CronacaPuglia

Xylella, di Gioia e Nardone su sentenza TAR Lazio

Il TAR Lazio, con sentenza n. 11850 pubblicata il 30.11.2017, si è pronunciato contro il ricorso presentato da alcuni proprietari in agro di Oria (Le) che avevano ricevuto nel 2015 atti di ingiunzione di abbattimento delle piante infette da Xylella fastidiosa e piante ospiti presenti nei 100 metri attorno alle piante infette.
“Quanto espresso dal Tar rafforza l’idea che abbiamo intrapreso l’unica via ad oggi possibile per fermare e contenere l’avanzata della batteriosi – dichiarano l’assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia, Leonardo di Gioia e il direttore regionale del Dipartimento Agricoltura, Gianluca Nardone -. Difatti è stato ribadito, tra le altre cose, la necessità di essere celeri e completi nell’azione e nelle misure che, come Regione, stiamo attuando nella piena consapevolezza di dover salvaguardare il nostro territorio e la nostra economia. E la Regione Puglia è interessata e attenta ad abbattere le piante contagiate dal batterio della Xylella fastidiosa, così come anche invocato dall’UE”.
Il TAR ha, difatti, riconosciuto legittimo l’operato della Regione Puglia – Osservatorio fitosanitario. Ovvero l’efficacia di tutte le misure messe in atto per contrastare la diffusione della Xylella fatidiosa, emesse non solo nel rispetto degli atti comunitari e nazionali adottati per la xylella, ma anche della ratio che era alla base degli stessi. Nella sentenza è ribadito che l’applicazione delle misure da quarantena finalizzate all’obiettivo superiore di salvaguardare la sanità delle piante non richiede l’obbligo di avviso dell’avvio del procedimento né tantomeno del contraddittorio nelle operazioni di ispezione e campionamento delle piante in campo.

La lotta alla Xylella richiede celerità, si sottolinea, e completezza di azione: pertanto deve essere avulsa da tutto ciò che può provocare ritardi o appesantimenti. E nevessita di interventi che devono essere attuati nella loro completezza pena l’inefficacia delle misure poste in essere.
“La sentenza arriva, ad ogni modo – concludono – , dopo oltre due anni e mezzo dal ritrovamento delle piante infette in agro di Oria: ciò purtroppo ha consentito la permanenza in campo di piante che all’epoca erano già state indicate e segnate come piante sintomatiche, che andavano estirpate. E, invece, poi diventate, attraverso il vettore, una probabile ulteriore fonte di diffusione del batterio”.

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