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Questione Datacontact, CGIL: “Salvare l’occupazione prima di tutto”

 

La vicenda Datacontact mette in luce tutte le contraddizioni di un modello di impresa e di un settore – quello dei call center per i servizi telefonici – dove il dumping contrattuale la fa da padrone. E Datacontact è, alla fine, vittima di se stessa.

Non è in discussione l’impegno della CGIL per difendere l’occupazione nel materano: tanto è che ci dichiariamo pronti a sostenere, tanto in Basilicata quanto a Roma, l’esigenza che la commessa Telecom venga prorogata in maniera stabile e duratura. Ma sarebbe però utile che questa emergenza fosse l’occasione acchè l’azienda impari dai propri sbagli e li corregga.

La storia di Datacontact è infatti la storia di un’impresa che, mentre il resto dei grandi competitor (da Datel Telic in Calabria ad Almaviva a Visiant a Comdata, solo per citare i principali call center in outsourcing di Italia, con numerosi sedi al Sud) applicava correttamente la circolare Damiano, stabilizzando a tempo indeterminato i propri dipendenti, sottoscrivendo e applicando accordi e contratti collettivi firmati da CGIL CISL UIL (del commercio o delle telecomunicazioni), rispettando profili, orari, inquadramenti, minimi salariali, essa preferiva invece sottrarsi a tali impegni, determinando a sfavore dei lavoratori, con la complicità di un sindacato ultra minoritario nel paese (nelle aziende di telecomunicazioni l’UGL è il 5° sindacato così come nei servizi), condizioni contrattuali inferiori a quelle applicate in tutta Italia, operando un dumping verso i principali concorrenti e spingendo al ribasso il valore delle commesse Telecom in tutta Italia.

I lavoratori, ricattati da una condizione di bisogno, hanno accettato trattamenti economici inferiori e una riduzione di diritti rispetto invece ai propri colleghi, dipendenti di tutte le altre principali aziende che hanno operato nel rispetto dei CCNL di settore e della circolare Damiano.

Le stesse relazioni sindacali sono state viziate dalla volontà di escludere un’interlocuzione con CGIL CISL UIL, tranne riscoprire il valore dei tavoli istituzioni, del confronto con sindacati e Regione nel momento del bisogno. Denunciando – su questo ha ragione Datacontact – il rischio che a muovere la volontà di Telecom sia non la ricerca di qualità, ma l’individuazione di nuovi partner commerciali che, per agevolazioni fiscali per le nuove imprese e condizioni contrattuali inferiori, possano far risparmiare ulteriormente il grande committente telefonico.

Ma è stato proprio tale “modello di competizione” ad essere usato, per anni, dall’azienda materana.

Ci auguriamo pertanto, e non ci sottrarremo da subito a mobilitarci, che tale processo si arresti a tutela, oggi, dei lavoratori di Matera che sono le vere vittime di un modello di impresa discutibile e di un mercato dei servizi sempre più caratterizzato dal ricorso al massimo ribasso. Auspichiamo, anzi lo rivendichiamo, che già domani si possa però finalmente giungere ad una immediata stabilizzazione dei lavoratori di Datacontact e all’applicazione di un vero contratto collettivo nazionale di lavoro nonchè di un vero contratto collettivo aziendale di migliore favore così come già accade nel resto del Paese.

Riteniamo che tale duplice obiettivo (non applicazione del massimo ribasso nelle commesse e reale stabilizzazione dei lavoratori impegnati nel call center materano) riguardi non solo CGIL CISL UIL ma anche le Istituzioni: difendere l’occupazione è prioritario, ma bisogna fare in modo che essa sia anche dignitosa. Questo aspetto è altrettanto fondamentale e irrinunciabile.

Alessandro Genovesi – CGIL BASILICATA

Manuela Tarartufolo – CGIL MATERA

 

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