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Ancora un utile record dell’Inail

Anche quest’anno si conferma la tendenza dell’Inail a chiudere i bilanci con utili molto positivi. Lo rende noto il CIV, Consiglio di Indirizzo e Vigilanza nelle cui articolazioni regionale e provinciale Confapi Matera è presente con il ruolo di vice presidente. Ben 1.804 milioni di utile nel 2018, 1.629 del 2017 e 1.497 del 2016. Tantissimi soldi che ogni anno in gran parte sono incamerati dallo Stato anziché essere reinvestiti per le imprese e i lavoratori lasciando una maggiore autonomia all’Inail. È evidente, dunque, che i premi assicurativi – come si chiamano i contributi che le imprese versano annualmente all’Inail – sono molto superiori alle uscite dell’Istituto
dovute al pagamento delle rendite e delle altre prestazioni economiche, sanitarie e integrative ai lavoratori infortunati e affetti da malattie professionali. Vitalba Acquasanta, vice presidente dei Comitati di Coordinamento Regionale e Provinciale dell’Inail in quota Confapi Matera, evidenzia che l’utile record del 2018 potrebbe essere reinvestito dall’Istituto per sostenere gli obiettivi strategici della Relazione Programmatica 2020-2022, cioè migliorare gli interventi sulla prevenzione con un’attenzione particolare alle piccole imprese che fanno più fatica a mantenere gli standard di sicurezza; migliorare le prestazioni economiche agli assicurati; ampliare la platea dei lavoratori assicurabili; consentire alle imprese un risparmio nel pagamento dei premi assicurativi.
I risultati ottenuti dall’Istituto si aggiungono a quelli raggiunti con la revisione del sistema tariffario, che tuttavia non sono sufficienti per abbattere il costo del lavoro e incidere con una politica di prevenzione e miglioramento delle condizioni di lavoro. Secondo la Corte Costituzionale l’Inail non potrebbe avere utili, ma dovrebbe chiudereil bilancio in pareggio, cioè incassare premi solo in proporzione alle spese. Si tratta, dunque, di un tesoretto che lo Stato incassa sottraendo somme cospicue al tessuto economico e produttivo e agli stessi lavoratori. Un’anomalia che andrebbe risolta

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