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Il direttore dell’ente Parco risponde agli attacchi di alcune associazioni ambientaliste sulla realizzazione di rete sentieristica nell’area di S. Oronzio

Tutela e valorizzazione delle aree protette, e in special modo di quelle zone particolarmente pregiate per il loro valore naturalistico, è un binomio che nella nuova concezione della mission dei Parchi è sempre più inscindibile. Partendo da questo presupposto, e considerata la delicatezza dell’equilibrio fra fruizione e conservazione, il Parco dell’Appennino Lucano ha inteso intraprendere un progetto di realizzazione di una nuova sentieristica all’interno della propria area.
Uno dei progetti in corso di realizzazione è quello relativo all’area delle Murge di Sant’Oronzio, che prevede interventi di ripristino di sentieri, decespugliamento, compattazione e profilazione del terreno, realizzazione di tabellonistica e punti informativi, percorsi atletici e didattici, e una ciclovia. Si tratta di interventi progettati con l’impiego di materiale ecocompatibile, come il Biostrasse, utilizzato per la pavimentazione dei punti panoramici, e il legno impiegato per la loro perimetrazione.  Tali lavori, nei giorni scorsi, sono stati oggetto di attacchi da parte di associazioni ambientaliste.
Ai rilievi mossi nei confronti del progetto, il direttore dell’Ente Parco, Vincenzo Fogliano, di concerto con l’ufficio tecnico, risponde chiarendo che si tratta di lavori progettati per permettere la fruizione attiva e rispettosa di questo importante sito di elevata valenza ambientale. Tuttavia, fa sapere il direttore, tali lavori sono al momento sospesi per motivi tecnici, nelle more della stesura di una perizia di variante, e l’Ufficio Tecnico dell’Ente Parco procederà a fare approfondimenti circa il regime autorizzativo dell’intervento.
In questi giorni è in corso un confronto tecnico fra gli uffici del dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Basilicata e quelli dell’Ente Parco per chiarire i termini autorizzativi, e per fare in modo di non arrecare danni all’avifauna che abita il sito, particolarmente in questo periodo in cui avviene la nidificazione, come indicato in segnalazioni e richieste di spiegazioni da parte di associazioni ambientaliste.
La convinzione che guida gli interventi è che la salvaguardia di luoghi di elevato valore naturalistico, come quello di cui si sta parlando, può essere ancora più efficace qualora se ne permetta la fruizione corretta e riguardosa, attraverso strutture ecosostenibili e poco impattanti, che permettano un rapporto tra uomo e natura improntato a un equilibrio virtuoso fra l’habitat naturale e la presenza antropica. L’impiego del Biostrasse, chiarisce l’ufficio Tecnico dell’Ente Parco, risponde a queste esigenze, dal momento che è un materiale non inquinante, le cui caratteristiche tecniche sono tali da non alterare in alcun modo l’ecosistema, lasciando intatta la falda acquifera.
Per quanto riguarda l’aspetto autorizzativo, il direttore Fogliano, di concerto con l’Ufficio Tecnico, ha inviato nota all’ufficio Compatibilità Ambientale della Regione, nella quale si comunica che l’ufficio dell’Ente Parco ha segnalato quanto richiesto dall’ufficio regionale al CTA del Corpo Forestale dello Stato, il quale a sua volta non ha adottato alcun provvedimento specifico né ha chiesto l’adozione di atti specifici.
In ogni caso, comunica il direttore, contestualmente alla sospensione dei lavori, l’Ufficio Tecnico dell’Ente Parco è stato investito del compito di formulare all’ufficio regionale di compatibilità ambientale, apposito quesito in merito ai procedimenti autorizzativi, e in particolare alla V. Inc. A. L’Ufficio Tecnico dell’Ente chiarisce altresì che, pur non trattandosi di interventi direttamente connessi alla conservazione delle ZPS e dei SIC, l’ubicazione e la modalità esecutiva degli stessi, non comportano incidenze significative sui siti Rene Natura 2000 e pertanto si valuta che non siano da assoggettare a Valutazione di Incidenza Ambientale, dal momento che, peraltro, si tratta di una ripetizione di interventi già realizzati nell’area Parco e per i quali è stato posto quesito all’ufficio regionale per la compatibilità ambientale, con nota dell’ente Parco n. 0004400/U, del 15-10-2015.
A tale proposito gli uffici regionali risposero, con nota n. 0216381/19AB del 20-10-2015, dichiarando per tali tipi di intervento la non assoggettabilità degli stessi alla procedura di Valutazione di Incidenza prevista dal DPR n. 357/1997 e s.m.i. Quanto detto fi qui permette di considerare che i lavori non prevedono alcuna “colata di cemento”, come è stato erroneamente e strumentalmente affermato in un tweet dal responsabile nazionale delle aree protette di Legambiente.

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