BasilicataPoliticaSecondo_Piano

Art. 18, la dura difesa dell’Ugl

“Il Governo è ben consigliato e sa come creare scompigli tra le oo.ss. dei lavoratori. Non bisogna cadere in queste trappole, partendo dalle Regioni dobbiamo mettere in campo ogni tentativo per preservare l’unità sindacale. Hanno trovato la soluzione, per ridurre la disoccupazione, basta eliminare i lavoratori: 489 morti. E loro pensano ad abolire l’art 18 per far contenti i salotti buoni della sinistra in affari con la finanza internazionale”. Dura è la presa di posizione di Giovanni Tancredi e Pino Giordano, segretari Regionali dell’Ugl Basilicata a difesa dell’articolo 18.
Per i sindacalisti, “se pur con diverse vedute dobbiamo essere uniti e se utile confrontarci anche vivacemente. Invitiamo Cgil, Cisl e Uil Basilicata a decidere in modo unitario sulle forme di mobilitazione da mettere in campo a difesa del lavoro e dei lavoratori trovando la migliore intesa possibile scioperando con uno spirito unitario. Il Governo gioca allo sfascio decidendo unilateralmente – proseguono Tancredi e Giordano –, si sottrae al confronto sui grandi temi, come le riforme sul mercato del lavoro, e l’articolo 18. L’Ugl Basilicata non è intenzionata a compiere alcun passo indietro nel lanciare a tutte le compagini sindacali un appello a recuperare il valore fondamentale dell’unità sindacale nel quale confrontarsi. Il problema occupazionale non si risolve modificando l’art. 18 o invocando nuove regole per il lavoro, si risolve se le imprese puntano di più su sé stesse. Per rimettere in moto la crescita occorre che gli imprenditori ricomincino a investire, trovino il coraggio di conquistare nuovi mercati all’estero mettendo a rischio una parte dei loro capitali. In Basilicata – concludono i segretari dell’Ugl Tancredi e Giordano – la Fiat Sata n’è di esempio: a Melfi, una fabbrica completamente ristrutturata grazie agli investimenti promessi e mantenuti da Marchionne, con 5.400 dipendenti fino ad oggi, è stata flagellata dalla cassa integrazione. Ora diventerà la prima fabbrica di automobili italiana a tornare stabilmente a lavorare 24 ore al giorno. In pratica quella che è nata è una Melfi2, che sulla base dell’impianto originale (1993) si è trasformata in uno stabilimento di moderna eccellenza tecnologica senza parlarne di articolo 18”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *