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Rapina alla BNL di Lecce, i ladri si sono nascosti all’interno dell’istituto per due notti

Emergono ulteriori novità circa il colpo messo a segno domenica presso la sede della BNL a Lecce. I vigilantes della Fenice, durante un sopralluogo a seguito di un allarme scattato, si sono accorti che le porte blindate interne erano state aperte, ma senza evidenti segni di forzatura. Hanno quindi chiesto l’intervento dei poliziotti delle Volanti, che a loro volta hanno allertato i colleghi della Scientifica e il direttore della filiale. Una volta all’interno, si è scoperto che i ladri erano riusciti a entrare nel caveau e a forzare ben 80 delle 310 cassette di sicurezza custodite al suo interno. Elemento, questo, che porta gli inquirenti a dedurre che per forzare le cassette non sarebbe stata usata la fiamma ossidrica, ma un ben più banale cacciavite, segno che la banda ha avuto a disposizione diverse ore, forse due giorni, per lavorare con calma, e che si tratta di gente esperta.
I malviventi, infatti, sono riusciti ad entrare nella banca senza forzare nulla, e colui che ha agito si è introdotto nella filiale già nel weekend, prima della chiusura, confondendosi tra i normali clienti, per poi nascondersi. Il primo allarme era scattato anche domenica alle 13, segno che i ladri erano ancora lì, ma durante il primo sopralluogo i vigilantes non avevano notato nulla di strano, non essendoci segni di effrazione all’esterno. I ladri avevano portato con sé diversi borsoni vuoti, che contavano di riempire di ori, gioielli, contanti e titoli di valore. In un borsone avevano ogni tipo di arnese da scasso, materiale che, nella fuga, è stato dimenticato nel caveau e rinvenuto dai poliziotti.
Utili nelle indagini saranno anche le analisi sul circuito interno di videosorveglianza: sebbene sia stato manomesso, i poliziotti sperano di riuscire a recuperare i filmati (o almeno una parte di essi) dalla centrale operativa che ha sede a Roma. Intanto, si lavora per quantificare l’ammontare della refurtiva.

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