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Aree idonee per il deposito dei rifiuti radioattivi: Commenti e dichiarazioni dal territorio pugliese e lucano

RIFIUTI NUCLEARI, GIUNTA REGIONALE: UN SECCO E FERMO NO

L’intera giunta regionale guidata dal presidente, Vito Bardi, esprime netta contrarietà alla localizzazione, in Basilicata, di un sito per lo smaltimento dei rifiuti nucleari.
“Siamo fortemente contrari a questa scelta sia per oggettive ragioni tecniche in quanto non si possono allocare rifiuti nucleari in zone altamente sismiche, sia per ragioni di opportunità. La Basilicata ha già dato al Paese con i suoi giacimenti petroliferi e non possono aprirsi altre ferite che possano mettere in serio pericolo il destino di questa regione. Non si possono chiedere ulteriori sacrifici ai lucani. Per questa ragione ci opporremo con ogni mezzo a questa ipotesi, già proposta qualche anno fa e poi fallita grazie a una grande mobilitazione dei lucani. Una ipotesi, fra l’altro, emersa senza alcun coinvolgimento delle istituzioni e delle popolazioni interessate. Per scelte del genere non esistono colori politici. Aspettiamo fiduciosi anche la voce contraria del Movimento 5 Stelle, a partire dal sindaco, Domenico Bennardi, considerato che questa volta la città, già capitale europea della cultura per il 2019, sarebbe fortemente penalizzata”.

 

LE DICHIARAZIONI DELLA SINDACA  SULL’INDIVIDUAZIONE  DELLE AREE IDONEE AL DEPOSITO  DEI RIFIUTI RADIOATTIVI ITALIANI

Di seguito si riportano le dichiarazioni della Sindaca Rosa Melodia in merito all’individuazione delle aree che potranno ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani fra cui compare anche Altamura.

«Leggo – dal giornale – e con il necessario disappunto, che nella notte scorsa sono state individuate le aree per i depositi delle scorie nucleari. Tra queste Altamura.

Già il 14 gennaio 2016 i Consigli comunali congiunti dei Comuni di Altamura, Poggiorsini, Spinazzola, Irsina, Santeramo in colle, Gravina in Puglia e Matera adottarono, con delibera, un ordine del giorno in cui si chiedeva alla Regione Puglia e alla Regione Basilicata, al presidente del Consiglio dei Ministri, i Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico di “dichiarare le aree delle Regioni e dei Comuni interessati non disponibili alla localizzazione del deposito nazionale destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi e del Parco tecnologico”. Non ci lasceremo trascinare con rassegnazione in questa situazione».

 

Comunicato stampa dei Consiglieri Comunali di FdI Matera

Noi di Fratelli d’Italia esprimiamo con fermezza e perentorietà  tutta la nostra contrarietà rispetto all’ipotesi di ospitare sul nostro territorio il sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie radioattive e ci opporremo affinché ciò non accada, questa la dichiarazione dei Consiglierei Comunali Augusto Toto e Mario Morelli. Tale dichiarazione è giustificata dalla notizia appresa sui mass-media  in queste ore secondo la quale   la Sogin s.p.a. ha provveduto, a distanza di sei anni, a pubblicare la lista dei siti candidati ad ospitare il sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari, circa 90 mila metri cubi di materiale radioattivo (scorie delle 4 centrali nucleari chiuse, residui della medicina nucleare, degli istituti di ricerca e industriali) e ha consegnato all’I.S.P.R.A. la Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) per la prosecuzione della procedura di individuazione nella quale rientrerebbero i Comuni di Matera, Irsina, Bernalda, Montescaglioso, Montalbano, Genzano, Acerenza e Oppido Lucano. Al fine di poter esprimere tutta la nostra contrarietà all’ipotesi di ubicare sul nostro territorio comunale il sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari, nei prossimi giorni allestiremo dei gazebi per promuovere una petizione popolare contro questa scellerata ipotesi ricordando a tutti che come 17 anni fa siamo pronti a scendere in Piazza a difendere il nostro territorio e non ci saranno zone rosse, arancioni o gialle che ci fermeranno.

