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Sul tavolo sindacale le ipotesi per salvare la Fiera del Levante

Azzeramento di tutte le voci extra-contratto di categoria, non meno di sei pre-pensionamenti e la esternalizzazione di vigilanza e marketing, così come chiesto dal management. O, in alternativa, il congelamento per 12 mesi del contratto integrativo e solidarietà al 25%, oltre a pensionamenti incentivati, come auspicato dalla Cisl. Sono le due ipotesi che il tavolo sindacale ha in cantiere per definire le questione della Fiera del Levante, affinchè si taglino i costi del lavoro per ottenere il contributo straordinario da parte della Regione. Quei 4,5 milioni che consentirebbero di arrivare a fine anno e, soprattutto, alla conclusione del procedimento di privatizzazione. Nei prossimi giorni Antonio De Feo e Massimiliano Ingaldo, i consulenti della Fiera, valuteranno l’impatto economico della proposta della Cisl; proposta che potrà essere accettata se garantirà risparmi equivalenti a quella predisposta dal presidente Ugo Patroni Griffi. Dagli attuali 3.7, la spesa per il personale scenderebbe a 1,9 milioni di euro, che poi verrebbero portati a quota 1,2 attraverso la mobilità verso le società controllate dagli enti fondatori (Comune, Provincia e Camera di Commercio di Bari).

Ma se la Cisl, tutto sommato, si è mostrata disponibile, la Uil ha mantenuto una posizione abbastanza chiusa (presentando una propria proposta per il salvataggio della Fiera), mentre la Cgil ha difeso le maxiretribuzioni, tipo quella del vigilante da 3.800 euro al mese. “Sono il frutto di contrattazione individuale e, quindi, inderogabili”, ha affermato Barbara Neglia della Filcams.

Intanto, le casse della Fiera del Levante sono sempre più vuote, e il pagamento delle retribuzioni di aprile sono un miraggio. Oggi l’ente potrebbe erogare un acconto di 500 euro a ciascuno dei 67 dipendenti. Ma non ci sono i soldi per i contributi.

 

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