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Tpl, Colamussi: “Ci sono 2 Italie del trasporto pubblico e due Europe delle tariffe”

“Ci sono due Italie del trasporto pubblico e due Europe delle tariffe. La Commissione economica di Asstra nazionale in questi mesi ha lavorato su un pacchetto di proposte per superare le criticità della legislazione italiana in materia di tariffe del trasporto pubblico, con particolare riferimento al Decreto 422 del 1997. Quello che a nostro avviso servirebbe è: liberalizzazione delle tariffe per garantire maggiore equità sociale, miglioramento dei servizi da parte delle Aziende e maggiori finanziamenti da parte delle Istituzioni per incentivare l’utilizzo del mezzo pubblico, lotta all’evasione e sensibilizzazione degli utenti al pagamento del biglietto per invertire la tendenza che ad oggi vede le aziende concentrarsi più sulla diminuzione dei costi che sull’aumento dei ricavi”. Lo ha dichiarato Matteo Colamussi, Presidente della commissione economica nazionale di Asstra, nonché di Ferrovie Appulo Lucane, nel corso del convegno internazionale di Asstra sulle tariffe del trasporto pubblico locale, che si sta tenendo a Bari.
“Il Decreto 422/97 impone alle Regioni di approvare strumenti di programmazione (non tutte li hanno ancora approvati) in base ai quali poi stabilire le tariffe ed impone alle aziende di raggiungere il rapporto del 35% di ricavi da traffico sul totale dei costi operativi. A causa delle note disomogeneità territoriali, tariffarie ed infrastrutturali del nostro Paese, il Nord supera il 35%, mentre il Sud non raggiunge il 20% sia per la qualità dei servizi offerti, sia per l’impossibilità da parte delle aziende di stabilire le tariffe garantendo agevolazioni alle fasce di reddito più basse ed aumentandole alle fasce più alte. In più l’Italia è il Paese europeo in cui le tariffe sono più basse: il costo medio di un ticket in Italia è di 1,50 euro, contro i 2,80 euro della Germania ed i 3,20 euro dell’Inghilterra. Riteniamo infine che, al netto della definizione dei costi standard, vadano definiti anche dei ricavi standard che, però, non possono prescindere dalle esigenze di territorialità, sburocratizzazione e maggiore competitività”.

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