 

Deposito scorie radioattive, Cifarelli e Pittella (Pd): “La Basilicata non é disponibile”

“La Basilicata si è già opposta 17 anni fa al deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e sarà pronta a rifarlo con forza, come allora.” Lo dichiarano i consiglieri regionali del Pd, Roberto Cifarelli e Marcello Pittella.
“E’ evidente che in termini di “sostenibilità”  la Basilicata contribuisce già in maniera rilevante al fabbisogno energetico nazionale e non é affatto pensabile che si vada oltre. No, grazie!
Siamo certi – dicono Cifarelli e Pittella – che si farà fronte comune e riteniamo quanto mai utile che nella consultazione pubblica che è stata prevista siano coinvolti i gruppi di minoranza in Consiglio regionale. Siamo pronti ad una risoluzione unitaria in Consiglio regionale che dia forza ad ogni iniziativa si ritenga utile  intraprendere, anche contro la sola ipotesi della individuazione di pochi comuni tra le aree idonee.
Abbiamo già scelto cosa vogliamo essere – concludono – e non c’è alternativa al nostro No!”

 

SCORIE NUCLEARI, DE BONIS: “FERMO NO AL DEPOSITO IN BASILICATA. LA NOSTRA REGIONE HA GIÀ DATO”

“Sono fermamente contrario alla dislocazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi in Basilicata. Il nostro territorio ha già dato abbondantemente al paese con le trivellazioni petrolifere; che adesso debba anche farsi carico dello smaltimento del nucleare è inaccettabile. Non si tratta del cosiddetto Nymby, bensì di giustizia territoriale. L’economia lucana confida moltissimo nell’agricoltura sostenibile e nel turismo, cosicché è inconcepibile pensare di imporre alla nostra regione un ulteriore prezzo da pagare in termini di gestione del settore energetico. Per questo è mia intenzione presentare una interrogazione parlamentare sul tema, per capire come mai non si sia valutato opportunamente l’impatto che ciò avrà sulla Basilicata e non si siano individuati altri territori. Come diciotto anni fa a Scanzano Jonico, anche oggi faremo tutto quanto in nostro potere per supportare il popolo lucano contro questa assurda decisione”.

Lo ha dichiarato il senatore Saverio De Bonis, commentando la pubblicazione da parte di Sogin della Carta delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, dopo il via libera dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente. 

 

Il Presidente della Provincia Piero Marrese dice NO alle SCORIE RADIOATTIVE nel territorio della provincia di Matera.

Piero Marrese presidente della provincia di Matera esprime il suo dissenso sulla CNAPI, la Carta delle aree potenzialmente idonee, che, tra le 67 aree individuate come deposito di scorie radioattive, ha inserito anche alcuni comuni del materano.

“Una decisione inaccettabile – dice Marrese – che penalizzerebbe i territori lucani in termini turistici, di sviluppo economico, agricolo e agroalimentare. Il materano è ormai un territorio riconosciuto a livello nazionale per la sua vocazione turistica, per gli aspetti produttivi e legati all’agricoltura, per le sue bellezze paesaggistiche e per il suo mare pulito. E immaginare un deposito di scorie radioattive in queste aree, oltre a lasciare sorpresi, rappresenterebbe un “duro colpo” per lo sviluppo e la crescita del nostro territorio, già fortemente messo in crisi dall’emergenza Covid-19”.

La Provincia, nella fase di “consultazione pubblica” in cui sarà possibile formulare osservazioni tecniche e proposte alla Sogin, la società che gestisce gli impianti nucleari e che ha elaborato la CNAPI, farà sentire la sua voce e ribadirà la sua netta contrarietà, attraverso ogni azione ed iniziativa volta a scongiurare questo scempio nei confronti delle nostre comunità. “Occorre rivedere questa decisione – conclude il presidente Marrese -, sia dal punto di vista scientifico che sotto l’aspetto turistico, agricolo e paesaggistico. In un momento in cui a livello nazionale ci si orienta verso un basso impatto ambientale e verso energie alternative, sarebbe una contraddizione inserire un deposito di rifiuti nucleari, che non può oggettivamente coesistere con le peculiarità e le vocazioni dei nostri territori. Non si tratta di fare campanilismi, né di voler mettere in discussione i criteri adottati nello stilare la mappa, ma siamo pronti a dare la nostra collaborazione per fornire alla Sogin tutti gli elementi necessari, e supportati da studi scientifici, a rivedere la sua posizione”.

Come presidente della Provincia, ma anche come cittadino e padre di famiglia ribadisco il mio forte NO alle scorie in Basilicata!!”

 

“La Basilicata non può diventare la discarica nucleare d’Italia. Già nel 2017 segnalata alle istituzioni competenti inidoneità del nostro territorio”.

“Farò un’interpellanza urgente ai ministri Costa e Patuanelli per chiedere ragione dello sciagurato inserimento di sette zone della Basilicata tra quelle potenzialmente idonee per la costruzione del deposito nazionale nucleare, dimostrando la loro inidoneità”. A dichiararlo Gianluca Rospi, deputato e presidente di Popolo Protagonista che ricorda come “già nel 2017, l’Ordine degli Ingegneri di Matera che presiedevo realizzò, insieme agli ordini professionali dei geologi e degli architetti, un corposo studio destinato alle istituzioni competenti che conteneva le osservazioni relative alla Valutazione Ambientale Strategica del ‘Programma nazionale per  la gestione dei rifiuti radioattivi’, da cui si evinceva la pressoché totale inidoneità del territorio lucano a ospitare rifiuti di quel genere. Dal documento emergeva l’elevata sismicità del territorio, il rischio morfologico e idraulico oltre che la presenza di aree naturali protette e di importanti risorse del sottosuolo che hanno condotto alla realizzazione di infrastrutture critiche rilevanti, quali gli impianti estrattivi”. “Oggi – aggiunge Rospi – con ancora più determinazione di allora, mi opporrò all’idea di una Basilicata discarica nucleare d’Italia per i motivi indicati, per le vie di comunicazione assolutamente inidonee a ricevere i rifiuti nucleari dall’intera nazione e per l’alto livello di pressione alla quale la nostra terra è sottoposta per via delle importanti attività petrolifere, inconciliabili con un deposito di rifiuti radioattivi”. “Fa specie vedere come il M5S, un tempo paladino dell’ambiente, non abbia mosso un dito sulle attività petrolifere in Basilicata mentre, al contrario, ipotizzi un deposito nucleare nella nostra regione, aggravando ancor più il suo fragile equilibrio ambientale” – conclude Rospi.

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M5S BASILICATA SU DEPOSITO UNICO SCORIE: FORTE, DECISA E RIGOROSA CONTRARIETÀ A QUESTA SCIAGURATA IPOTESI

SOGIN S.p.a. ha reso pubblica la nota tecnica relativa ai siti idonei per lo stoccaggio delle scorie nucleari di bassa e media intensità. Un elenco di 67 potenziali siti  con determinate caratteristiche diffusi su tutto il territorio nazionale, e che ora vedranno un momento di aperto dibattito pubblico.

Purtroppo constatiamo che tra i  siti  individuati, ce n’è una moltitudine in Basilicata.

Tutto questo non è assolutamente accettabile, poiché la nostra regione e il nostro territorio hanno già dato e continuano a dare tanto, essendo coinvolti da decenni sia nello stoccaggio di scorie nucleari anche ad altissima attività (con ulteriori problemi di inquinamento  delle falde da cromo esavalente, trielina ed idrocarburi nel sito di Rotondella) sia nelle estrazioni petrolifere e ospitando ben due siti di pre-raffinazione, uno in Val D’Agri (con serie conseguenze di inquinamento ambientale a causa di sversamenti legati allo stoccaggio di greggio e presunto traffico di rifiuti pericolosi) e uno nella Valle del Sauro, che già sta mostrando i propri effetti negativi sulla qualità dell’aria nei territori interessati.

Ricordiamo, inoltre, di  avere già subito in passato un vero e proprio scempio ambientale con  la prima industrializzazione degli anni 60, che ha lasciato abbandonati una serie di siti industriali i quali aspettano ancora di essere recuperati e bonificati (Valbasento e Tito).

Pertanto, saremo con convinzione al fianco di tutte le Istituzioni lucane, a prescindere dal colore politico che le contraddistingue, al fine di far pervenire la nostra forte, decisa e rigorosa contrarietà a questa sciagurata ipotesi. 

Così come già avvenuto nel 2003 con la marcia dei centomila, che fece fallire il tentativo di creare il sito unico nazionale delle scorie nucleari nel Comune di Scanzano Jonico, tutta la Comunità Lucana saprà fare di nuovo fronte unico e si presenterà forte e compatta, in tutte le sedi, per scongiurare ogni eventuale coinvolgimento del proprio territorio.

