CronacaPuglia

Rappresentanti del ‘Comitato Cittadini consapevoli’ protesta sotto la sede della Regione Puglia

“La Regione Puglia, così come ha fatto il Veneto, impugni il decreto Lorenzin che obbliga i genitori a vaccinare i propri figli, anche senza una attenta analisi pre-vaccinale”. È quanto chiedono i rappresentanti del ‘Comitato cittadini consapevoli’ che hanno manifestando, al grido di ‘Giù le mani dai nostri bambini’, davanti alla sede del Consiglio regionale della Puglia, che oggi dovrebbe anche affrontare la proposta di legge regionale, bipartisan, sull’obbligo vaccinale. Per gli aderenti al comitato, che dicono di essere migliaia in tutta la Puglia, la proposta di legge regionale è ancora più restrittiva del decreto nazionale. “Noi – spiegano – non siamo contro i vaccini, ma per la libertà di poter vaccinare i nostri figli solo dopo aver valutato se ci sono rischi: insomma siamo contro una vaccinazione coercitiva”.
La seduta del Consiglio regionale della Puglia, inoltre, è stata sospesa per un’ora a causa della mancanza del numero legale che si è verificata sulla votazione di un ordine del giorno che prevedeva il rinvio nella Commissione competente della discussione della proposta di legge regionale che contiene disposizioni per gli obblighi di vaccinazione dei minori. Già in mattinata si sono registrati malumori e tensioni tra i capigruppo del Pd, Michele Mazzarano, e dei Cinquestelle, Gianluca Bozzetti. A quanto si apprende, le tensioni tra le forze politiche riguarderebbero anche l’emendamento all’ordine del giorno, presentato dal consigliere Alfonso Pisicchio (La Puglia con Emiliano), in cui è scritto che “si apprezza la volontà manifestata dal governo” e pertanto si “attende l’iter parlamentare di conversione” del decreto Lorenzin. Prima della votazione, il presidente della Regione, Michele Emiliano, aveva evidenziato che il contenuto del decreto “lo affronterà il Parlamento”, fermo restando che “potrebbero restare spazi non normati che verificheremo a tempo debito”. Emiliano aveva sottolineato la necessità di “non dividere ulteriormente la comunità su questo argomento” e di volere “evitare che qualcuno costringa Consiglio a esprimersi su un provvedimento che non è ancora completato e che discuterà il Parlamento”.

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