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Rinvenuto un microtelefono all’interno della camera di un detenuto nel carcere di Melfi

Nella serata di mercoledì 1 settembre 2021, la Polizia Penitenziaria di Melfi, durante una operazione di servizio, ha rinvenuto un apparecchio telefonico (micro cellulare) all’interno di una camera di pernottamento, in uso ad un detenuto di origini siciliane appartenente al circuito Alta Sicurezza. L’apparecchio telefonico, abilmente occultato tra gli indumenti del detenuto e pronto all’uso, è stato immediatamente sottoposto a sequestro e messo a disposizione della competente Autorità Giudiziaria. Infatti è soltanto da una recente norma che in Italia è reato possedere un telefonino all’interno del carcere da parte di un detenuto, ovvero chi cerca di introdurlo dall’esterno, mentre in passato tale comportamento era considerato soltanto un illecito disciplinare.
L’inasprimento della pena è dato proprio dal crescente flusso di telefoni rinvenuti negli ultimi anni all’interno degli Istituti penitenziari ed infatti, finalmente, viene punito sia chi, dall’esterno, cerca di introdurre un telefono in carcere sia il detenuto che lo detiene e diventa un vero e proprio reato previsto dal nuovo articolo 391-ter del codice penale. La notizia è data dal Segretario regionale del S.A.P.Pe. (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) Basilicata, Saverio Brienza, non appena appresa la notizia della brillante operazione posta in essere dal Comandante dell’Istituto di Melfi e dai suoi “Baschi Azzurri”.
Negli ultimi anni, fa emergere Brienza, come l’esponenziale rischio del fenomeno è dato anche dai detenuti del carcere di Melfi con continue intemperanze, anche gravi, rispetto al passato. Proprio per tali ragioni il S.A.P.Pe., attraverso tutte le articolazioni sindacali della Basilicata chiede alle Direzioni degli Istituti penitenziari del territorio e al Provveditore Regionale della Puglia e Basilicata, di implementare la strumentazione di controllo per evitare l’introduzione illegale sia dei telefonini che delle sostanze stupefacenti.
Non bisogna “mai allentare le maglie della sicurezza” dice il S,.A.P.Pe., poiché riteniamo che la maggior parte dei detenuti che delinquono durante la vita libera, tendono facilmente a delinquere anche all’interno del Carcere. A tal proposito è fondamentale l’impegno dell’Amministrazione fornire alla Polizia Penitenziaria ogni utile strumento tecnologico per contrastare tali fenomeni, ma anche quello di fornire agli Istituti organici adeguati, al momento sempre più carenti. Saverio Brienza, concludendo, esprime vivo apprezzamento per l’operazione svolta e del risultato raggiunto da parte della Polizia Penitenziaria di Melfi, sempre altamente competente nel mantenimento dell’Ordine e della Sicurezza dell’Istituto.
Il Segretario Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE Donato Capece esprime apprezzamento per la professionalità dimostrata dai poliziotti penitenziari del carcere di Melfi che hanno portato, dopo il rinvenimento di un telefono cellulare in possesso di un detenuto. Capece afferma: “Il SAPPE esprime il proprio compiacimento per la brillante azione della Polizia Penitenziaria di Melfi che ancora una volta dimostra di essere garante della legalità all’interno dell’Istituto di pena lucano, nonostante le precarie e critiche condizioni operative, prima tra tutte la carenza, ormai non più sostenibile, dell’organico del Reparto della Polizia Penitenziaria, nei diversi ruoli”. Per il SAPPE, “servono deterrenti efficaci per stroncare il traffico illecito e inibire l’uso di telefoni cellulari in carcere. La schermatura di tutte le Sezioni detentive e di tutte le altre aree che in un carcere vedono la presenza di detenuti è imprescindibile, come anche potenziare gli organici della Polizia Penitenziaria. Fino a poco tempo fa detenere e quindi usare illecitamente un telefono cellulare in carcere non aveva nessuna conseguenza per i trasgressori: e questo non è accettabile! Urgono, quindi, provvedimenti legislativi e aggravanti disciplinari che da un lato inaspriscano le pene per chi tenta di introdurre telefonini in carcere e di chi li detiene irregolarmente”.

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