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Resoconto ‘Lo stato delle cose’ a Bari

L’incontro organizzato ieri dal Gruppo Pugliese del Sindacato Critici che ha visto la partecipazione di numerosi operatori del settore, è il primo di una serie di incontri di analisi, riflessione, confronto sul settore audiovisivo e cinematografico nella nostra Regione quanto mai necessari in questo momento storico in cui l’intera filiera della produzione audiovisiva nel nostro Paese, è in crisi. Fase che vede anche la necessità di un confronto quanto più aperto e partecipato possibile e quanto più libero da posizioni precostituite, affinché si possa comprendere meglio lo stato delle cose e riuscire al contempo a stimolare risposte efficaci e sostenibili alle tante istanze che questa fase richiede. Negli ultimi due anni si è registrato un calo di presenze del pubblico in sala del 18% con uno sbigliettamento totale, nel 2012, pari a 92 milioni; unico picco, nel 2010, di 110 milioni attribuito a livello nazionale al colossal Avatar e in ambito locale al conterraneo Checco Zalone e il suo Cado dalle nubi.

Una flessione che tutto sommato non ha presentato, negli ultimi 20-25 anni, oscillazioni importanti stabilizzandosi su un totale, sempre nazionale, di 100 milioni di biglietti venduti. Un dato che supera il contesto della crisi attuale, che pure ne è concausa, ma che andrebbe confrontato con ben altre cifre, quelle degli anni Cinquanta per esempio, con un ammontare di biglietti venduti pari a 800 milioni. Con la riflessione di Francesco Santalucia, presidente Anec Puglia e Basilicata si è aperto ieri l’incontro pubblico Lo stato delle cose – Le politiche cinematografiche in Puglia in tempo di crisi nell’ex Palazzo delle Poste di Bari, organizzato dal Gruppo pugliese Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari (Corso di Scienze della Comunicazione).

“Il primo di una serie di incontri, ha spiegato Anton Giulio Mancino, fiduciario regionale SNCCI, come occasione per aprirsi al dibattito andando oltre il mestiere di critici cinematografici per guardare a quei problemi strutturali che ci riguardano tutti perché il nostro “giocattolo preferito” potrebbe prima o poi rompersi”.

E mentre l’estate del botteghino si preannuncia positiva, Santalucia e Piero Salerno, presidente della FICE Puglia e Basilicata, sottolineano concordi la preoccupazione per il numero crescente di mono e bi-sale costrette a chiudere definitivamente l’attività, l’ultima in ordine di data, il cinema Ambasciatori di Bari lo scorso 16 maggio. La chiusura delle sale cittadine, su cui si sta per abbattere l’imminente digitalizzazione obbligatoria, porta non solo a un detrimento culturale perché si distribuiscono meno film di qualità, ma ne risulta un generale svuotamento dei centri storici a favore delle periferie con i multiplex con una perdita più ampia da parte dell’indotto economico. “Deve far riflettere – aggiunge Santalucia – se case come Fandango e Sacher hanno cessato l’attività di distribuzione. La produzione americana, un tempo orientata all’Europa, ora sceglie il mercato a Levante; l’ultimo Iron Man, per esempio, ospita 7 minuti con una pop star cinese. Una versione che noi non vedremo mai perché pensata e realizzata in esclusiva per quel Paese”.

Non è dunque diminuito il numero di persone che va al cinema, bensì diverse sono le modalità di fruizione. Occorre un’educazione all’immagine che secondo Salerno deve passare dalle scuole e prima ancora nelle famiglie perché l’ulteriore spina nel fianco degli esercenti cinematografici è senza dubbio la pirateria. Una formazione del pubblico sentita come necessaria in tutti gli interventi seguiti: il critico cinematografico Guido Gentile ha illustrato e motivato la “decrescita infelice” delle sei sale della provincia tarantina dove ai servizi accessori al limite della sufficienza si aggiunge una programmazione ripetuta e tardiva che non valorizza né l’aspetto artistico del cinema né il suo lato più industriale.

Il collega Alfonso Marrese ha poi tracciato l’excursus della Mediateca Regionale Pugliese la cui storia inizia nel 1984 come Centro di Documentazione Audiovisiva che negli anni passati ha raccolto centinaia di manifesti, di materiali cartacei e audiovisivi prodotti in Puglia, creando un centro culturale prezioso per la memoria e la storia della nostra regione. Un patrimonio però fin troppo avvilito nel tempo da una sfilza di assessori che non ne hanno colto l’importanza, umiliando un servizio pubblico portato avanti grazie alla costanza, alla passione e all’attenzione di un gruppo di funzionari della regione stessa. “Come se tutto questo non fosse mai esistito, oggi – continua Marrese – assistiamo all’apertura di una nuova mediateca, in via Zanardelli, spazio tra l’altro angusto e inagibile, che in continuità con tutto il lavoro già svolto, potrebbe assumersi il compito di recuperare tutto il patrimonio già in dotazione della Regione mettendolo a disposizione di un vasto pubblico, attraverso i tanti dispositivi di nuova tecnologia che consentono di digitalizzare materiale prezioso evitando così di rovinarlo, ma allo stesso tempo dandogli nuova vita”.

Il libero dibattito ha poi accolto la testimonianza di Mimmo Mongelli, operatore culturale, che ha suggerito un’analisi più attenta delle attività di finanziamento produttivo regionale affinché ci siano reali ricadute sul lavoro e sullo sviluppo delle competenze locali, sulle produzioni di soggetti pugliesi, sul numero di addetti pugliesi del settore realmente assunto. La testimonianza di Paolo De Cesare ha suggerito una riconversione dei vantaggi derivati dall’attrazione sul territorio delle produzioni cinematografiche nazionali e internazionali: piuttosto che cedere a fondo perduto un finanziamento, proporre una compartecipazione in quota.

L’incontro si è concluso con l’intervento di Vito Attolini con una panoramica sulla critica cinematografica oggi sempre più sacrificata o tendente al “gossip” nelle pagine dei quotidiani, ma che per altro verso pecca a volte di troppa eccentricità per emulare maestri del calibro di Enrico Ghezzi. E’ fondamentale – dice Attolini – che il lettore comprenda; la funzione della critica è indicare i motivi centrali per cui un film è più o meno valido; persi gli elementi caratterizzanti di estro, fantasia e distacco dal testo peculiari del solo Ghezzi, ci si trova davanti a un’eccentricità senza significato. “L’Università, concludono Attolini e Mancino, dovrebbe essere più comunicativa e farsi carico di un progetto di formazione permanente che nell’ambito cinematografico non può contare, a differenza di altre materie di carattere generale come la letteratura, sulla formazione capillare e crescente fin dalle prime classi di studio”. Il tema, unitamente a quello dell’aspetto distributivo, costituiranno il fulcro dei successivi incontri del Sindacato, entro la fine dell’anno.

 

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