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Mat2019. Fotografia e Coscienza dell’uomo

A Matera, Capitale Europea della Cultura 2019 , mostre e incontri a cura di Francesco Mazza, Maurizio Rebuzzini e Antonello di Gennaro
In una Matera in pieno fermento per la giornata inaugurale dell ’inizio del periodo di Capitale Europea
della Cultura, con la presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del Presidente del
Consiglio, Antonio Conte, e di altri rappresentanti istituzionali italiani ed europei, quattro
inaugurazioni e tre convegni hanno avviato il programma MAT2019.

Coscienza dell’Uomo , scandito sul passo di una fotografia etica, erede di quella fotografia umanista che tanto ha influito, e ancora influisce nello sguardo verso la società . Una fotografia non come momento di spettacolarizzazione, ma come chiave di comprensione del nostro tempo e fondamentale testimonianza.
Coscienza dell’Uomo , a cura di Francesco Mazza, Antonello Di Gennaro e Maurizio Rebuzzini,
direttore Artistico del pr  ogetto, è un appuntamento che presenta, attraverso una serie di mostre e
incontri con fotografi, scrittori, storici dell’arte e critici, il ruolo dell’immagine, del reportage e della
fotografia di ricerca, nell’ambito del sistema dei media e dei linguaggi dell’arte contemporanea
Il progetto si articola in una serie di mostre, scandite per trimestri e che si articoleranno per tutto
l’anno, in modo di caratterizzare Matera come il centro di un laboratorio culturale intorno al tema
della fotografia, tale da poter trasfo rmare la Capitale della Cultura europea anche in una nuova
“Capitale della fotografia”.
Il progetto Coscienza dell’Uomo per tutto il 2019 prevede complessivamente 40 mostre fotografiche,
dieci ogni tre mesi , arricchite da convegni, incontri con gli autori e intellettuali legati al mondo
dell’immagine o della società civile. Le sedi espositive sono dislocate nelle più prestigiose sedi del
centro storico e distribuite nel territorio della città.
Il progetto ha preso ufficialmente il via il 12 e il 13 gennaio, per non sovrapporsi alla grande
inaugurazione del 19 gennaio che ha la partecipazione del Capo dello Stato e del premier e la prima
serie di mostre si articolerà per buona parte del mese di febbraio per poi dare spazio a nuovi autori.
come Gian Butturin i, Danilo De Marco, Franco Zampetti, Franco Canziani, Marco Moggio e Nino
Bertuccio.
Oltre la presenza dei singoli autori, i convegni che hanno accompagnato le inaugurazioni delle mostre
Caos apparente , di Gianl uigi Colin, Contro la guerra. Ritratti dall’infanzia negata , di Pino Bertelli
e Visitors , di Alberto Dubini, hanno segnalato l’autorevole presenza di don Pierluigi Di Piazza (tra
tanto altro, fondatore del Centro di Accoglienza e di Promozione Culturale Ernesto Balducci, di
Zugliano, in provinc ia di Vicenza, associazione di accoglienza per immigrati, profughi e rifugiati
politici) e Arturo Carlo Quintavalle (storico dell’arte; già preside dell’ Università degli Studi di
Parma e fondatore del CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione . ​
Attualmente in corso quattro mostre personali:
Gianluigi Colin | Caos apparente
(Ex Ospedale san Rocco / Piano terra; fino al 10 febbraio)
È l’assedio dell’immagine. Decine di migliaia di fotografie, quelle che arrivano ogni giorno ai grandi quotidiani, e che ritroviamo nelle pagine dei giornali, nei siti web, nei telegiornali. Gianluigi Colin raccoglie, assembla, ricompone il grande racconto visivo del mondo in una serie di grandi installazioni. In altri casi sceglie dei frammenti della contemporaneità, isola queste testimonianze dello scorrere del tempo. Ritroviamo volti usurati, ma anche luoghi, spazi, persone, eventi, paesaggi affastellati come un incombente, non gestibile eccesso di informazione, come un “rumore” di fondo assordante e invasivo.
Una massa enorme di figure che inevitabilmente porta a non vedere più nulla. Gianluigi Colin vuole dirci esattamente questo: si deve alimentare la nostra coscienza per imparare a vedere. (Alla realizzazione dell’imponente installazione Caos Apparente hanno collaborato decine di stu denti del Liceo Classico e del Liceo A rtistico di Matera, che con la loro generosa partecipazione hanno concretamente reso possibile il montaggio e la visione dell’opera)

Pino Bertelli | Contro la guerra. Ritratti dall’infanzia negata (Ex Ospedale san Rocco / Piano terra; fino al 10 febbraio)
Volti di bambini che accusano la malvagità di tutte le guerre, Volti dall’Africa, dal Medio Oriente edalla tragedia di Černobyl’. Pino Bertelli riprende l’insegnamento etico dei maestri del reportage come Robert Capa, David “Chim” Seymour, Werner Bischof, Don M cCullin, Philip Jones Griffiths; e ancora di più,quello di W. Eugene Smith, del quale Pino Bertelli segue la morale:«Vorrei che le mie fotografie non fossero solo documentazione di fatti di cronaca, ma un atto di accusa contro la guerra e contro la violenza brutale e depravata che attacca gli animie i corpi degli Uomini. Vorrei che le mie fotografie fossero un potente catalizzatore emozionale e che possano contribuire a evitare che una simile follia criminale possa ripetersi di nuovo». Fotografie che figurano la violazione dell’Innocenza e laferoc ia che ogni guerra riversa nella Storia. La Bellezza, la Sofferenza, l’Amore dei bambini che affiora in questi Ritratti dall’infanzia negata è un atto di accusa contro l’indifferenza, la violenza, la barbarie di tutte le guerre, è un invito alla pace che affiora nelle loro lacrime, nelle loro morti e nella vita sognata degli angeli.

Fabrizio Jelmini | Favela
(Ex Ospedale san Rocco / Primo piano; fino al 10 febbraio);
Toccante reportage fotografico ispirato dalla capacità di riconoscere ciò che l’occhio guarda e la mente vede. In una favela di Salvador de Bahia, nel Nordest del Brasile, si svolge una intensa vita quotidiana, regolata da una indigenza che non priva gli abitanti della propria dignità. Scatto dopo scatto, inquadratura dopo inquadratura, Fabrizio Jelmini prende per mano l’osservatore, e con discrezione lo accompagna in una situazione inattesa, non conosciuta, ma densa di umana consistenza. È quasi indefinibi le questo suoesserci e non esserci allo stesso tempo; essere presente, in punta di piedi, con la propria personalità fotografica; non essere in alcun modo intrusivo, non prevaricare i soggetti
inquadrati.

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