Luciano Cillis, Arnaldo Lomuti, Giovanni Perrino, Mirella Liuzzi, Carmela Carlucci, Gianni Leggieri

 

NUCLEARE, EMILIANO: “FERMA E NETTA CONTRARIETÀ DELLA REGIONE PUGLIA”

“Apprendiamo a ‘cose fatte’ e a distanza di anni, dell’inclusione di alcuni comuni pugliesi e lucani tra i siti in cui stoccare residui radioattivi. È ferma e netta la contrarietà della Regione Puglia a questa opzione. I nostri sforzi verso un modello di sviluppo improntato sulla tutela dell’ambiente e della salute sono noti a livello internazionale.

Non si può imporre, ancora una volta, scelte che rimandano al passato più buio, quello dell’assenza della partecipazione, dell’umiliazione delle comunità, dell’oblio della storia e delle opportunità”. È la reazione del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano alla notizia odierna secondo la quale, nella Carta dei siti potenzialmente idonei alla costruzione del Deposito nucleare nazionale, la Puglia è indicata con l’area di Gravina in Puglia in provincia di Bari e i comuni di Altamura e Laterza per un’area individuata in condivisione con Matera in Basilicata.

“Lo Stato e la Regione – spiega Emiliano – hanno, in quei luoghi, istituito il Parco nazionale della Murgia e il parco regionale più grande, quello delle Gravine, quali presìdi delle biodiversità e simboli dello stile di vita verso cui i pugliesi hanno deciso di andare. Le comunità della Murgia pugliese sono in continuo cammino, in evoluzione costante nel turismo, nell’agricoltura moderna, nella zootecnia basata sul benessere animale, nelle produzioni artigianali che finalmente superano i confini regionali e rendono riconoscibile una storia, una identità vera che profuma di futuro e non può essere sporcata con la parola “nucleare”, incubo del passato”.

“Svolgeremo – conclude – tutti gli approfondimenti tecnici del caso, geologici e ambientali, per motivare anche sotto questo aspetto l’incompatibilità di questa scelta irragionevole che contrasteremo in ogni sede”.

 

SITI RIFIUTI RADIOATTIVI, LOPANE (CON EMILIANO): “DA PARTE NOSTRA UN SECCO NO”

“Come 17 anni fa dicemmo no con fermezza all’individuazione del sito di Scanzano Jonico, allo stesso modo ci opporremo a questa ipotesi che riguarda i nostri territori”.

Così il presidente del gruppo consiliare “Con Emiliano”, Gianfranco Lopane, riguardo all’individuazione, da parte della Sogin, dei luoghi in cui potranno essere stoccati i rifiuti radioattivi.

“Abbiamo appreso questa mattina – ha detto Lopane – della pubblicazione della mappa, finora secretata, dei potenziali depositi nucleari sul territorio italiano: 67 siti atomici individuati da Sogin per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi. 

Tra Puglia e Basilicata sono interessate diverse aree del territorio murgiano, tra le quali Laterza, Altamura, Gravina, Matera, Montescaglioso, Bernalda.

Dispiace constatare come decisioni così importati vengano sottoposte ad enti locali e regioni praticamente a progetti fatti. Crediamo, come gruppo consiliare, che non sia affatto sufficiente una consultazione pubblica di appena 60 giorni. Il nostro è fin da ora un secco no! 

Nitido è il ricordo del 2003, quando partecipai alla protesta contro l’utilizzo del sito di Scanzano Jonico, quando una mobilitazione popolare di 14 giorni portò al ritiro del decreto del Governo. Anche questa volta non mi tirerò indietro”.

 

La voce delle Pro Loco Unpli di Basilicata si unisce al coro della protesta. 

Con un post diffuso sui canali social dell’associazione il Presidente Pro Loco Unpli Basilicata Rocco Franciosa e il comitato regionale esprimono il loro dissenso a questa scelta politica giunta nella notte: 

«Oggi più che mai ribadiamo il nostro determinato e convinto “No” al deposito di scorie nucleari in Basilicata. 

