BasilicataCultura

Alba, terzo volume sui vocaboli ‘casa’ e ‘utensili’ nei comuni lucani

Tanti modi di dire “casa” e di nominare gli utensili più diffusi e di uso quotidiano. Forse uno per ogni comune della Basilicata. Un patrimonio lessicale che, però, si sta perdendo con la progressiva scomparsa dei dialetti. Recuperarli, e conservarli, non è soltanto un questione linguistica, ma significa andare indietro nel tempo e ricostruire sistemi dialettali diversi collegati alla storie delle nostre comunità. Oltre alla salvaguardia del patrimonio linguistico lucano, che costituisce un unicum interessante in quanto la Basilicata è l’unico luogo dove convivono i quattro sistemi vocalici tonici creatisi dalla frammentazione del latino, l’obiettivo è quello di ricostruire anche le fasi arcaiche della storia lucana lì dove non c’è una documentazione scritta e di dotare il territorio di un punto di riferimento a disposizione degli enti al quale far riferimento per attività connesse alla lingua. Il terzo volume dell’Atlante linguistico della Basilicata sarà dedicato alla raccolta e allo studio dei termini inerenti la casa e gli utensili e rappresenta la prosecuzione del progetto nato nel 2007 dalla collaborazione tra la Regione e l’Università degli Studi della Basilicata. Alba è l’acronimo di Atlante linguistico Basilicata, un progetto di ricostruzione delle radici linguistiche locali realizzato dal Dipartimento Studi letterari e filologici dell’Ateneo Lucano e coordinato dalla prof.ssa Patrizia Del Puente, docente di glottologia e Linguistica.

Le finalità e le modalità di svolgimento del progetto sono state illustrate questa mattina in una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato il presidente della Regione, Vito De Filippo, l’assessore regionale alla Cultura, Vincenzo Viti, il rettore dell’Università della Basilicata Mauro Fiorentino, la prof.ssa Del Puente e Giuseppe Araneo, sindaco di Pescopagano, che è comune capofila dell’iniziativa.

La Regione Basilicata ha finanziato con 100 mila euro la prosecuzione del progetto Alba, a cui si aggiungeranno, per la prima volta, dei fondi messi a disposizione da alcuni comuni. Il lavoro sarà diviso in due fasi: una prima vedrà la raccolta dei dati sul campo in tutti i Comuni lucani attraverso interviste fatte ad anziani che parlano il dialetto e poco scolarizzati. Nell’attività saranno coinvolti giovani ricercatori. L’Università erogherà sei borse di studio (forse sette se arriveranno altri fondi dai comuni) per un totale di 84 mila euro. Le borse e gli assegni richiesti sono finalizzati alla raccolta dati sul campo e alla loro interpretazione. I vincitori delle borse e degli assegni seguiranno inizialmente lezioni e seminari di addestramento per la ricerca sul campo, comprese le nozioni tecniche per l’utilizzo dei registratori professionali. Successivamente verranno assegnati ad ogni ricercatore un certo numero di comuni nei quali lavorare. Nella seconda fase del lavoro i dati saranno raccolti e trascritti in grafia fonetica, al fine di compilare il terzo volume dell’Atlante, che con gli altri due già pubblicati, rispetto agli altri atlanti regionali, hanno la particolarità di essere gli unici esaustivi in quanto inglobano tutti i comuni della Regione.

Analogamente a quanto fatto negli scorsi anni, sarà organizzato un convegno internazionale di dialettologia in programma dall’otto al dieci novembre su “Dialetti: per parlare e parlarne” (la giornata di apertura a Potenza, la seconda a Viggiano e la terza in un comune ancora da individuare) che costituirà un momento di diffusione e pubblicizzazione della ricerca svolta e di quella in corso e per avviare un confronto con altre realtà di studio nazionale e internazionale.

“L’impegno della Regione nella persona del Presidente De Filippo ha consentito il recupero di alcuni fondi che sono stati finalizzati alla continuazione del Progetto. L’importanza di queste ricerche è unanimemente riconosciuta dal mondo scientifico che a dimostrazione di ciò ha partecipato con prestigiosi esponenti ai convegni che sono stati organizzati in questi ultimi anni”. Lo ha dichiarato la professoressa Patrizia Del Puente, coordinatrice del progetto Alba. “La Basilicata – ha spiegato – è un laboratorio naturale per lo studio delle lingue e sarebbe veramente un grave danno culturale consentire la perdita di questo patrimonio. Ritengo che una Regione debba saperlo valorizzare anche e soprattutto attraverso l’attuazione di strategie che lo tutelino. La speranza è che si realizzi un Centro Internazionale di studi dialettologici che diventi punto di riferimento per la ricerca linguistica in Europa. Ciò consentirebbe il prosieguo del lavoro di raccolta e salvaguardia delle lingue lucane, oltre a essere motore anche di mille iniziative tra cui scuole estive di dialettologia che porterebbero giovani studiosi italiani e stranieri in Basilicata per una ricerca sul campo nei vari paesi. Tra le iniziative si potrebbe anche pensare di organizzare dei corsi di formazione gratuiti per le scuole al fine di creare maggiori competenze e maggiore sensibilità riguardo la salvaguardia delle lingue”.

“Il progetto Alba è l’esempio di come l’Università coniughi la sua vocazione alla ricerca con le esigenze e le richieste del territorio”. Così il rettore della Università della Basilicata, prof. Mauro Fiorentino. “Da tempo l’Ateneo appoggia il progetto Alba credendo nel suo valore scientifico. La tutela delle lingue è fondamentale e l’impegno profuso dai partecipanti al progetto Alba sta già portando risultati notevoli per l’avanzamento della ricerca internazionale. I convegni organizzati in questi anni di lavoro, e ai quali hanno partecipato colleghi italiani e stranieri di grande spessore, sono la cartina al tornasole del prestigio scientifico che la comunità riconosce al progetto stesso”.

 

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