente esemplificata nell’iconografia del ponte girevole sul canale navigabile di Taranto, sulla brochure riassuntiva del ‘Rapporto’, e decisa a proseguire nella sostenibilità ambientale della produzione dell’acciaio, per declinare definitivamente buon ambiente ed occupazione.

Recenti iniziative della Cisl ionica sui temi ambientali hanno rilanciato esattamente in questi termini l’appello all’Ilva, come alle altre grandi aziende ospitate dal territorio, le cui produzioni contribuiscono a determinare in misura consistente il Pil pugliese e nazionale.

Ma ciò non basta: non è inutile ribadire che la carta vincente per coniugare il buon ambiente con la buona occupazione è quella di crederci, innanzitutto” ha spiegato Fumarola.

Poi, incoraggiare gli investimenti da parte delle grandi imprese e l’aggregazione delle Pmi per vincere la sfida della distrettualizzazione (o filiera) e dell’internazionalizzazione, rivendicare il sostegno convinto del Governo (politica industriale – fiscalità di vantaggio) e delle Istituzioni (abbattimento costi della burocrazia), anche per confermare il risanamento ambientale (bonifiche) come uno dei driver dello sviluppo di quest’area.

       Infine, rilanciare un patto sociale contro il populismo e il disfattismo di alcuni.

Il chiaro riferimento all’ipotesi di referendum consultivo di inizio 2011 sulla chiusura totale o parziale dell’Ilva, non è per nulla casuale.

Nel 2003 la Cisl ionica propose alle Istituzioni, al sistema delle imprese, alla politica, di confrontarsi con le buone pratiche attivate altrove, come Hamilton in Canada e Swansea nel Galles, ospitando a Taranto alcuni autorevoli protagonisti di quelle esperienze, insieme con il rappresentate Onu, per le buone pratiche ambientali.

In quei territori, i cui insediamenti industriali determinavano ricadute simili a quelle di Taranto, le situazioni di inquinamento ambientale erano state risolte con successo, stabilizzando la convivenza tra sistemi industriali pesanti e buon ambiente.

“Purtroppo” – continua il segretario tarantino – “nel corso di questi sette anni siamo stati pressoché da soli a credere che quella convivenza è possibile anche a Taranto; ma non ci siamo mai persi d’animo, anche se controcorrente abbiamo dovuto vincere le tiepidezze di molti nostri interlocutori; non tutti, per fortuna. Lo scorso 23 novembre non ci è parsa affatto inopportuna l’evocazione fatta pubblicamente  di questi nostri percorsi, da parte Dott. Giorgio Assennato, di Arpa Puglia, il quale ha anche rilanciato la proposta di un Centro di epidemiologia ambientale, dove far confluire ruoli e dati prodotti dai soggetti della corresponsabilità sociale, proprio richiamando l’esempio di quanto ancora oggi accade ad Hamilton.

Il “Rapporto Ambiente e Sicurezza 2010” dell’Ilva dimostra che la strada intrapresa è quella giusta ma anche che c’è ancora tanto da fare sia per il Gruppo Riva che per il restante sistema industriale tarantino.Le questioni complesse richiedono coraggio, pragmatismo, condivisione, proposte non intrise di ideologia e la Cisl rilancia questa sfida, all’insieme delle forze sane del territorio”

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