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Trasferimento Uranio, niente emissioni e rischi, rispettati i protocolli

Trisaia RotondellaNessun valore anomalo di radioattività si è registrato in Basilicata durante le operazioni di trasporto dei 1050 grammi di biossido di uranio dall’impianto di Trisaia di Rotondella all’aeroporto militare di Gioia del colle, l’intera operazione è avvenuta nel rispetto dei protocolli internazionali e sotto la vigilanza dell’Istitituto Superiore di Protezione Ambientale e dell’Agenzia Euratom, coordinata dal Governo per tramite della Prefettura di Matera. E l’assenza di emissioni è stata certificata, successivamente all’evento, sia dall’Arpab che dall’Arpa Puglia, che hanno effettuato rilievi lungo il percorso. E’ quanto emerso al “tavolo della trasparenza sul nucleare” che si è svolto oggi in Regione Basilicata per iniziativa del presidente Vito De Filippo e a cui ha preso parte la Sogin che gestisce l’impianto di Rotondella ai fini del decommissioning.

Rispondendo alle domande iniziali poste dallo stesso De Filippo (che ha particolarmente sottolineato come la trasparenza sia un aspetto fondamentale per una materia che vede la Basilicata “con una cicatrice determinata da quanto successo 10 anni fa che dispiega ancora i suoi effetti con un’animazione comprensibile ad ogni evento”) l’ingegnere Serverino Alfieri, responsabile del decommissioning dei siti nucleari del centro sud per Sogin, ha spiegato che l’operazione ha riguardato 1050 grammi di biossido di uranio, restituiti agli Usa in base ad intese avviate nel 2004 e definite nel 2012. Tutte le operazioni, ha detto, sono avvenute nel rispetto dei protocolli e Sogin si è occupata di quanto accaduto all’interno del sito Itrec, ossia della messa in sicurezza per il trasporto di questo materiale (in cask certificati dall’Ispra, in grado di assicurare l’assenza di qualsiasi emissione e in grado di reggere a prove di stress quali una caduta da 9 metri su superficie rigida) che è avvenuta nei due mesi e mezzo che hanno preceduto il trasporto.

L’esponente Sogin ha anche spiegato che si trattava di materiale già solido in origine e a bassa quantità di emissioni (a differenza di altri contenuti a Rotondella) ma di interesse strategico anche perché utilizzabile in programmi militari. Caratteristiche, queste, che, per un verso, fornivano maggiore tranquillità nelle operazioni di trasporto, per un altro esigevano lo standard di “riservatissimo” imposto dall’accordo tra Italia e Usa sul rimpatrio. Cosa che, è emerso, potrebbe ripetersi in futuro visto che nell’impianto di Rotondella ci sono altri 522 chili di “combustibile fresco” dei quali 12 chili con caratteristiche tali da essere interessate dal programma di rimpatrio negli Usa.

Una situazione diversa, ha spiegato il responsabile Sogin, da quella delle 64 barre di Elk River, ancora nello stabilimento lucano, che hanno un diverso grado di emissione e sono classificate come rifiuto e che, qualora dovessero essere spostate comporterebbero, secondo quanto previsto dai piani vigenti, una diversa procedura con una preventiva informazione data alla popolazione. Barre che,, ha spiegato la Sogin, saranno condizionate per essere trasportate ma che al momento non partiranno, poiché non facenti parte dell’accordo con gli Usa e destinate ad essere stoccate nel deposito nazionale di scorie radioattive quando questo sito verrà individuato e approntato. Una soluzione che non piace, ha sottolineato l’assessore allo sviluppo sostenibile della Provincia di Matera, Gianni Rondinone, sottolineando come il Governo debba impegnarsi per far rientrare negli Usa anche il combustibile irraggiato, ossia le 64 barre di Uranio-Torio. In ogni caso, a certificare l’assenza di rischi e danni legati all’operazione hanno provveduto anche l’Ispra e l’Arpab.

Lamberto Matteocci, responsabile servizio controllo attività nucleari Ispra, ha spiegato che il trasporto, per la natura del materiale, presentava meno rischi rispetto ad altri che pure avvengono sul territorio nazionale per materiali radioattivi utilizzati a fini medici o industriali e che gli standard di sicurezza adottati sono stati comunque superiori a quelli utilizzati per trasporti analoghi nel mondo. E i tecnici dell’Arpab Carmela Fortunato e Alessandro Desiderato, pur lamentando il coinvolgimento solo ad operazione avvenuta e grazie alla perfetta sincronia con Arpa Puglia, hanno portato i dati dei monitoraggi che hanno escluso ogni emissione.

Chiariti i dettagli dell’operazione, i rilievi di amministratori ed esponenti di associazioni ambientaliste si sono principalmente incentrati sul deficit di comunicazione che ha accompagnato l’operazione e sui danni di immagine al territorio che sarebbero stati causati dalle notizie incontrollate che sono circolate in attesa della versione finale. Un tema su cui hanno insistito più sindaci tra quelli presenti, ossia quelli di Rotondella, Vincenzo Francomano, di Nova Siri, Giuseppe Santarcangelo, di Scanzano Jonico, Salvatore Iacobellis, di Policoro, Rocco Leone, e di Pisticci Vito Di Trani, sottolineando come pur nell’impossibilità di un’informazione preventiva, comunicazioni immediate la mattina dopo l’operazione, quando già notizie circolavano in internet ed erano stati effettuati anche filmati sul trasporto, avrebbero limitato i danni. E in proposito hanno lamentato l’assenza della Prefettura e degli Uffici ministeriali nella cui titolarità erano queste decisioni.

Temi che sono stati ripresi anche dalle diverse associazioni ambientaliste e antinucleariste presenti che hanno anche chiesto (e ottenuto) assicurazioni sul fatto che non possano esserci blitz analoghi per portare materiali dall’esterno all’interno del sito di Rotondella e hanno insistito perché sia fatta una bonifica totale del sito. L’incontro ha visto una folta partecipazione. Per la Regione, al fianco del Presidente, erano presenti il vicepresidente Marcello Pittella e gli assessori Luca Braia e Attilio Martorano, il direttore generale del Dipartimento Ambiente, Donato Viggiano e il direttore Tecnico della Sel Massimo Scuderi, la Provincia di Potenza era rappresentata dal presidente Piero Lacorazza, e il Comune di Rotondella ha affiancato al sindaco Francomano il suo vice, Walter Lobreglio, che ha illustrato anche i dati del biomonitoraggio eseguito in zona con l’Università di Bologna: anche le api hanno confermato l’assenza di dati anomali a partire dagli scorsi mesi, quando è iniziata l’operazione preparatoria del trasporto.

 

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