Apprendiamo dalla stampa nazionale con sconcerto e disapprovazione che tra le aree idonee italiane atte ad ospitare il sito unico di scorie nucleari sono stati individuati i territori dei comuni lucani di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Matera, Bernalda, Montalbano e Montescaglioso. 

Rivolgiamo un accorato appello alla Regione Basilicata, all’Anci Basilicata, ai Parlamentari lucani, alla Conferenza Episcopale lucana, alle istituzioni scolastiche, alle forze politiche, sociali, produttive e alle associazioni ambientaliste lucane a porre in essere sin da subito ogni azione a difesa della nostra amata Lucania. No scorie nucleari in Basilicata». 

 

Speranza: aree Basilicata non idonee a sito unico scorie
“In merito alle indicazioni di carattere generale della carta dei siti potenziali per il deposito delle scorie radioattive, resa pubblica da Sogin, appare del tutto evidente che le aree della Basilicata siano a più bassa idoneità e quindi da escludersi in vista della valutazione definitiva. La ragione principale di tale considerazione è che le aree della Basilicata sono in zona sismica 2. Va altresì valutato che la gran parte dei rifiuti nucleari è già collocato in aree del Paese distanti dalla Basilicata.”

Lo dichiara il Ministro Roberto Speranza.
 

L’amministrazione comunale di Rotondella esprime piena e ferma contrarietà all’individuazione dei potenziali siti in Basilicata di cui alla CNAPI.

Infatti, la Basilicata presenta un territorio già di per sé fragile – da una parte – ed una connotazione territoriale votata all’agricoltura ed al turismo – dall’altra parte – che per le sue intrinseche caratteristiche e ridotta espansione territoriale mal si conciliano con la realizzazione del sito unico.

Per dette ragioni, nel ribadire la contrarietà ad ogni potenziale scelta della Basilicata per la realizzazione del sito unico nazionale, anticipiamo sin d’ora la formale richiesta alla Regione Basilicata ed alla Provincia di Matera e di Potenza di coordinare le azioni per scongiurare una simile possibilità, ferma ogni azione amministrativa e politica del Comune di Rotondella.

 

Giordano e Maiellaro (Ugl): ”No al deposito nazionale per i rifiuti radioattivi in Basilicata. Pronti alla mobilitazione”.

“L’intera organizzazione sindacale materana e la federazione lucana Chimici esprimono netta contrarietà alla localizzazione, in Basilicata, di un sito per lo smaltimento dei rifiuti nucleari. L’Ugl sarebbe pronta per riorganizzare una nuova pacifica e civile protesta contro l’ipotesi di realizzare il deposito nazionale nel territorio: non è pensabile che si possa ulteriormente gravare la nostra terra di un peso che non può e non deve sostenere avendo già pagato un tributo decisivo allo sviluppo dell’intera economia nazionale. Il Governo comprenda bene che il territorio tutto unito sarebbe pronto a una seconda Scanzano, per cui cambi idea per il deposito unico di scorie nucleari”.
Lo dice il Segretario Provinciale dell’Ugl Matera, Pino Giordano unitamente al responsabile Regionale dell’Ugl Chimici Basilicata, Salvatore Maiellaro per i quali, “la possibilità che il Governo individui ancora una volta un territorio nella Basilicata tra le aree potenzialmente idonee per lo stoccaggio delle scorie nucleari, rispolvera la memoria di quanto accaduto nel 2003, quando i quindici giorni di mobilitazione a ridosso del Comune Jonico, nel materano, portarono al blocco della Strada Statale 106 per rivendicare il rispetto del territorio vocato all’agricoltura ed al turismo. Siamo fortemente contrari a questa scelta sia per oggettive ragioni tecniche in quanto non si possono allocare rifiuti nucleari in zone altamente sismiche, sia per ragioni di opportunità. Sarà democratica la battaglia dell’Ugl: la nostra comunità a livello occupazionale è in ginocchio, il poco che possiede è l’agricoltura, il mare, che rappresentano per noi un serbatoio di vita ed insieme importantissime risorse in grado di produrre benessere per le nostre famiglie. La Basilicata ha già dato al Paese con i suoi giacimenti petroliferi e non possono aprirsi altre ferite che possano mettere in serio pericolo il destino di questa regione. Non si possono chiedere ulteriori sacrifici ai lucani – tuonano forte e chiaro Maiellaro e Giordano – e non è pensabile che si possa ulteriormente gravare la nostra terra di un peso che non può e non deve sostenere avendo già pagato un tributo decisivo allo sviluppo dell’intera economia nazionale con le estrazioni petrolifere che hanno portato solo povertà e malattie. Il solo riecheggiare della possibilità che il governo individui ancora una volta la Basilicata, individuando diversi comuni tra Potenza e Matera, compresa la Capitale europea della cultura tra le aree potenzialmente idonee per lo stoccaggio delle scorie nucleari, riaccende la stessa contrarietà di allora. La politica comprenda bene che l’Ugl, le popolazioni e le Istituzioni Locali, si rifiutano fin d’ora di ricevere una struttura che non genererebbe ricchezza ma – concludono Giordano e Maiellaro – impoverirebbe solo ed esclusivamente ancor più il territorio. Siamo pronti a scendere in Piazza”.

