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Valutazione di sistema e prove INVALSI

La FLC Cgil con l’UDS di Bari ritengono che per il sistema scolastico pubblico una valutazione di sistema debba perseguire due obiettivi principali:

1. migliorare la qualità del sistema scolastico attraverso progressivi processi di consapevolezza e di assunzione di responsabilità;

2. garantire una funzione di controllo democratico da parte della società civile incrementando la partecipazione, il coinvolgimento e la condivisione di tutti i soggetti coinvolti: dal personale scolastico alle famiglie, dalle associazioni professionali e studentesche alle organizzazioni sindacali.

Se così fosse, però, la valutazione degli esiti dovrebbe innanzitutto riguardare le scelte politiche complessive sull’istruzione, magari misurando la capacità che un governo ha di assicurare alle scuole risorse, riferimenti ordinamentali, strutture e servizi necessari per realizzare un modello di offerta formativa pubblica e statale di qualità! Se così fosse scopriremmo anche la natura fallimentare delle politiche scolastiche adottate negli ultimi anni visto che, per esempio, in Italia il tasso di dispersione è pari al 20, 6%, contro una media europea del 16%, e che la dispersione scolastica è sempre in diretta relazione con un contesto economico segnato da povertà e disagio sociale che, in Italia, coinvolge ormai l’esistenza di 2 milioni e mezzo di minori!

Ma così non è stato!

È accaduto, invece, che la gestione politica del sistema dell’istruzione nazionale si sia autoassolta optando, per giunta, per una rilevazione nazionale degli apprendimenti tramite i test INVALSI spacciati per obbligatori. A tal fine ha utilizzato uno stile impositivo ed autoritario teso, probabilmente, a sovraccaricare le rilevazioni di significati e funzioni per renderle il più possibile credibili nel discutibile ruolo di “valutatori di sistema” tout court: la cultura della valutazione non ha bisogno di autoritarismo, ma di processi partecipativi!

Per la FLC CGIL e per l’UDS di Bari, allora, una qualificata valutazione di sistema non assume come unico parametro gli esiti apprenditivi rilevati in astratto, ma mira piuttosto a correlare gli apprendimenti alle condizioni di contesto nelle quali essi si sono prodotti. Ecco perché, sganciati dal contesto socio/economico di riferimento, gli esiti dei test Invalsi sono fallimentari proprio come strumenti di valutazione dei docenti oltre che delle singole istituzioni scolastiche.

L’art. 51 del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5 va perciò interamente riscritto perché, scavalcando le regole che presiedono alla vita democratica delle scuole, stabilisce che

1. le rilevazioni nazionali degli apprendimenti rappresentano ordinaria attività di istituto

2. non comportano perciò il passaggio nel collegio dei docenti

3. la remunerazione aggiuntiva delle attività svolte sia dal personale docente che dal personale ATA, connesse alle prove stesse non è dovuta.

Né si può tralasciare, infine, l’importante osservazione per cui ogni alunno ha diritto a ricevere quella valutazione formativa che è nella responsabilità esclusiva dei docenti: va abolita allora la prova nazionale Invalsi per l’esame conclusivo del primo ciclo.

La FLC CGIL e l’UDS di Bari auspicano perciò l’avvio di tavoli di confronto tra parti sociali, associazioni professionali, forze politiche e di governo rispetto ai temi della valutazione ripensando modelli che

1. superino il livello nozionistico;

2. intraprendano una discussione approfondita circa metodi di didattica alternativa;

3. stimolino la partecipazione e l’inclusione studentesca in continua interazione con i docenti.

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