 

NUCLEARE: MARGIOTTA, SCANZANO 2003 NON C’ENTRA NULLA. NON RICADRÀ SULLA BASILICATA LA SCELTA   
 
 
“Basterebbe leggere i punteggi già assegnati e desecretati a ciascuno dei 67 siti potenzialmente idonei alla realizzazione del Deposito unico dei rifiuti radioattivi, la documentazione allegata e conoscere il procedimento trasparente di consultazione pubblica disciplinato dalla legge, per inquadrare nella giusta ottica l’avvenuta pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) e la possibilità -o meglio, la impossibilità- che il deposito unico nazionale ed il parco tecnologico vengano realizzati in Basilicata”. Lo dichiara in una nota il Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Salvatore Margiotta.
 
“La carenza di taluni parametri tecnici ed infrastrutturali, già valutati, la struttura del procedimento prescritto e la ferma contrarietà della comunità  lucana, renderà di fatto impraticabile l’individuazione del deposito in terra lucana. Ciò nondimeno, considerato il precedente, va chiarito con nettezza: siamo di fronte ad una situazione radicalmente diversa dal 2003, dove il governo nazionale aveva indicato di propria iniziativa Scanzano come deposito unico al di fuori di un procedimento normato e senza alcuna consultazione pubblica o valutazione comparativa con altri siti. Risibile è quindi la levata di scudi dei nipotini del Governo del 2003 (FI, Lega, AN), che oggi governano la Regione. Il procedimento”, sottolinea il Sottosegretario lucano, “sarà lungo (si concluderà nel 2025), ma trasparente e volontario nella scelta del sito unico di deposito nazionale. Al Ministero dello Sviluppo economico e al Ministero dell’Ambiente il riconoscimento per il lavoro svolto. Al Governo, l’assunzione di responsabilità per aver riportato alla luce il tema dei rifiuti radioattivi e il dovere di mettere definitivamente in sicurezza rifiuti stoccati provvisoriamente all’interno di decine di depositi temporanei sparsi in tutta Italia, Basilicata compresa. Oltreché l’obbligo di evitare una procedura di infrazione europea”.
 

SCORIE NUCLEARI IN PROVINCIA DI TARANTO, GUGLIOTTI SI OPPONE: «UNA SCELTA INCOERENTE»

L’individuazione di alcuni comuni dell’area ionica come siti idonei allo stoccaggio delle scorie nucleari trova la ferma opposizione della Provincia di Taranto.

«Non si tratta di una posizione preconcetta – le parole del presidente dell’ente, Giovanni Gugliotti –, ma di un esercizio di equità rispetto al sacrificio cui è stata chiamata la nostra terra per decenni. Nei comuni indicati nella Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee elaborata da Sogin non vivono cittadini retrogradi e sordi al progresso, c’è solo gente stanca di dover subire sempre le conseguenze di scelte prese altrove, senza poter mai godere dei presunti vantaggi di quelle scelte. A noi amministratori, ogni giorno chiamati a fare i conti con questa frustrazione, non basta più la ragion di Stato come giustificazione: l’abuso compiuto con la grande industria ha saturato qualsiasi disponibilità».

Per l’inquilino di via Anfiteatro, impegnato direttamente nella complicata vertenza dell’ex Ilva, si tratta quindi di un ulteriore colpo alla prospettiva che il territorio si sta dando, con la diversificazione produttiva e la programmazione di grandi investimenti.

«Dal Governo, che ha deciso di pianificare interventi importanti nella provincia di Taranto – ha aggiunto il sindaco di Castellaneta –, ci aspetteremmo che fosse conseguente: come può conciliarsi la narrazione di un territorio votato all’innovazione e alla filosofia “green”, con una decisione che lo derubrica a banale discarica nucleare? Noi non abbiamo gli strumenti per decifrare l’incoerenza di questa vicenda, i cittadini ancora meno. Per questo non arretreremo di un passo rispetto alla necessità di rivedere questa decisione, perché il diritto dei cittadini a vivere in un luogo finalmente libero dal peso del sacrificio ambientale è l’unica opzione praticabile».

Un pensiero su “Aree idonee per il deposito dei rifiuti radioattivi: Commenti e dichiarazioni dal territorio pugliese e lucano

  • Nicola Locuratolo

    Bellissima carrellata di dichiarazioni che rappresentano bene la “banda musicale” che suona la “Traviata” del popolo lucano vittima “sperimentale” del convivere a contatto con rifiuti nucleari di Terza Categoria.
    Siamo, noi lucani dell’arco ionico, l’unica popolazione che, inerme ed indifesa, resta a contatto da altre mezzo secolo con le 24 barre irraggiate di uranio provenienti dalla centrale Elk River (americana) e giacenti nelle piscine ormai obsolete della Trisaia (Mt).
    Questi rifiuti non saranno mai ripresi dagli americani in quanto il trattato di Roma , siglato nel 1957 dai Paesi europei associati nell’Euratom non contempla la firma del rappresentante americano e quindi l’America non è tenuta a riprendersi questo rifiuto che resterà confinato il Italia.
    Tutte le barre americane sono chiuse nelle centrali nucleari ferme, a Saluggia, a Trino vercellese, alla Casaccia nel Lazio e nella centrale del Garigliano e sono, pertanto, in sicurezza.
    Solo alla Trisaia , in Basilicata, a livello stradale, a pochi chilometri da Policoro e Novasiri, in mezzo a campi di agrumi e colture irrigue questo laboratorio sperimentale che doveva provvedere alla vetrificazione di queste scorie pericolosissime, queste stesse sono state alloggiate “temporaneamente” in piscine per essere continuamente raffreddate da acqua che poi viene scaricata in mare così il nostro mare (turisticamente valido) potrebbe diventare addirittura “atomico”.
    La carta-mappa pubblicata prevede un lungo iter-temporale per la sua concreta realizzazione, ma per noi lucani è molto, ma molto piu pressante l’allontanamento dalla Trisaia delle “barre” lì depositate in “piscine” ormai obsolete che hanno già vissuto più del doppio del loro tempo previsto (…fino al 1980,ma siamo giunti al 2020, ancora quarant’anni dopo).
    Le barre sono ancora lì, nel 1997 Scalia venne in loco e disse che erano già pronti i “camions” per poterle portarle via, ma siamo ancora ad aspettarli ? ? ? NO !
    Se li devono portare via tutti e subito e liberare la polazione da questo incubo malefico e reale che vede scorie di III cat. a diretto contatto con la popolazione-cavia lucana.
    Tutte le barre americane sono rinchiuse all’interno delle centrali nucleari “ferme”, ma solo le berrre americane depositate nelle piscine della Trisaia, in provincia di Matera, sono a diretto contatto con l’ambiente circostante e con polluzione radiottiva più o meno forte, ma sicuramente presente e vicina alla popolazione-cavia.
    Questa stessa massa critica che è animata da oltre 25.000 partecipanti armati di pale e fischietti, forconi e tamburrelli,bastoni e palloncini, gioiosi ed incazzati, urlanti e silenziosi RICHIEDANO tutti insieme di liberare questa popolazione lucana, che si è prestata a questa sperimentazione non apertamente dichiarata, ma imposta subdolamente con continui ritardi ed incertezze sul da farsi.
    E vogliamo ancora aspettare?…ed intanto questo territorio, una volta salubre, ora vede un proliferare di patologie oncologiche,polmonari, tiroidee, inusuali ed inaspettate, forse, per una zona lontana da grossi insediamenti metropolitani ed industriali.
    E’ ora di finirla o continueremo questa variegata masturbazione popolare?

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